Cima di Cece 2754 m

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO LAGORÀI-CIMA D'ASTA)

SCHEDA N. 2

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita la valle fino a Predazzo (1011 m, 37 km da Egna-Ora),

 

ITINERARIO

Si prosegue sulla destra sempre su carrareccia per sbucare dopo pochissimo nel vasto pratone che dà accesso alla Malga Valmaggiore (1608 m). 

Poco prima di giungere alla malga, stacca sulla sinistra il sentiero segnato (n° 335) diretto a Forcella Valmaggiore e al Bivacco Paolo e Nicola (tabelle). 

Per comoda mulattiera si entra nel bosco e si comincia a salire con pendenza mai eccessiva; si oltrepassa il rio su un bel ponticello di legno e, guadagnando quota, si giunge al limite della vegetazione. Nei pressi del piccolo Laghetto di Valmaggiore (asciutto a stagione inoltrata) si scorge il vallone da risalire per giungere alla forcella ed al bivacco e, essendo volenterosi, ci si può anche affardellare lo zaino con un poco di legna (già tagliata e ordinatamente accatastata) per rifornire il bivacco stesso. 

Attaccando il valloncello, la mulattiera si trasforma in sentiero rimanendo però sempre abbastanza comoda e con pochi zigzag, superato il bivio per il Lago e la Forcella di Morègna, si arriva abbastanza velocemente alla Forcella Valmaggiore (2180 m). Il posto è abbastanza frequentato, considerato che qui sorge uno dei pochi bivacchi "ufficiali" del Lagorài, il Bivacco Paolo e Nicola; dotato di 6 posti letto, di stufa e di acqua (nelle immediate vicinanze), è costituito da una accogliente capannetta in legno, sicuramente uno dei meno spartani della zona! 

Da qui, volendo, si può anche salire alla soprastante Cima Valmaggiore. Volendo invece proseguire per Cima di Cece (tabelle), occorre deviare verso sinistra (segnavia n° 349) per immettersi, dopo aver superato un modesto costone erboso, nell’ampio Vallone di Cece. Qui il sentiero lascia nuovamente posto ad una mulattiera di guerra; sono ancora visibili resti di postazioni, trincee e baraccamenti, e a tratti si cammina su quel che resta di un lastricato alle volte ancora perfettamente conservato. Il luogo è pietroso e severo e la Cima di Cece, le cui bastionate rocciose chiudono il vallone, appare come un insignificante accumulo di pietre mentre, molto più ardite, si ergono le guglie del Campanile e del Dente di Cece

Con pendenza sempre moderata e procedendo su grossi massi, si guadagna la testata del vallone; il sentiero abbandona la pietraia e comincia a salire in costa (resti di muretti a secco a sostegno dei tornanti) fino a che, dopo un breve canalino terroso, si giunge su un panoramico ripiano (2600 m circa). 

Da qui stacca la traccia (tabella) che conduce alla cima; sempre per traccia militare ci si avvicina al grande ammasso di blocchi della vetta fino ad arrivare alla bella e panoramica croce sulla Cima di Cece (2754 m – libro di vetta). Poco sotto e tutto intorno vi sono abbondanti resti di postazioni militari e di "lussuosi" baraccamenti e, particolare non trascurabile, l’ampia sommità offre ottime possibilità per un lungo e comodo relax di vetta con annesso pisolino ristoratore. Da qui il panorama è davvero vasto: le cime del Lagorài e la Cima d’Asta, Catinaccio e Latemar, Bocche, Marmolada, Pale di San Martino nonchè Sassolungo e Sella e, verso la pianura, Schiara e Vette Feltrine. 

Dalla cima il percorso più breve per riguadagnare la valle sarebbe scendere per la ripida cresta nord-est; su alcune carte il sentiero appare segnato e in effetti sul posto si rinviene qualche sbiadito segno bianco-rosso. Mancando del necessario ardimento, si può invece scegliere di tornare sui propri passi fino a riguadagnare il sentiero n° 349 nel punto ove staccava la traccia per la cima. Da qui, con un paio di brevi saliscendi, si raggiunge un’insellatura da cui scende un malagevole canalino terroso al termine del quale occorre piegare a destra (ometto) per traversare lungamente in costa fino a che, proprio sotto la verticale della Cima di Cece, non si giunge alla solitaria Forcella di Cece (2393 m). 

Da qui (tabelle) seguendo la traccia segnata (n° 336) si scende nella valletta sottostante, si costeggia il piccolo rio (spesso asciutto), fino ad arrivare nella verde conca che precede il bellissimo specchio d’acqua del Laghetto di Caserina (2087 m). Al laghetto, volendo osare e conoscendo bene la zona, si potrebbe anche arrivare tagliando liberamente e fuori sentiero attraverso le placconate rocciose che costituiscono il fianco della Cima di Cece risparmiandosi in questo modo la lunga traversata fino alla Forcella di Cece. 

Oltre il laghetto, e superato il bivio per il "Sentiero Don Battistin" (n° 336bis) diretto al Bivacco Paolo e Nicola, si risale di qualche metro per poi continuare nella discesa della bella valletta; ricomincia la vegetazione, si entra nel rado bosco e, finalmente, le pietraie cedono il posto al verde intenso dei prati. Guadato il rio e superato un piccolo pianoro, si arriva in vista del piccolo Baito di Caserina (2046 m), recentemente ristrutturato e dotato di acqua e cucina economica, ma dagli interni davvero spartani. 

Qui la traccia si perde nell’erba alta e, passando a destra del baito, la si recupera nei pressi di un piccolo ometto di pietre dietro al baito stesso. Ancora per erbe si entra nuovamente nel bosco, si riguadagna una traccia più marcata e in breve si è al romantico specchio d’acqua del Lago di Cece (1879 m) presso il quale sorge un altro baito, più attezzato del precedente e decisamente meno spartano (ma anche più frequentato!). 

Dietro il baito, un cartello su un albero guida nuovamente nel bosco a recuperare una vecchia mulattiera di cui a tratti sopravvive il lastricato; oltre la radura del Campigòl Grande (alle spalle, tra gli alberi, occhieggia il Mulàz) e superato quel che resta di un baito in rovina, si entra di nuovo nella vegetazione fino a guadagnare una strada sterrata. La si segue fino ad una evidente scorciatoia che, tagliando un tornante, porta a reimmettersi sulla carrareccia nel pressi di una sbarra e del ponte carrabile posto circa un chilometro prima della Malga Valmaggiore.

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa 

DISLIVELLO

1400 m circa 

DIFFICOLTA’

E allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

luglio 2007 

PERIODO CONSIGLIATO

maggio - ottobre

COMMENTI

Itinerario lungo e un poco faticoso ma molto appagante, che consente, salendone nel frattempo la cima più alta, di vedere alcune tra le tante e diversissime "facce" del Lagorài. Abbastanza frequentato fino alla Cima di Cece, poi molto più solitario.