Si
entra nel cancello,
imboccando l’ampia carrareccia ex-militare che scende in breve a
superare il Torrente
Pennavaira su un ponte in cemento. Dall’altra parte si
iniziano a risalire le boscose e ombrose pendici settentrionali della
Rocca Livernà, di cui appaiono per un tratto, verso l’alto, le
rocciose crestine sommitali. Costeggiata una verticale parete
rocciosa (vie di arrampicata), si continua in salita moderata in direzione
Est, su ampio fondo inghiaiato. Giunti ad un deciso tornante verso destra,
si trascura lo stacco di una mulattiera verso sinistra (da cui si giungerà
al ritorno) e si prosegue lungo la carrareccia, che ora effettua un
lunghissimo traversone in salita verso Ovest. Superando tratti intagliati
nella roccia la carrareccia (di cui a tratti compare l’antica
lastricatura) taglia tutta la fiancata destra idrografica della
bassa Val Pennavaira, con vedute che via via si ampliano sull’abitato
di Martinètto, sul fronteggiante Monte
Arena (in parte eroso da una grande cava e sul quale sorgono i
ruderi di una fortificazione) e sulla lunga dorsale che, attraverso i
Monti Alpe Est e Ovest, prosegue fino al lontano Monte Galero. Man mano
che si prende quota, superando alcune forre asciutte ma che, in caso di
piogge, vengono percorse da impetuosi torrentelli, la vista si apre anche
gradualmente sulla retrostante Rocca Barbena, che appare dietro la cresta
del Monte Arena. Superate alcune prese dell’acquedotto, dopo
lunghissimo percorso a mezza costa si giunge ad un nuovo ampio tornante,
in corrispondenza di un costone boscoso dominante un ampio vallone ricco
di falesie. Invertendo nuovamente il senso di marcia, si ritorna verso
oriente con percorso sempre più
aperto e panoramico, fino ad uscire su di un’ampia
insellatura (Sella di Arnasco,
460 m
ca., h 1,40,
casotto e vasche dell’acquedotto), sullo spartiacque Pennavaira –
Arroscia, dove si incontra un
crocevia di strade. Bellissimo panorama
sulle sottostanti case di Arnasco e sulla piana di Villanova d’Albenga.
Trascurate
la rotabile sterrata che scende ad Arnasco e quella che prosegue a
risalire lo spartiacque verso il Monte Nero (segnavia △
e ●●●),
si presentano qui due possibilità:
a) si continua a seguire fedelmente la
carrareccia ex-militare (da qui in poi marcata con segnavia ■■)
che, verso sinistra, taglia la base di un’altura cespugliosa sul
versante Pennavaira, quindi si porta sul lato di Arnasco e prosegue a
mezza costa pressoché pianeggiante fra fitti cespugli, tagliando alla
base i pendii superiori della Rocca Livernà. Aggirato il cocuzzolo
sommitale, con vista spettacolare sulla sottostante piana
di Albenga, si giunge di
fronte all’ingresso della Batteria
“Livernà” (
485 m
, h 0,20
dalla Sella di Arnasco).
A
sinistra dell’ingresso si
stacca un sentierino lastricato che sale con alcuni ampi
tornanti, sorretti da muretti
a secco ancora discretamente conservati, fino alla postazione
avanzata costruita sulla vetta della Rocca Livernà: raggiunta la cresta
sommitale, si accede alla postazione tramite un
breve corridoio arcuato verso sinistra, dove un paio di garitte
con feritoie si affacciano sul lato Pennavaira. Dal cortiletto
interno, sul quale si aprono alcuni piccoli locali, una
spettacolare scala in mattoni consente di superare l’ultima
placca rocciosa, alta una dozzina di metri, e di raggiungere la vetta vera
e propria della Rocca Livernà
(
546 m
, h 0,15
dall’ingresso della batteria). Fantastico panorama su Albenga e sulla
selvaggia Val Pennavaira, da Castelbianco sino alla
sua confluenza nel Neva all’altezza di Martinetto. Oltre la
bassa cresta del Monte Arena appaiono la Rocca
Barbena
ed il massiccio del Monte Carmo, mentre a Nord-Ovest, alla testata della
valle, dominano
i Monti Galero e Dubasso. Oltre l’erbosa Quota 919 appaiono i
Monti Frontè e Saccarello, mentre verso Ovest si stende
l’ampia piana di Villanova d’Albenga, con l’aeroporto ed il nuovo
stabilimento della Piaggio Industries.
b)
trascurata la carrareccia ex-militare, si imbocca un esile sentierino che
risale fedelmente lo spartiacque, ricoperto di fitti cespugli. Con ripida
ma breve salita si giunge sulla
sommità di un’altura, da dove si scende velocemente ad una
nuova ampia sella, dove si ritrova la carrareccia. Abbandonandola
nuovamente, si continua lungo una traccia sul crinale (cespugli invadenti)
che, dopo un tratto di salita moderata, supera
con un’impennata un tratto più ripido raggiungendo la sommità
di una nuova altura, dove affiorano alcune roccette e da dove si
domina il solco della Pennavaira. Appare, verso Sud-Est, la
turrita cuspide rocciosa della Rocca Livernà. Proseguendo
lungo il comodo crinale, che verso destra digrada dolcemente mentre a
sinistra precipita con ripide scarpate, si superano alcune piccole
postazioni ex-militari (resti
di muretti a secco) giungendo infine al
piede della ripida cresta Nord-Ovest della Rocca Livernà: in
basso a sinistra, al piede del salto roccioso sommitale, appare una
porzione della Batteria “Livernà”.
Risalita la prima parte della
cresta, fra
cespugli e roccette, si giunge su una
spalla, quindi si prosegue a salire raggiungendo un’anticima
(attenzione
allo strapiombo sul lato Pennavaira!), da dove appare la
scheggia sommitale della rocca cinta dai bastioni della
postazione avanzata. La traccia prosegue lungo
il filo roccioso della cresta, dove gli arbusti sono meno
fitti, scendendo fino al successivo colletto, dove si incontra il muro di
contenimento del fossato. Si entra nel fossato per una breccia poco più a
destra, quindi lo si segue verso destra con estrema difficoltà a causa
dei fittissimi arbusti (spinosi!). Dopo breve percorso, comunque, si esce
dal fossato attraverso una porta e si prosegue in piano, su terreno meno
intricato, alla base del bastione superiore: sfiorata un’antenna, si
supera un piccolo boschetto e ci si innesta sul sentiero che sale alla
postazione avanzata, a pochi passi dall’ingresso di quest’ultima (h
1,00 dalla Sella di Arnasco). Visitata la postazione, si segue
in discesa il comodo sentierino fino all’ingresso della sottostante
batteria (h
0,10 dalla postazione avanzata).
Superato l’ingresso della
Batteria Livernà, si prosegue lungo un
passaggio scoperto leggermente arcuato, lungo il quale si
aprono gli ingressi a numerosi locali di servizio ed alloggiamenti, fino a
sbucare in un ampio cortile (tavoli e panche per pic nic). A destra una
scala in pietra scende ad un corridoio in trincea, sul quale si aprono
numerose porte che danno accesso a locali interrati. Intorno
al cortile un bastione circolare, con numerose postazioni
all’aperto per cannoni, consente di godere di splendida vista sulla
piana di Albenga, sulla zona di Poggio Grande, sul Monte Carmo e sulla
confluenza Pennavaira-Neva.
Questa batteria, infatti, insieme a
quella sul fronteggiante Monte Arena e al Forte Due fratelli sul Poggio
Grande (tutte visibili da questo punto), fu costruita nel periodo
1876/1880 come struttura di appoggio (e di protezione) alla piazzaforte
“Val Neva”, situata sul fondovalle del Neva poco sotto Zuccarello col
compito di impedire eventuali attacchi verso il Piemonte (allora ancora
considerato “cuore “ della neonata Italia) attraverso il Colle di San
Bernardo di Garessio. Nella realtà questa piazzaforte, così come tutte
le altre simili costruite nella zona (ad esempio al Colle di Nava o al
Colle del Melogno), non fu mai al centro di veri e propri episodi bellici:
infatti l’evoluzione delle tecniche militari tra fine ‘800 e inizio
‘900 fece sì che queste strutture risultassero già obsolete a pochi
anni dalla loro messa in servizio, rendendo di fatto la loro costruzione
solo un grosso e dissennato sperpero di denaro pubblico … Il tempo
passa, ma sembra che non si riesca ad imparare dagli errori del passato!
Ritornati all’ingresso della
batteria, si continua lungo l’ampia carrareccia che si dirama a sinistra
(segnavia ■■
e XX):
questa costeggia pianeggiante il bastione sud-occidentale della batteria,
mantenendosi sul bordo esterno dell’ampio fossato. Superata una
bella garitta in pietre a secco, la carrareccia diventa
sentiero, ed inizia a scendere con decisione. Dopo poche decine di metri,
presso un tornante verso destra, si stacca a sinistra un evidente sentiero
senza segnavia: si abbandona il sentiero principale per seguire questa
diramazione che, con un paio di tornanti in discesa, si ricongiunge al
segnavia XX.
Si prosegue in discesa con numerosi tornanti, fra erba e cespugli, con
bella veduta sulla sottostante borgata di Conscente, frazione di Cisano
sul Neva, con la seicentesca chiesa di Sant’Alessandro. Trascurato un
altro evidente sentiero che stacca a sinistra, indicato da alcune frecce
rosse, si raggiunge la parte superiore del lineare costone che scende
direttamente su Conscente: il sentiero lo discende molto ripidamente,
mantenendosi sulla linea di massima pendenza, con percorso un po’
sconnesso. Sfiorata
una prima volta una marcata mulattiera all’altezza di un
tornante, si
prosegue lungo il sentierino sul costone (sempre segnavia XX) fino a re-intercettare la
mulattiera, ormai a poca distanza dalla chiesa. La si segue verso destra
per qualche decina di metri poi, trascurata la prosecuzione del segnavia XX
che continua a destra, si prosegue lungo questa mulattiera che aggira un
costone boscoso e si innesta in breve sulla carrareccia ex-militare
seguita all’andata, all’altezza del primo tornante (h
0,40 dalla Batteria Livernà).
Da qui, seguendo in discesa la carrareccia, si ritorna
all’auto in h
0,10.