Giro classico del Monviso

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 17

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 8

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL MONVISO DAL PIAN DEL RE

IL VISO MOZZO ED IL RIFUGIO SELLA DALLE SPONDE DEL LAGO GRANDE DI VISO

TRAMONTO SUL VISO DI VALLANTA DAL RIFUGIO OMONIMO

IL VERSANTE NORD-OVEST DEL MONVISO

IL MONVISO DAL VALLONE DELLE TRAVERSETTE

 

INTRODUZIONE

Il Monviso (3841 m), situato alla testata delle valli Varaita e Po, è la montagna simbolo delle Alpi sudoccidentali. La sua mole, così nettamente preponderante rispetto alle cime vicine, lo rende evidente e visibile praticamente da ogni punto della pianura, ma anche da quasi tutte cime dall’Appennino Ligure fino al Gruppo del Monte Rosa. Si tratta di una cima spettacolare, da primato, e ogni lato riserva aspetti diversi ma ugualmente degni di nota: dal roccioso versante orientale, simile ad una piramide quasi perfetta, a quello occidentale, costituito da severe placconate, a quelli settentrionale e nord-occidentale, incisi da vertiginosi canaloni e colonizzati da imprendibili ghiacciai pensili. Anche le cime satelliti, ovviamente, risultano severe ed imponenti, rendendo ancora più interessante l’ambiente di questo settore alpino. 

Il Giro Classico del Monviso è un itinerario molto conosciuto, ottimamente servito da punti di appoggio strategici, facile e spettacolare: per questo è anche molto frequentato, e nelle belle giornate estive si patisce un po’ di affollamento, sia sui sentieri che, soprattutto, nei rifugi. Ma sicuramente è un’escursione che merita, per i panorami spettacolari, gli splendidi laghetti e le vedute sempre diverse che si possono godere del Monviso. Un’altra particolarità degna di nota è il Buco di Viso, una galleria scavata nella roccia in epoca sabauda che sottopassa il Colle delle Traversette, e che è da molti considerata come il primo esempio di traforo alpino della storia. 

Qui è proposto l’itinerario più classico, con partenza ed arrivo al Pian del Re (2020 m), alla testata della Valle Po, raggiungibile con una comoda carrozzabile asfaltata, ma non mancano gli escursionisti che intraprendono la traversata partendo da Castello di Pontechianale (Valle Varaita) o dal Belvèdere du Viso (Vallèe du Guil, specie gli escursionisti francesi): soprattutto nel primo caso il dislivello aumenta di circa 400 m, rimanendo inalterati gli altri aspetti che rendono il giro assai consigliabile. 

L’itinerario è qui suddiviso in tre tappe, ma nulla vieta di effettuarlo in due o quattro giorni, a seconda del tempo a disposizione e dell’allenamento di ognuno. Effettuarlo in una sola giornata è possibile, ma sono richiesti grande allenamento e velocità: ma a mio parere sarebbe un peccato, perché ciò andrebbe a scapito della tranquillità necessaria per godersi l’ambiente ed i fantastici panorami! L’unica piccola variante, rispetto all’itinerario più classico, è la digressione al Rifugio Alpetto, recentemente ricostruito e che consente un più tranquillo pernottamento rispetto all’affollatissimo Rifugio Quntino Sella. 

La prima traversata nota è dell’inglese Forbes nell’estate del 1839, che effettuò il giro completo in un solo giorno, marciando per ben 14 ore consecutive.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Marene o Fossano (uscite della A6 Torino-Savona) si raggiunge Saluzzo (21 km da Marène, 27 km da Fossano), e si risale quindi la Valle Po

Giunti a Crissolo (1318 m, 33 km da Saluzzo), dominato dall'imponente Monviso (3841 m), la strada prosegue ripida fino al Pian della Regina ed infine al Pian del Re (2020 m, 9 km da Crissolo), ampio ripiano prativo in una magnifica cerchia di vette rocciose; fra due roccioni, al margine sud-occidentale del piano, sgorgano le Sorgenti del Po. 

Presso il termine della strada sorge il Rifugio Albergo Alpino, di proprietà privata.

 

ITINERARIO

1° tappa: da Pian del Re al Rifugio Alpetto

Raggiunte le Sorgenti del Po, si prende il sentiero che risale con ampi tornanti il pendio retrostante, tra erba e pietre; transitando a ridosso di una grande roccia nera, si supera un rio e si giunge sulle rive del bel Lago Fiorenza (2113 m, h 0,25); splendida vista sul Monviso che si specchia nelle placide acque. Oltre il lago, si sale per un erto sentiero fino ad una selletta, che si affaccia sull'ampio e selvaggio vallone del Rio dei Quarti. Costeggiate alla base le rocce della Colmetta (2389 m), si risale un breve pendio e si arriva ad un bivio (h 0,50 dal lago): tralasciata la diramazione di destra, diretta al Rifugio Giacoletti, si prende quella di sinistra, che si abbassa leggermente e poi si dirama ulteriormente. Lasciata la traccia, ormai in disuso e pericolosa per le scariche di roccia e ghiaccio  provenienti dal sovrastante Ghiacciaio Coolidge, che costeggia dall'alto il piccolo Lago Chiaretto (2261 m), si scende ripidamente sulla sponda del lago, per risalire poi l'opposto versante per un erto pendio erboso cosparso di massi e raggiungere la vecchia traccia presso una zona detritica. Il sentiero si innalza quindi su un pendio di sfasciumi e, tagliando a mezzacosta (possibile neve), raggiunge un poggio a circa 2500 m (h 0,40 dal bivio per il Giacoletti). Da qui si entra nella conca rocciosa compresa tra il Monviso e il Viso Mozzo (3019 m), che si risale con moderata salita fino alla vasta depressione del Colle del Viso (2650 m, h 0,35 dal poggio), da cui ci si affaccia sull'ampio bacino del Lago Grande di Viso (2590 m); lasciando in basso a destra il lago, si prosegue sul sentiero che quasi pianeggiante taglia il versante Sud del Viso Mozzo e conduce al Rifugio Quintino Sella (2640 m, h 0,15 dal Colle del Viso). 

Dal rifugio si scende lungo una mulattiera sulla sponda del Lago Grande di Viso, quindi si prosegue alternando tratti pianeggianti a brevi discese inoltrandosi nella regione delle Sagnette, sede degli omonimi laghi. Si incontrano così altri due laghetti, il primo senza nome, il secondo denominato Lago della Pellegrina. Raggiunto un bivio, si abbandona la mulattiera principale (che sale direttamente al Passo Gallarino) e si prende un sentiero a sinistra (indicazione per Rifugio Alpetto), che inizia a scendere con decisione in un ampio vallone erboso e detritico ai piedi delle Balze di Cesare. Con diversi tornanti si scende ad una presa dell’acquedotto con centralina idroelettrica, quindi si prosegue la discesa, tagliando verso sinistra una scarpata rocciosa. Seguendo il corso dell’impetuoso rio, si perde quota lasciando a destra una deviazione in salita per il Passo Gallarino e si raggiunge un ampio ripiano erboso (2330 m circa), dove il ruscello si distende con pigre volute. Si attraversa il ripiano da sinistra a destra poi, dopo una brevissima risalita, si scende dall’altra parte per un costoncino erboso nella conca che ospita il placido Lago dell’Alpetto (2238 m). Tagliando dall’alto la conca, si raggiunge un colletto erboso dove sorge il rustico edificio del vecchio Rifugio Alpetto (ora convertito in museo etnografico): proseguendo poche decine di metri, si giunge al nuovo e funzionale Rifugio Alpetto (2268 m, h 1,15 dal Rifugio Quintino Sella, h 4,00 complessive).

 

2° tappa: dal Rifugio Alpetto al Rifugio Vallanta

Dal rifugio si segue a ritroso il percorso del giorno precedente fin oltre il ripiano erboso, dove si incontra un bivio: si abbandona il sentiero diretto ai Laghi delle Sagnette e si segue, a sinistra, una traccia che risale l’ampio vallone mantenendosi sulla sua destra idrografica. Ormai quasi a ridosso delle scure Rocce del Lu, il sentiero scavalca alcuni dossi e si porta al centro di una spianata erbosa, dove si trova un gias (2480 m). Qui la traccia è poco evidente, e bisogna far riferimento ai segni bianco-rossi ed agli ometti, che comunque guidano il cammino senza troppe incertezze. Riprendendo a salire per una serie di conche detritiche alla base delle rocce (possibile neve residua ad inizio stagione) si intercetta infine l’ampia mulattiera proveniente dai Laghi delle Sagnette. Seguendo questa mulattiera, si sale con alcuni comodi tornanti al vasto altipiano detritico del Passo Gallarino (2727 m), da dove ci si affaccia sulla testata del selvaggio Piano Gallarino, dominato dalla piramide rocciosa della Cima delle Lobbie (3015 m, h 2,15 dal Rifugio Alpetto, cartelli). 

Si prosegue sulla mulattiera principale che, dapprima in leggera salita e poi pianeggiante, taglia dall’alto tutta l’ampia testata del Piano Gallarino (quasi una specie di altipiano di erba e lastronate rocciose, punteggiato di minuscoli specchi d'acqua) per portarsi alla sella rocciosa del Passo di San Chiaffredo (2764 m, h 0,15 dal Passo Gallarino), aperto tra la Punta Malta e la Punta Trento, che mette in comunicazione il Piano Gallarino con il Vallone delle Giargiatte. 

Si scende ora in quest’ultimo vallone, in ambiente assai aspro e selvaggio. Si supera un primo grazioso laghetto, si raggiunge un secondo specchio d'acqua (Lago Lungo), sulle cui sponde sorge una curiosa "foresta" di ometti di pietre di ogni forma e dimensione, quindi si scende ancora fin sulle rive del Lago Bertin (2701 m, h 0,25 dal passo), dominato da un poggio roccioso su cui sorge il giallo Bivacco Bertoglio (2760 m). 

Trascurando il sentierino che sale al bivacco, si prosegue nel fondovalle: due tracce parallele, una sulla destra ed una sulla sinistra idrografica, conducono indifferentemente alla base di un gradone, poi, una volta riunitesi, si continua a discendere il lungo vallone, in cui si alternano brevi riposanti ripiani erbosi a più ripide balze detritiche, che il sentiero supera con numerosi tornanti. Quando i detriti lasciano definitivamente il posto ai prati ed ai primi alberi, il sentiero inizia a traversare leggermente verso destra: ben presto si entra nel magnifico Bosco dell’Alevè (una delle foreste più estese d’Italia), proprio in corrispondenza di una brusca impennata del vallone, che scende ripido confluendo nel Vallone di Vallanta. Sempre tendendo a destra, il sentiero scende nel lussureggiante lariceto, lascia a sinistra una traccia diretta al Rifugio Bagnour e, con un’ultima serie di tornanti, raggiunge il fondovalle presso alcune baite diroccate (Grange Gheit, 1912 m). Attraversato il rio su un ponte in legno, si risale brevemente sull’altra sponda e ci si inserisce sulla larga mulattiera proveniente da Castello di Pontechianale che risale il Vallone di Vallanta (h 2,00 dal Lago Bertin). 

Seguendo questa mulattiera a destra, in salita moderata, si raggiungono alcuni casolari in un ripiano erboso, si supera nuovamente il rio, quindi con alcune svolte si risale un pendio e si taglia alla base il Vallone delle Forciolline fino ad un’altra baita, ormai al limitare superiore del bosco. Si attraversa per l’ultima volta il rio su un ponte, portandosi definitivamente sulla destra idrografica, quindi si prosegue lungamente per prati lungo il rettilineo vallone, con belle vedute sulle lisce placconate della Punta Caprera (in alto a destra). Giunti in vista di una balza che sbarra il vallone, la mulattiera prende quota a sinistra con diversi tornanti quindi, lasciata a sinistra una diramazione per il Passo della Losetta, si porta sul sovrastante ripiano erboso, ormai in vista del rifugio. Abbandonata la mulattiera principale, diretta al Passo di Vallanta, si prende un sentiero a destra che taglia pianeggiante una valletta e, superato il rio, sale in breve al poggio dove sorge l’avveniristico edificio del Rifugio Vallanta (2450 m, h 2,00 dalle Grange Gheit, h 7,00 complessive): oltre il rifugio giace il grazioso laghetto chiamato "Bealèra Fùnsa", dominato dall’altissimo versante occidentale del Monviso e del Viso di Vallanta.

 

3° tappa: dal Rifugio Vallanta al Pian del Re

Dal rifugio si segue un sentierino (indicazioni) che risale un breve ripido pendio fino a ritrovare la mulattiera principale diretta al Passo di Vallanta. Con percorso in costante ma non troppo ripida salita, questa consente di guadagnare quota al di sopra del vasto ripiano di fondovalle dove sorge il vecchio ed ormai in disuso Rifugio Gagliardone. Superata una strettoia rocciosa, la mulattiera sale ancora sulla destra idrografica con diversi tornanti (bellissime vedute sulla piramide del Monviso), quindi effettua un lungo traversone tagliando i pendii prativi fino ad aggirare un costone. Lasciata a sinistra un’altra diramazione diretta al Passo della Losetta, si raggiungono gli estesi macereti alla testata del vallone, e si scende leggermente fino all’ampia insellatura del Passo di Vallanta (2811 m, spesso neve, h 1,15 dal rifugio). 

Ammirato lo spettacolare versante nord-ovest del Monviso, affiancato dal Visolòtto e dalla Punta Gastaldi, si scende dall’altra parte in territorio francese per ripidi pendii detritici (attenzione in caso di lingue di neve dura). Seguendo tracce, segni ed ometti si traversa in leggera discesa a lungo verso sinistra, alla base della Cima della Losetta, indi si perde quota alla testata della Vallèe du Guil, di cui appaiono già le grandi distese prative, con il visibile Refuge du Mont Viso. Con numerosi erti tornanti fra i detriti si raggiunge il fondo erboso di una bella conca, in cui giace il pittoresco Lac Lestio (2510 m, h 1,00 dal passo). 

Si segue per un breve tratto l’emissario del lago, poi lo si attraversa e si prosegue in diagonale per una comoda mulattiera sui vasti e poco inclinati pendii erbosi alla testata del vallone. Con piacevole percorso poco faticoso, e con panorami veramente mozzafiato sul Monviso, si raggiunge il moderno e confortevole edificio del Refuge du Mont Viso (2460 m, h 0,30 dal lago). 

Da qui si prosegue lungo la pianeggiante mulattiera che taglia gli assolati pendii erbosi, fino ad una conca dove si incontra un bivio: si trascura il sentiero di sinistra, diretto al Col Seilliere ed al Rifugio Battaglione Alpini Monte Granero, e si prosegue a destra, in direzione del Colle delle Traversette (indicazioni evidenti). Il sentiero risale con numerose svolte l’aspro vallone, supera un gradone e, in ambiente ormai aspro e roccioso, ne raggiunge la detritica testata. Lasciata a sinistra un’ulteriore deviazione per il Passo Seillerino ed il Rifugio Monte Granero, la traccia taglia la comba terminale alla base di alte pareti rocciose, quindi sale decisamente fino ad un ripiano, ormai in vista dell’intaglio del Colle delle Traversette: qui si trovano un tabellone esplicativo e le indicazioni per il Buco di Viso. Si abbandona dunque la traccia principale diretta al Colle delle Traversette (comunque possibile variante di percorso), e si sale pochi metri a sinistra, fino alla base della parete rocciosa: qui, spesso nascosto da residui nevosi, si trova l’imbocco francese del Buco di Viso (2880 m, h 1,30 dal rifugio). 

Questo è situato in una zona altamente friabile, per cui nel corso dei secoli questo lato è stato spesso ostruito da frane e smottamenti. Attualmente (2010) l’ingresso è rinforzato con una rete di tondini di acciaio, che se da un lato ne preservano l’integrità, dall’altro costringono a muoversi con attenzione, per evitare di ferirsi o graffiarsi … Raggiunto il fondo della galleria calandosi per circa due metri (attenzione!), la si percorre per circa un centinaio di metri (necessaria la torcia elettrica), facendo attenzione a non battere la testa contro gli spuntoni della volta. Si esce dall’altra parte alla testata del Vallone delle Traversette, nuovamente in territorio italiano, alla base delle vertiginose pareti rocciose della Punta delle Traversette e delle Rocce Fourion. 

Lungo una breve traccia ci si innesta sul sentiero proveniente dal sovrastante vicino colle, che scende con regolari tornanti fino ad una grande casermetta in rovina. Lasciato a sinistra il sentiero per il Colle Luisas, si continua a scendere per un largo canale detritico fino ad una comba ingombra di massi: si lascia il vallone principale a destra e si prosegue dritti, lungo una sorta di ripiano detritico fra grossi pietroni (Pian Mait). Con alcuni tornanti si scende verso destra nuovamente sul fondovalle, dove questo si restringe sensibilmente; si discende una balza rocciosa e si esce nella parte inferiore del vallone, dove questo diventa erboso. Si trascura a destra la traccia del "Sentiero del Postino" (diretto al Rifugio Giacoletti) e si traversa in quota alti sulla sinistra idrografica, raggiungendo vasti tavolati pascolivi. Lasciato a sinistra il sentiero diretto a Col des Moines, si scende con numerosi tornanti nuovamente sul fondovalle, quindi si prosegue per terrazze erbose fino ad un’ultima balza. 

Lasciato ancora a destra il sentiero dell’accesso normale al Rifugio Giacoletti, si scende con un ultimo traversone fino ai parcheggi del Pian del Re (2020 m, h 2,15 dal Buco di Viso, h 6,30 complessive).

 

TEMPO TOTALE

1° tappa: h 4,00 circa

2° tappa: h 7,00 circa

3° tappa: h 6,30 circa

DISLIVELLO

1° tappa: 650 m in salita – 450 m in discesa

2° tappa: 1250 m in salita – 1000 m in discesa

3° tappa: 1000 m in salita - 1400 m in discesa

DIFFICOLTA’

E allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

28-29-30 luglio 2010

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Classicissimo giro, lungo ed un poco faticoso ma senza difficoltà: gli unici problemi potrebbero derivare dalla presenza di lingue di neve dura sul versante francese del Passo di Vallanta, nel qual caso bisogna porre la giusta attenzione. Panorami e vedute sempre nuove ed interessanti, numerosi laghi toccati durante il percorso e comodità dei punti di appoggio ne fanno un itinerario molto frequentato. Prenotare per tempo nei rifugi. Per il Buco di Viso, altra particolarità del percorso, è necessario avere con sé una torcia elettrica.