Lasciata l’auto, si
      imbocca il sentiero (indicazioni) sull’altro lato della strada e si
      comincia a salire nel bosco in maniera abbastanza sostenuta. Dopo un
      poco la traccia spiana, facendosi più ampia e comoda, e si comincia a
      camminare su un morbido tappeto di aghi di pino e di foglie secche. 
         Si
      superano alcuni bivi (indicazioni per "Rifugio Casera Bosconero") e
      si giunge allo spiazzo boschivo di Pian dei Mugon; un poco discoste
      dal sentiero, si intravedono tra gli alberi le due costruzioni
      dell’omonima Casera Mugon. Si attraversano alcuni torrentelli e si ricomincia
      a salire in maniera più sostenuta, sempre per ottima traccia; per un
      momento si esce dal bosco nell’attraversare una colata di ghiaie, poi la
      salita riprende tra la vegetazione, mentre ogni tanto appaiono le
      impressionanti pareti del Sasso di Toanella e le frastagliate
      guglie degli Sfornioi.
      
      Giunti nei pressi di una fontanina, e fatti gli ultimi metri in salita, si
      arriva ad un bivio (tabelle) e da qui, in pochi minuti, al  bellissimo
        Rifugio
      Casera Bosconero (1457 m, h 1,30
      circa). Subito sopra svettano, prepotenti ed incombenti, lo stesso Sasso
      di Bosconero, il Sasso di Toanella e la Rocchetta Alta,
      le cui pareti ospitano vie di arrampicata di tutto rispetto.
      
         
        
      Si prosegue oltre il rifugio, e si riprende la traccia nel bosco, ma solo
      per poco, perché ben presto si esce nel grande circo
      di ghiaie sottostante le pareti rocciose. Nella parte bassa e meno
      inclinata si sale seguendo la traccia e i segni bianco-rossi del sentiero
      (che è anche un tratto dell’"Alta Via delle Dolomiti n° 7") poi, proseguendo e
      guadagnando quota, la situazione si fa un poco più malagevole, ma in
      complesso si riesce sempre a salire abbastanza bene, anche se con un poco
      di fatica. L’ambiente è severo
      e le pareti incombenti, ma la parte più ripida del canalone è limitata
      solo agli ultimi 200 metri; inoltre, alle spalle, il panorama
      si apre sempre di più sulla vallata sottostante, cui fanno da sfondo le
      moli del Civetta e del Pelmo, vero protagonista del
      paesaggio. 
      
         
        
      Giunti alla Forcella di Toanella (2258 m, h
      1,45  circa dal Rifugio Casera Bosconero), si viene sorpresi dal verde di
        questo
      versante, molto meno aspro di quello appena lasciato alle spalle,
      mentre di fronte il panorama si apre verso i monti dell’Alpago.
      Per prati e mughi, la traccia dell’Alta Via n° 7 prosegue verso destra
      mantenendosi appena sotto il filo della cresta montuosa che ha origine
      dalla forcella stessa, mentre a sinistra è bene evidente, sulla colata di
      ghiaie che scende dal Sasso di Bosconero, una traccia (non segnata
      sulle carte) che aggira il costone erboso visibile in primo piano dalla
      forcella e che, presumibilmente, si va a ricongiungere alla traccia
      “ufficiale” diretta al Bivacco Casera Campestrin.
      
         
        
      Non vi sono né tabelle né indicazioni, ma per la cima del Sasso di
      Bosconero bisogna prendere la buona
      traccia (ometti) che risale il catino di ghiaie sulla sinistra
      della forcella; si risale una spalletta erbosa subito sopra la forcella e
      si traversa sotto uno strapiombo da cui gocciola un filo d’acqua, fino a
      portarsi ad un breve saltino di rocce che si risale facilmente. Oltre, la
      traccia riprende mantenendosi presso il fianco della montagna, fino a che,
      oltre un panoramico
      ripiano, si comincia a traversare
      in costa tra detriti sfasciumi: tra massi di dimensioni sempre
      maggiori, si giunge in breve alla panoramica
      e ampia vetta del  Sasso di Bosconero (2468 m), dove fa bella mostra di sè una infinita serie di
      ometti di pietre. Il panorama è superbo e circolare, e ripaga
      abbondantemente della fatica compiuta; oltre agli onnipresenti Pelmo, Civetta e
        Antelao,
      compaiono Tamèr
      e San Sebastiano e, lontane, le Pale di San Martino,
      con il Sella, poi le Dolomiti del Cadore, il Duranno,
      la Cima dei Preti e tutte le cime della sinistra Piave,
      e poi ancora e ancora e ancora, una vera enciclopedia della montagna!
      
         
        
      Il ritorno avviene lungo il sentiero di salita.
      
         
        N.B.: nel canalone, volendo scendere le ghiaie a salti e balzelloni,
      conviene tenersi a sinistra dove, in particolare dalla metà in giù, la
      “consistenza” è proprio quella giusta per una bella
      corsetta ... con buona pace per ginocchia e scarponi!!!!