Anello della Cima di Collalunga 2759 m

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CARTINA CONSIGLIATA

A.S.F. scala 1:25.000 – Foglio 05

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 62

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA CONCA ERBOSA DOVE GIACE IL PICCOLO LAGHETTO DENOMINATO LAGARÒT

LA TRUNA TARDO-OTTOCENTESCA NEI PRESSI DEL PASSO DI COLLALUNGA

IL PERCORSO DI SALITA LUNGO LA CRESTA SUD-EST ALLA CIMA DI COLLALUNGA VISTO DALLA QUOTA 2623

OSSERVATORIO EX-MILITARE VERSO LA VAL DE LA TINÈE LUNGO LA CRESTA SUD-EST DELLA CIMA DI COLLALUNGA

LA TESTA DELL ’AUTARÈT E LA CONCA DEI LAGHI DI COLLALUNGA (CON L’OMONIMO PASSO) DALLA CRESTA SUD-EST DELLA CIMA DI COLLALUNGA

IL PROFONDO VALLONE DI SAN BERNOLFO DALLA CIMA DI COLLALUNGA

IL PERCORSO DI DISCESA (CRESTA NORD-OVEST) DALLA CIMA DI COLLALUNGA, VISTO DAL GROSSO OMETTO POCO SOTTO LA CIMA DELLA SERRA DE RASPAILLÒN

 

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo, da dove si risale la Valle Stura fino a Vinadio. Svoltando a sinistra, si risale il lungo Vallone di Sant’Anna fino al Colle della Lombarda, da dove si scende a Isola 2000 e poi a Isola, sul fondovalle della Tinée. Si svolta a destra e si risale la valle fino a Le Bourguet (1050 m, 114 km da Mondovì).

b) Da Ventimiglia (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si raggiunge Nizza, da dove si risale la Val du Var, in direzione di Grenoble. Presso la confluenza della Tinée nel Var si svolta a destra e si risale la lunga Val del la Tinée fino a Le Bourguet (1050 m, 118 km da Ventimiglia).

 

Circa 1,5 km a monte della piccola borgata si abbandona la strada di fondovalle (diretta a Saint Etienne de Tinée e al Col de la Bonètte) per seguire a destra una stretta rotabile asfaltata che, con un lungo traversone in salita, raggiunge il minuscolo villaggio di Douans (1301 m, 2,5 km dal bivio, piccolo parcheggio all’inizio dell’abitato).

 

ITINERARIO

Dal parcheggio si imbocca la stradina asfaltata (divieto di transito ai non residenti) che sale fra le poche case della borgata, in gran parte ristrutturate ed abitate nella bella stagione. Divenuta sterrata, la stradina prosegue verso ovest con pendenza moderata fino a due grandi antiche case abbandonate, dove si incontrano alcune paline: si segue la vecchia mulattiera che, a destra, si insinua fra le due abitazioni ed inizia poi a risalire il ripido pendio boscoso retrostante con numerosi tornanti rozzamente lastricati. Con belle vedute, che via via si ampliano, sul versante opposto della Val de la Tinée , la mulattiera sale fra antichi terrazzamenti e boschetti: sbiaditi segnavia gialli indicano la giusta direzione da seguire in corrispondenza di alcune diramazioni. Si esce così, più in alto, nuovamente sulla carrareccia sterrata, in corrispondenza del capace slargo al suo termine (1438 m, palina, h 0,15 da Douans).

A monte del parcheggio si riprende la mulattiera, che continua la serie di ripidi tornanti sull’erboso pendio, di quando in quando punteggiato di piccoli boschetti. Si superano così i numerosi casolari sparsi, alcuni dei quali ristrutturati, che costituiscono Douans Superieur: presso l’ultima casa ( 1720 m circa) si trascura una più marcata diramazione a sinistra della mulattiera (si inoltra nel medio Vallon de Bourguet) e si prosegue sul dosso erboso soprastante. Con un breve tratto in diagonale a destra, tagliando un boschetto, si sale al poggio dove si incontra un bivio (1880 m, h 0,50 dal termine della carrareccia, paline, piccolo pilone sacro).

Trascurato il sentiero che, a sinistra, si inerpica sul ripido pendio diretto al Passo di Barbacana, si prosegue a destra, lungo la diramazione che si porta, pressoché pianeggiante, a valicare l’impetuoso rio del Vallon de Douans. Sull’altra sponda, oltre un fastidioso tratto in cui alcune polle sorgive interrate rendono il fondo estremamente fangoso, si procede in moderata salita fra pascoli e radi larici in lenta diagonale, fino ad un piccolo ripiano erboso con antica imposta di caccia. Proseguendo con lunga serie di comodi tornanti sul ripido pendio pascolivo, la mulattiera si porta in una breve valletta in parte detritica, che risale fino all’ampia insellatura erbosa alla sua testata (h 0,45 dal bivio, paline), situata poco a monte dell’arrotondata sommità della Tête Gèrpe ( 2208 m ). Dall’altra parte si domina dall’alto una serena conca pascoliva, in fondo alla quale occhieggia il minuscolo specchio d’acqua denominato Lagaròt ( 2170 m ), che a fine stagione non è raro trovare completamente asciutto.

Si prosegue lungo l’ampia mulattiera, che taglia con lungo semicerchio, dapprima pianeggiante e poi in salita, l’intera conca erbosa: a pochi minuti dalla palina si innesta, da sinistra, un ampio sentiero (recentemente tracciato e non ancora completamente segnalato) proveniente dal lontano Refuge de Rabuons (“Les Balcons du Mercantour”). Raggiunto il filo del costone erboso che delimita ad est la conca del Lagaròt, si prosegue con salita assai moderata lungo un sistema di comode balconate erbose, affacciate sul profondo fondovalle della Tinée: alcuni grossi ometti indicano la direzione da seguire, comunque sempre evidente grazie alla traccia ben marcata. Raggiunta una selletta, che si apre al sommo di una valletta con grossi blocchi, si guadagna quota con alcuni lunghi tornanti sul pendio erboso, quindi si prosegue a traversare verso oriente fino a doppiare un ennesimo costone erboso (due grossi ometti), dal quale ci si affaccia su una profonda conca detritica, sbarrata in alto da una bastionata rocciosa. Si prosegue, con salita dapprima moderata, poi più decisa, a mezza costa, sulla destra idrografica della conca, fino a portarsi ai piedi della bastionata: con ardito percorso la mulattiera risale, con alcune svolte, la bastionata, passa nei pressi di un vecchio palo in ferro (forse residuato bellico) e guadagna il soprastante pendio di erba e sassi, dominato in alto dall’arrotondata Cima di Collalunga. Con alcune ampie svolte la mulattiera guadagna quota fra i detritici pascoli, mentre aumentano gradatamente le tracce delle opere militari (muretti a secco, fili spinati, postazioni, ecc …). Lasciato su un ripiano a sinistra un primo baraccamento in pietre a secco, la mulattiera perde leggermente quota, quindi riprende a salire gradualmente e, in diagonale verso destra, raggiunge l’ampio altipiano, ricco di tracce militari, che costituisce il Passo di Collalunga: lasciata una truna tardo-ottocentesca su un poggio a destra, si scende in breve all’incisione del Passo di Collalunga (o meglio, Pas de Col Lòngue, visto che si trova ancora in Francia, 2533 m , h 1,20 dal Lagaròt, paline). Il passo rappresenta, per quanto concerne il confine Italia-Francia, una notevole anomalia, in quanto in corrispondenza di esso la linea di demarcazione fra i due stati non coincide con lo spartiacque: dalla Testa dell’Autarèt essa si abbassa verso nord nella conca dei Lacs de Col Lòngue (ben visibili dal passo), per ritornare poi sulla displuviale solamente all’altezza della Cima di Collalunga. Dal valico, bellissimo il panorama sulle cime che fanno corona al Vallone di Collalunga, sul lato italiano, in particolare sulla Testa dell’Autarèt e sulla Rocca di San Bernolfo.

Seguendo a ritroso per brevissimo tratto il sentiero di salita, ci si porta ora poco dopo la truna ottocentesca: da qui si stacca, a destra, una traccia di sentiero (rari ometti) che rimonta una valletta fra erba e detriti e si porta su un ripiano detritico, dove sorgono alcuni ruderi. Di qui si rimonta il ripido filo di cresta, costituito in prevalenza da grossi massi e pietrame fra muretti a secco e residui di filo spinato, fin sulla sommità della Quota 2623 (h 0,20 dal passo), dove sorgono i ruderi di una grossa fortificazione del Vallo Alpino risalente agli anni ’30 del secolo scorso e fatta saltare in seguito agli accordi post-bellici del 1947.

Dalla sommità del dosso si scende dall’altra parte, per una vasta pietraia di grossi blocchi senza percorso obbligato, fino ad una larga insellatura erbosa, al piede della cresta spartiacque. Si attacca la cresta, di erba e mobili detriti, inizialmente senza percorso obbligato, poi seguendo una vaga traccia ex-militare (ometti) che consente, con numerosi tornanti fra erba e pietrame, di guadagnare il filo di cresta, dove questo si presenta ormai poco inclinato. Superata la poco accentuata Quota 2682, si prosegue seguendo più o meno fedelmente il filo di cresta, generalmente largo e comodo, aggirando solo un paio di spuntoni rocciosi, per risalire poi l’ultimo ripido ma breve pendio che conduce sulla panoramica sommità della Cima di Collalunga (2759 m , h 0,40 dalla Quota 2623). Sulla vetta, oltre al cippo di confine e ai ruderi di un osservatorio, si trovano anche due grandi ripetitori del Soccorso Alpino Francese. Estesissimo panorama sulle testate dei valloni di Collalunga, di Seccia e di San Bernolfo, mentre a meridione si domina tutto l’alto corso della Tinée, con in primo piano la stazione sciistica di Auròn. Verso nordovest, sopra le conche glaciali che ospitano i Laghi del Lausfèr, svetta la Cima del Corborant, una delle principali del settore.

Dai ruderi dell’osservatorio una labile traccia scende fra i detriti verso nordovest e, con ripida discesa su massi e pietrame, raggiunge l’ampia insellatura ( 2670 m circa) che separa la Cima di Collalunga dalla più modesta Testa Cimon. Sempre seguendo gli ometti, si percorre la sella e si prosegue poi tagliando, pressoché in quota, il versante meridionale della Testa Cimon ( 2692 m ) poche decine di metri sotto la cima, costituita da grossi blocchi accatastati. Proseguendo lungo la cresta, che sul lato italiano precipita con verticali dirupi mentre su quello francese digrada più dolcemente, si effettua un ampio semicerchio verso sinistra e, con un’ultima breve risalita, si raggiunge una selletta rocciosa (grosso ometto) pochi metri a nord della sommità della Serra de Raspaillòn. Si svolta a questo punto a destra per discendere (con estrema attenzione) un ripido canalino di friabilissimi detriti (ometti): appoggiandosi prima a destra, poi a sinistra, e poi nuovamente a destra, la traccia si porta su una sorta di bancata detritica inclinata che, percorsa verso destra, conduce in breve alla stretta breccia del Passo di Barbacana ( 2587 m , h 0,50 dalla Cima di Collalunga, paline), situato alla testata dei valloni de Douans e di San Bernolfo. Bella veduta, verso nord, sulla vasta conca detritica alla testata della Valle di Barbacàna e sul complesso Guglia-Rocca di San Bernolfo.

Dal valico, trascurata la prosecuzione della cresta spartiacque (vedi anche itinerario Cima Sud di Malaterra), si scende nella piccola comba detritica alla testata del Vallon de Douans. Inizialmente non c’è una traccia evidente, solo alcuni ometti: bisogna mantenersi sulla sinistra idrografica, con breve semicerchio, e portarsi sulla soglia inferiore della conca, al sommo di un’alta bastionata rocciosa. Passati sulla destra idrografica, gli ometti indicano di risalire un basso gradino roccioso di un paio di metri, oltre il quale un brevissimo diedrino erboso consente di scendere al sommo di un ripido pendio detritico che scivola in una sottostante, maggiore conca, ricolma di grossi massi. Si prosegue per labili tracce a mezza costa sul lato destro della conca: a tratti gli ometti invitano a perdere leggermente quota, per poi riprendere il traverso pressoché pianeggiante. Rimanendo un po’ più alti rispetto alla soglia inferiore di questa seconda conca, le tracce portano a destra, con breve discesa, fino ad un ripiano di erba e grossi massi, posto alla confluenza dei due rami superiori del vallone. Si taglia ancora verso destra, con leggera discesa diagonale, il sommo della bastionata erbosa che sorregge il ripiano poi, al limite di una piccola pietraia, si inizia a scendere decisamente lungo un pendio di erba e detriti (in questo tratto gli ometti sono disposti poco chiaramente). Raggiunto il sottostante ripiano pascolivo, attraversato dal limpido torrente, lo si attraversa in direzione di un grosso ometto di pietre: da qui inizia un evidente sentiero che scende in diagonale verso sinistra e va ad intercettare, in breve, il nuovo sentiero (“Les Balcons du Mercantour”, h 0,50 dal passo) proveniente dal Refuge de Rabuons, che taglia pressoché in quota tutto il Vallon de Douans e raggiunge il colletto a monte del Lagaròt (sul sentiero diretto al Passo di Collalunga).

Si segue per pochi metri il largo sentiero verso destra, fino ad incontrare nuovamente gli ometti (da qui in poi finalmente evidenti) che indicano verso sinistra il proseguimento della traccia per Douans. Si scende lungo il ripido pendio di erba e detriti in una verde valletta pascoliva, mantenendosi sempre a poca distanza dal rio: al termine della valletta la pendenza aumenta, ed il sentierino si porta su un costone erboso a destra, che discende poi con una serie di ripide serpentine fra erba e radi larici. Raggiunto, più in basso, un ampio ripiano pascolivo sede di una recente “bergerie”, si prosegue la discesa nel bosco, qui più fitto, con altri tornanti fino al poggio erboso dove sorge il piccolo pilone sacro e dove si incontra il bivio con il sentiero diretto al Passo di Collalunga utilizzato per la salita (h 0,30 dall’incrocio col nuovo sentiero, paline).

Da qui, seguendo l’itinerario di salita, si scende a Douans ( 1301 m , h 0,50 dal poggio con pilone sacro).

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa

DISLIVELLO

1500 m circa

DIFFICOLTA’

EE (lunghi tratti del percorso sono privi di tracce)

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 agosto 2013

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - ottobre

COMMENTI

Giro ad anello molto lungo e faticoso, impegnativo oltre che per il dislivello anche per lo sviluppo, davvero considerevole. Panorami molto ampi ed interessanti, specie sul versante italiano. Impegnativa, per via della marcatura non proprio ottimale, la discesa dal Passo di Barbacana. Attenzione alla friabilità di alcuni tratti, specie l’ultima parte di discesa dalla Cima di Collalunga al Passo di Barbacana. Non molto frequentato.