Monte Corso del Cavallo Est 2039 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 14

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 14

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

FOTOPERCORSO

LA FRAZIONE PIRON , SU UN PANORAMICO RIPIANO AFFACCIATO SULLA VALLE STURA

GENZIANELLA IN FIORE SUI CRINALI DELLA TESTA DI PEITAGÙ

DALLA TESTA DI PEITAGÙ VERSO LA DORSALE DEL MONTE CORSO DEL CAVALLO

LA TESTA DI PEITAGÙ DAI PRESSI DELLA SELLA ERBOSA DI PRA D’GIACU

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo, da dove si risale la Valle Stura fino ad Aisone ( 60 km da Mondovì).

All’uscita del paese, presso un ponticello, si incontra la deviazione sterrata, sulla destra, per Piron. Si lascia l’auto in un piccolo parcheggio sulla destra, subito dopo il bivio ( 834 m , paline).

 

ITINERARIO

La stradina, con fondo buono, prende quota con un paio di tornanti, quindi taglia alla base una vertiginosa gola dove un piccolo rio forma una cascatella e, traversando verso ovest, risale (a tratti asfaltata) gli ampi pascoli a monte della strada statale fino al terrazzo erboso dove sorge la frazione Piron ( 1028 m , h 0,30, fontana poco più avanti); fin qui è possibile anche salire con l’auto.

All’inizio della borgata (paline) si segue la mulattiera di destra (segnavia P64b) che, raggiunta una casa, si dirige pressoché pianeggiante verso est. Tagliando vasti pendii terrazzati, la mulattiera (in qualche tratto ridotta a sentiero) traversa lungamente, con belle vedute sulle sottostanti case di Aisone: più avanti si entra nel bosco e, con leggera discesa, si va a guadare un rio. Aggirato un costone, si attraversa una valletta e si raggiunge il terrapieno dove sorgono i ruderi della borgata Ciancamentes ( 1049 m , h 0,20 da Piron). Questa è situata in una verde e riparata valletta, al di sotto della cresta rocciosa delle Punte Chiavardine, che domina l’abitato di Aisone. Le numerose abitazioni, di cui diverse a più piani fuori terra, risultano ordinatamente allineate in direzione est-ovest, e presentano anche alcune originali soluzioni costruttive. Oggi i tanti anni di abbandono hanno influito non solo sulle vecchie case (in gran parte semicrollate) ma sul sito stesso dove sono state costruite: l’intero agglomerato, un tempo adagiato “in una soleggiata radura al limite inferiore del bosco”, risulta infatti ormai completamento immerso nella fitta boscaglia, che ha prepotentemente ripreso possesso di questo luogo.

Dalla palina all’estremità del villaggio (a destra un sentiero raggiunge direttamente Aisone in una ventina di minuti) si svolta decisamente a sinistra e si inizia a salire con decisione nel bosco: con alcune svolte il sentiero si porta sul filo di un costone alberato, che risale poi lungo il filo con pendenze molto sostenute. Raggiunto più in alto una sorta di colletto fra grossi massi (bel punto panoramico), il sentiero taglia in falsopiano il successivo scosceso avvallamento fino a portarsi alla base delle rocce. Ripresa la salita, con una serie di erti tornanti sorretti da muri a secco si rimonta un ripidissimo canalone erboso rinserrato fra verticali pareti rocciose, fino ad uscire sul sovrastante pendio boscoso. Traversando verso destra sul ciglio superiore dei dirupi, nuovamente nel bosco, si doppia un nuovo costone: la vegetazione cambia all’improvviso, passando dal lariceto alla faggeta. Con un nuovo ripido tratto in salita nell’ombroso bosco si va ad intercettare una vecchia mulattiera in disuso che, seguita brevemente verso destra, raggiunge la piccola radura sul margine della quale sorgono i pochi ruderi dei Ciabot Casalot ( 1466 m , h 1,00 da Ciancamentes).

Un breve tratto pianeggiante, uno successivo in ripida salita ed un lungo traversone verso sinistra, nella splendida faggeta, consentono di raggiungere il boscoso crinale presso una sella (h 0,25 dai ciabot): qui una palina indica l’incrocio con il sentiero P64 proveniente dalle Punte Chiavardine e dalla chiesetta di Madonna del Pino, sopra Demonte.

Si prosegue verso sinistra, lungo il crinale boscoso: con salita moderata il sentiero serpeggia fra i grossi larici, consentendo solo occasionalmente qualche scorcio panoramico verso Sud, sul versante opposto della Valle Stura. Discesi in un’ampia conca circondata dal bosco, si prosegue dall’altra parte fin nei pressi di un cumulo di massi che si affaccia su una meravigliosa radura. Appare la boscosa sommità della Testa di Peitagù: qui il sentiero si perde, ma gli ometti e i segnavia guidano a sinistra, nuovamente sul filo del crinale. Si prosegue pressoché rettilinei, nuovamente nel bosco: ad un primo tratto di salita moderata ne segue un secondo assai faticoso, a causa dell’estrema ripidezza e della traccia disagevole. Si giunge così su una panoramica spalla erbosa, pochi metri a Sud della poco accentuata sommità della Testa di Peitagù ( 1816 m , h 0,40 dal bivio sul crinale, paline). Magnifica veduta sulle Alpi Marittime (Rocca la Paur, Cima Gorgia Cagna ed i selvaggi valloni del Reduc, della Valletta e della Palla) e sulla testata del Vallone dell’Arma.

Da questo punto, seguendo gli ometti ed i segnavia, si prosegue lungo l’ampio crinale erboso (altamente panoramico) per tracce un po’ confuse fino alla vastissima depressione pascoliva denominata Pra d’Giacu ( 1807 m , h 0,10 dalla Testa di Peitagù). Sulla sinistra si incontrano le paline del segnavia P64. 

Trascurando per ora il sentiero che scende in direzione di Grangette, si continua lungo lo spartiacque: superati i vicini ruderi di una vecchia truna, si continua lungo la dorsale erbosa, che si fa via via più ripida. Oltre una poco accentuata anticima, si prosegue lungo l’ultimo breve pendio pascolivo che conduce presso il grosso cippo sulla vetta orientale del Monte Corso del Cavallo (2039 m, h 0,50 da Pra d’Giacu). Magnifico panorama, ancora più vasto di quello della Testa di Peitagù. Vista la facilità del terreno, nulla vieta di proseguire lungo la cresta erbosa (gambe e fiato permettendo!) fino alla vetta vera e propria del Monte Corso del Cavallo (cima Ovest, 2120 m , h 0,30 dalla cima Est).

Ritornati a Pra d’Giacu (h 0,30 dalla cima Est), si svolta a destra (Sud) e si prosegue lungo il sentiero P64: con ripidissima discesa fra prati e boschetti si perde velocemente quota fino al piccolo ripiano dove sorgono i pochi ruderi di Ventöu ( 1588 m , h 0,20 da Pra d’Giacu), indicata come “Grangette Soprane” su talune cartine.

Oltre un poggio con un altro rudere (un sentierino che sale a destra non è da considerare), si prosegue nella discesa, ora nel fitto noccioleto: un lunghissimo tornante sul ripido pendio, con un tratto di sentiero molto infastidito dal ruscellamento, consente di toccare il poggio dove sorgono le dirute baite di Grangette (o Grangette Sottane, 1457 m , h 0,15 da Ventöu).

Da qui in poi la mulattiera abbandona il bosco per discendere, con arditissimo percorso a tratti intagliato nella roccia, il vertiginoso salto roccioso che precipita verso il fondovalle. Con numerosi tornanti fra gole e pinnacoli il sentiero compie un ampio traversone verso sinistra, fino a portarsi sulla sinistra idrografica dell’avvallamento. Rientrato nel bosco, ormai alla base del risalto, si prosegue in discesa più moderata fino ad un nuovo bivio (h 0,30 da Grangette, paline).

Trascurando il sentiero che a destra prosegue verso Castellar delle Vigne e Vinàdio, si segue il ramo di sinistra che, pressoché pianeggiante, rientra nel bosco e traversa fino al poggio dove sorgono le case di Piron ( 1028 m , h 0,10 dal bivio).

Da qui, seguendo la stradetta già percorsa in salita, si ritorna ad Aisone ed alla macchina (h 0,20 da Piron).

 

TEMPO TOTALE

h 6,00 circa (h 7,00 circa se si raggiunge anche la cima Ovest)

DISLIVELLO

1150 m circa ( 1300 m circa se si raggiunge anche la cima Ovest)

DIFFICOLTA’

E allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

2 giugno 2013 

PERIODO CONSIGLIATO

maggio-giugno e settembre-ottobre

COMMENTI

Escursione lunga e faticosa, ma molto interessante per via della diversità degli ambienti attraversati. Si va dalle antiche borgate alle gole rocciose, dai boschi ombrosi ai panoramici pascoli di altura. Molto ripidi i sentieri che salgono e scendono dal crinale, più dolci i tratti sulla cresta sommitale. Tutto sommato piuttosto frequentato, almeno fino a Pra d’Giacu. Sconsigliato nel pieno dell’estate per le quote modeste.