Al Lago del Lausetto

 

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 15

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 78

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

GIOCHI DI LUCE SU UN RAMO CON DIVERSE RAGNATELE, SALENDO SULL’ANTICA MULATTIERA

DAL BOSCO DEL VALLONE DELL’ALPETTO VERSO DESERTETTO E L’OMONIMO VALLONE, SUL VERSANTE OPPOSTO DELLA VALLE GESSO

LA CONCA DI VALDIERI E LA VALLE GESSO DAL GUADO DEL RAMO PRINCIPALE DEL RIO DELL’ALPETTO

IL PITTORESCO LAGO DEL LAUSETTO

ORCHIDEA DI TRAUNSTEINER FIORITA PRESSO IL LAGO DEL LAUSETTO

LA CIMA DEL LAUSETTO DAL LAGO DEL LAUSETTO

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona), si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso.

Superata Valdieri, si svolta a sinistra in direzione di Entracque, abbandonando la rettilinea prosecuzione per Sant’Anna, e si prosegue per circa 1 km . Si segue ora sulla destra una diramazione (“Rotabile del Genio”, ind. per San Giacomo) che sale con alcuni tornanti nel bosco e raggiunge il Centro Visitatori del Parco Alpi Marittime (875 m circa, 51 km da Mondovì, ampio parcheggio).

 

ITINERARIO

Dal parcheggio del Centro Visitatori del Parco Alpi Marittime si origina verso sud-ovest una stradina inizialmente asfaltata che diviene subito carrareccia e che sale in direzione del sovrastante Monte Ray. Lasciata a destra una villetta, la rude carrareccia prosegue in costante salita fra prati e vecchi campi fino ad un evidente bivio. Trascurata la prosecuzione rettilinea della carrareccia (da qui notevolmente inerbita), si prende a destra un’ampia mulattiera pianeggiante che entra subito nel bosco. L’antica mulattiera, sorretta da muri a secco realizzati a regola d’arte, lascia quasi subito a sinistra una diramazione in salita, quindi va poco più avanti ad innestarsi in una stradetta forestale che stacca dalla “Rotabile del Genio” un centinaio di metri prima del Centro Visitatori, subito dopo la fine della “zona militare” (h 0,15 dalla partenza).

Si segue la stradetta verso sinistra, in leggera salita, mentre taglia a mezza costa il ripido pendio boscoso al confine tra il castagneto e la faggeta. Giunti ad un bivio, si segue il ramo di destra (freccia rossa con indicazione PS1 su un masso): poco più avanti si incontrano, su un terrapieno a monte della carrareccia sorretto da ben conservati muri a secco, i ruderi delle Case Copetta (1009 m), ormai sommerse dal fitto bosco. Con un’ulteriore breve salita si giunge ad un ripiano nel bosco, sede di alcune antenne per le telecomunicazioni (nuova indicazione PS1 su un palo a destra della stradina). Si continua lungo la carrareccia, che alterna tratti in lieve salita ad altri pressoché pianeggianti, trascurando alcune vecchia mulattiere che si staccano a destra e sinistra. Una palina del Parco Alpi Marittime (l’unica segnalazione che si incontrerà in tutto l’itinerario!) indica ad un certo punto il sito dove sorgevano i Tetti Chiotti (1080 m, h 0,25 da dove si incontra la carrareccia): in effetti, tra gli alberi a destra della strada, si notano i ruderi di numerose rustiche abitazioni di montagna, ormai sommerse dalla boscaglia.

Si continua lungo l’evidente carrareccia, che inizia a restringersi e ad inerbirsi: superata un’estesa radura erbosa, l’ormai ampia mulattiera compie una secca curva a sinistra ed inizia a salire dolcemente in diagonale nella fitta faggeta. Al termine del lungo traversone la mulattiera, dal fondo rivestito di uno spesso strato di foglie secche, compie due brevi tornanti e va ad intercettare un’altra mulattiera che sale diagonalmente da sinistra a destra. La si segue verso destra, in decisa costante salita: in qualche tratto il fondo della mulattiera, comunque molto ampio e ben riconoscibile, inizia ad essere invaso dagli arbusti, anche se per ora ciò non crea nessun problema agli escursionisti. Con numerose strette serpentine la mulattiera guadagna quota nella faggeta, un po’ infastidita da rami ed alberi caduti: con un ultimo ripido strappo si guadagna un colletto a monte di un affioramento roccioso che dà accesso all’impluvio del selvaggio Vallone dell’Alpetto (h 0,40 dai Tetti Chiotti).

Subito oltre il colletto si prosegue a sinistra, a mezza costa sul ripidissimo pendio boscoso, andando ad intercettare in poche decine di metri la mulattiera proveniente direttamente dal colletto, che in questo breve tratto risulta impraticabile. La mulattiera prosegue a mezza costa, sempre in costante ma non faticosa salita, sulla ripidissima destra idrografica del vallone, in una faggeta di grande bellezza. Giunti alla base di una curiosa crestina rocciosa immersa nella vegetazione, la mulattiera sale con alcuni ampi tornanti al colletto sovrastante, da dove appare la selvaggia testata del vallonetto, incisa da alcuni profondi canali in cui scorrono precipitosi rii. Con un lungo traversone nel ripido bosco la mulattiera (ormai divenuta sentiero) giunge ad intersecare un primo ampio canalone inciso da un pittoresco rio (a sinistra, vaghe tracce scavalcano la Costa Comune e scendono ai Tetti l’Aia, all’altezza dell’ultimo ampio tornante sulla strada del Monte Ray). Proseguendo invece lungo il sentiero principale, si attraversa il rio (molta attenzione in principio di stagione, con eventuale neve residua!) e si procede dall’altra parte con un nuovo tratto in faticosa salita fra basso cespugliame e radi alberi, uscendo infine sul poggio panoramico dove sorgono i pochi resti del Gias dell’Alpetto (1600 m, h 0,40 dal colletto).

Proseguendo a tagliare in leggera salita si giunge in breve ad intersecare un secondo ampio canalone, in cui scorre il ramo principale del Rio dell’Alpetto. Superato il rio su pietre (bella veduta sulla conca di Valdieri), si rimonta la sponda opposta, fra erba e pietrame, raggiungendo un ripiano con radi alberi: qui la traccia è un po’ incerta, ma è sufficiente proseguire in lenta diagonale, in direzione di un boschetto di faggi, per ritrovare il marcato sentiero. Aggirato il costone alberato si entra finalmente nell’impluvio del Vallone del Lausetto: nuovamente su terreno scoperto, fra erba e cespugli, si prosegue a tagliare a mezza costa, altissimi sul fondo del profondo vallone. Tagliati numerosi costoncini fra erba, roccette e fitti cespugli, il sentiero giunge su un poggio erboso da dove appare, finalmente, la testata del vallone: si indovina anche il ripiano dove giace il Lago del Lausetto, quasi alla nostra stessa altezza, indicato dall’edificio del casotto dei guardiaparco che sorge sulle sue sponde. Dal ripiano le acque del Rio del Lausetto scendono con spettacolare serie di cascate sul fondo del vallone. Non rimane che proseguire con percorso evidente lungo la traccia che, mantenendosi a mezza costa sulla destra idrografica, taglia una serie di rovinosi valloncelli delimitati di dirupati costoni rocciosi. Con alcuni saliscendi il sentierino, con percorso ardito ma mai problematico, supera numerosi impluvi e, con un ultimo tratto in lieve discesa, raggiunge il margine della conca dove giace il pittoresco Lago del Lausetto (1788 m, h 1,00 dal Gias dell’Alpetto).

Si tratta di un piccolo specchio d’acqua della superficie di circa 1.000 mq e di profondità compresa fra 1 e 2 m: sulla sua sponda nord-orientale sorgono un casotto dei guardiaparco ed un antico ricovero addossato ad una paretina rocciosa, non facili da raggiungere se il rio emissario presenta una portata d’acqua cospicua (di solito, ad inizio stagione). Sulle carte il lago non è nominato, ma a volte solo quotato: Gian Carlo Soldati, nel suo “I Laghi Alpini della Provincia di Cuneo” del 1990 sottolinea però come poco distante (precisamente a quota 1935, sul costone discendente dal Monte Ray) sorga il Gias Lausetto, e la cima che domina la conca verso Sud sia la Cima del Lausetto. Da qui, per estensione, il toponimo del vallone … Insomma, tutto nei dintorni sembra convergere su questo “laghetto”, caratteristica peculiare della zona: del resto, “lausetto” sta a significare, per l’appunto, “piccolo lago” … La conca dove giace il lago è chiusa a monte da una severa bastionata che sorregge una seconda conca, da dove precipita un’impetuosa cascata. Più in alto incombe il selvaggio versante settentrionale della Cima del Lausetto, con i suoi dirupati contrafforti: in particolare, una turrita cresta rocciosa va a saldarsi, a sinistra, al massiccio del Monte Ray, mentre verso destra una lunghissima e selvaggia dorsale denominata genericamente “Serra del Lausetto” (ma un tempo i valligiani avevano battezzato tutte le cime secondarie con toponimi caratteristici, oggi in gran parte dimenticati) scende fino alle case di San Lorenzo di Valdieri, costituendo la sponda sinistra idrografica del Vallone del Lausetto.

Ritorno per la stessa via in h 2,00.

 

 

TEMPO TOTALE

h 5,00 circa

DISLIVELLO

1000 m circa

DIFFICOLTA’

E allenati (attenzione, nessuna segnalazione lungo tutto il percorso!)

ULTIMO SOPRALLUOGO

28 maggio 2017

PERIODO CONSIGLIATO

maggio-giugno e settembre-ottobre

COMMENTI

Itinerario particolare, alla scoperta di una “perla” della Valle Gesso sconosciuta ai più. Non esiste alcuna indicazione, né segnalazione, né segnavia lungo il percorso: solo un’antica mulattiera che, nonostante i lunghi anni di completo abbandono, si mantiene ancora in buone condizioni (ma fino a quando?). Nonostante l’assenza di segnalazioni, quindi, mi sento di consigliare questo percorso a qualunque buon escursionista, basta che abbia la giusta voglia e la giusta curiosità per scoprire un luogo non alla moda ma molto selvaggio e pittoresco. Alte possibilità di avvistare camosci, stambecchi e marmotte lungo il percorso: altri escursionisti, invece, quasi sicuramente non se ne incontreranno … Un po’ di attenzione supplementare va posta ad inizio stagione, quando è possibile incontrare lingue di neve dura che possono richiedere l’uso di ramponi e piccozza.