Monte Pietravecchia 2038 per la via Salesi

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 19

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI LIGURI

SCHEDA N. 57 

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LARICI IN VESTE AUTUNNALE NEI PRESSI DELLA COLLA MELOSA

LUNGO IL “SENTIERO ALTO” DEL MONTE PIETRAVECCHIA

IL MONTE TORAGGIO DAL “SENTIERO ALTO”

DAL COLLETTO CHE PRECEDE L’ATTACCO DELLA EX VIA FERRATA “F.LLI CARMINATI”, IL VERSANTE MERIDIONALE DEL MONTE PIETRAVECCHIA CON LA BANCATA ERBOSA DEL “SENTIERO ALTO”

FOTOPERCORSO (DALLA CIMA DEL MONTE TORAGGIO)

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Arma di Taggia (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si risale la Valle Argentina fino a Molini di Triora, da dove si devia a sinistra e si sale alla Colla Langan; con un ultimo traversone in quota, la rotabile raggiunge la Colla Melosa (1540 m, 42 km da Arma di Taggia).

b) Da Ventimiglia (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si raggiunge Vallecrosia, da dove si risale la pittoresca Val Nervia e, attraverso Dolceacqua e Pigna, si sale alla Colla Langan e, quindi, alla Colla Melosa (1540 m, 41 km da Vallecrosia).

Sul valico si trova il Rifugio Allavena, che offre servizio di alberghetto.

 

ITINERARIO

Dalla Colla Melosa si imbocca la strada sterrata che si inoltra nello splendido lariceto e si dirige in falsopiano verso l'anfiteatro formato dal Monte Pietravecchia (2038 m), dalla Cima della Valletta (1981 m) e dal Monte Grai (2012 m) con l'evidente rifugio omonimo poco sotto la vetta. Dopo circa 500 m , un cartello di legno indicante il "Sentiero degli Innamorati"(!) segnala sulla sinistra una traccia poco evidente che procede dapprima in piano e, successivamente, in ripida discesa (corde metalliche) fino ad attraversare l'alveo roccioso di un ruscello; risaliti dall'altra parte (nuove corde metalliche) si entra nel bosco, si supera un pittoresco rio  e, con una serie di stretti tornantini, si confluisce nel Sentiero degli Alpini (h 0,40 dalla partenza), proveniente sempre dalla strada sterrata ma staccante più avanti, all'altezza di un marcato tornante verso destra. 

Si prosegue per il largo sentiero verso sinistra, in leggera ma costante discesa: usciti dal bosco, si apre uno stupendo panorama sull'alta Val Nervia e, alle nostre spalle, sull’erboso cocuzzolo del Monte Grai, mentre si cominciano a costeggiare le imponenti pareti calcaree del Monte Pietravecchia. Superata una caratteristica fonte sgorgante dalla roccia, si aggira uno spigolo e si giunge in vista di una brevissima galleria scavata nella roccia: poco prima della galleria si abbandona il tracciato del Sentiero degli Alpini e si segue un poco marcato sentierino a destra (“Sentiero Alto del Pietravecchia”, sbiaditi segnavia ) che rimonta un costoncino di erba e roccette (h 0,15 da dove si intercetta il Sentiero degli Alpini).

La traccia, dopo aver guadagnato una decina di metri di quota, prende a traversare verso sinistra, mantenendosi parallela al sottostante Sentiero degli Alpini: il superamento di alcuni passaggi esposti è facilitato dalle corde metalliche, la cui affidabilità è comunque da controllare SEMPRE preventivamente (il sentiero è ormai dismesso, ed eventuali rotture alle funi non vengono ripristinate). Raggiunto un poggio erboso, da dove si apre la vista sulla Gola dell’Incisa e sull’imponente versante settentrionale del Monte Toraggio, si sale lungo il costone per erba e roccette (altre corde fisse) in direzione dell’appicco roccioso sovrastante: giunti alla base delle rocce, si traversa decisamente a sinistra (molto esposto, corde fisse) superando una sorta di forcellina tra la parete e uno spuntone e guadagnando la sommità di un nuovo costone erboso. Un tratto di ripida discesa su erba (attenzione in caso di fondo sdrucciolevole!) porta ad afferrare una caratteristica cengia a soffitti che, aperta in piena parete ma sufficientemente larga, consente di raggiungere un ripido pendio erboso. Si rimonta faticosamente il ripido pendio (tracce poco evidenti) fino a raggiungere la sommità del relativo costone, da dove ci si affaccia su un primo vallonetto, chiuso in alto da alte pareti. Si traversa la testata di questo vallonetto, superando alcuni passaggi ancora assicurati con corde fisse (disancorate in un paio di punti): alle nostre spalle, impressiona la vista dei grandi strapiombi sui quali traversa l’esile traccia appena percorsa. Raggiunta la base del successivo costone, lo si rimonta con decisione cercando di sfruttare, per quanto possibile, le più solide placchette rispetto al friabile detrito, uscendo alla sua sommità: si apre la vista su un nuovo ampio, ripidissimo e dirupato vallone, dominato in alto da un imponente anfiteatro di pareti calcaree. Si risale interamente il costone per erba e scarse roccette fino alla base della sovrastante parete, dove poco a destra si apre una piccola grotta. Senza raggiungerla, si continua a sinistra, nuovamente in traverso alla base delle rocce: ripresa quasi subito la salita, per discontinue ed incerte tracce fra erba, detriti e roccette, si giunge nei pressi dell’attacco dell’ex via ferrata “Agostino Mauro” (h 0,50 dal bivio col Sentiero degli Alpini). Qui un cartello del C.A.I. di Bordighera informa che la ferrata è stata dismessa e non è più percorribile: per ulteriore sicurezza, i primi dieci metri di infissi sono stati smantellati.

Si prosegue a traversare, ora praticamente in quota, per ripidissimi pendii erbosi, ritornando ai piedi delle rocce in corrispondenza di un’evidente nicchia alla base della parete (su di un grosso masso si rinviene un evidente segnavia ). Con un ultimo breve traverso si raggiunge l’alta spalla erbosa sul vicino costone: pochi metri più sotto, in corrispondenza di un evidente diedro verticale, si notano gli infissi dell’ex via ferrata “Fratelli Carminati”, anch’essa indicata da un cartello del C.A.I. che ne comunica l’impercorribilità e anch’essa privata dei primi metri di infissi (h 0,15 dall’ex via ferrata “Agostino Mauro”).

Da qui il sentiero effettuava un ampio giro verso sinistra per aggirare il costone ed evitare il ripidissimo tratto erboso a ridosso della parete: vista l’incertezza della traccia, conviene sicuramente discendere (con la dovuta attenzione) detto ripido ma elementare pendio, passando alla base dell’ex via ferrata e raggiungendo il sottostante sentiero pianeggiante. A questo punto si taglia, sempre a mezza costa, un ripido vallonetto di sfasciumi (traccia a tratti franata, attenzione), fino al successivo costone. Da qui si inizia una ripidissima, faticosa salita per incerte tracce (alcuni evidenti ometti facilitano l’individuazione del percorso più idoneo), in direzione di un evidente colletto erboso aperto tra l’incombente parete sommitale del Monte Pietravecchia ed un piccolo dosso roccioso a sinistra. Per erba, roccette e friabili sfasciumi si rimonta interamente il ripido pendio (tracce saltuarie) fino ad uscire sul colletto (h 0,40 dall’attacco dell’ex via ferrata “Fratelli Carminati”). Si apre una magnifica veduta sulle Alpi Marittime (Grand Capélet, Mont Bégo, Gelàs, Maledia, Clapiér, Chemineyas).

Dal colletto parte un’evidente rampa erbosa, interrotta a circa metà altezza da una fascia di rocce inclinate attrezzate con vecchie corde metalliche: è questa rampa il passaggio chiave della “Via Salesi” (G. Kleudgen, F. Salesi, 1926), che attacca presso la Gola dell’Incisa e, dopo un primo tratto poco interessante per erba, rocce e detriti, sfrutta questo logico corridoio per vincere la verticale bastionata superiore. A fine anni ’90, quando erano state realizzate le vie ferrate, si era provveduto ad attrezzare anche questo percorso, peraltro già di per sé piuttosto facile: oggi anche questo percorso non è più manutenuto ma, a differenza delle vie ferrate, qui non sono presenti cartelli ammonitori e gli infissi risultano in buone condizioni.

Si risale dunque la rampa, dapprima per erba (traccia, scritta VIA SALESI su un masso) poi per le belle placchette a ridosso della parete superiore (corde fisse, passaggio in origine di II° grado). Al di sopra del tratto di placche, si supera ancora un ripido tratto erboso (altre corde fisse) e, per l’ultimo canalino gradinato di erba e massi, si supera un colletto e si esce sui pendii erbosi superiori. Seguendo la labile ma visibile traccia, si aggira verso destra il sovrastante dosso erboso e, per un breve ripidissimo canalino, si giunge sul dorso sommitale a pochi passi dalla sommità del Monte Pietravecchia (2038 m, h 0,20 dalla base della rampa, cippo di confine e piccola croce diruta). Bellissimo panorama sulle Alpi Marittime (dal Mont Bégo alla Rocca dell’Abisso), che sbucano da dietro la dorsale Cima – Balcone di Marta, sull’ardito Monte Toraggio, proprio di fronte, con lo sfondo del Mar Ligure e su tutti i dolci rilievi boscosi tra le valli Nervia e Argentina.

Dalla cima si scende nel bel rado lariceto, incontrando ben presto presso i ruderi di una casermetta ex-militare una larga carrareccia dal soffice fondo erboso. Seguendo questa carrareccia nello splendido lariceto, si scende con ampi tornanti lungo il dorso settentrionale della montagna giungendo ben presto all’insellatura erbosa del Passo della Valletta ( 1909 m , h 0,20 dalla cima) da cui si ha una bella vista sull'alta Val Nervia e sulla Colla Melosa. 

Si incrocia qui nuovamente il Sentiero degli Alpini e la sterrata che, partendo dalla Colla Melosa, arriva al valico e al Rifugio Monte Grai, e la si segue mentre compie un lungo traversone verso sinistra. In località Sella d’Agnaira si trascura una prima diramazione a sinistra diretta alle Caserme di Marta e, al successivo bivio, si continua lungo il tronco di sinistra in leggera salita, che raggiunge in breve il Rifugio Monte Grai (1920 m). Pochi minuti prima del rifugio una palina indica, a destra, lo stacco di una buona mulattiera che, con numerose ampie svolte prima su pendio erboso e poi nel lariceto, riporta alla Colla Melosa (h 0,50 dal Passo della Valletta).

 

TEMPO TOTALE

h 4,15 circa (h 3,00 circa per la salita)

DISLIVELLO

600 m circa 

DIFFICOLTA’

EEA (diversi passi molto esposti, facilitati da vecchie funi metalliche non più manutenute, e tracce spesso saltuarie su pendii ripidi ed esposti)  

ULTIMO SOPRALLUOGO

1° novembre 2015

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - luglio e settembre - ottobre

COMMENTI

Itinerario piuttosto impegnativo, nettamente più selettivo rispetto al sottostante Sentiero degli Alpini. Tracce spesso assai labili, infissi non sempre affidabili ma che, comunque, aiutano nei passi più esposti, isolamento rendono la gita assolutamente da non sottovalutare. Nonostante il dislivello relativamente modesto, piuttosto faticoso per via dei ripidi strappi, spesso sulla linea di massima pendenza. Per contro, l’ambiente molto pittoresco e i panorami vastissimi, dalle rocce al mare di Ventimiglia e Nizza, lo rendono una chicca da non perdere per l’escursionista esperto e tenace.