Dal piccolo parcheggio si segue a
ritroso la strada asfaltata per alcune decine di metri, fino ad
individuare sulla
sinistra lo stacco di un sentiero parzialmente invaso dagli
arbusti (cartello giallo di www.vallesturasport.it). Il sentiero diventa
subito larga
mulattiera: questa inizia a salire nella fitta
faggeta con gran numero di serpentine, ancora ottimamente
tracciate nonostante alcune piccole frane e la grande quantità di
fogliame secco che a tratti ne ricopre il fondo. Con percorso ripido ed
un po’ monotono la mulattiera guadagna quota nella boscaglia,
mantenendo grosso modo la direzione sudovest: con percorso sempre
evidente, si giunge ad un poggio erboso dove sorgono i
ruderi di alcuni antichi “forest” (
1647 m
). Di qui si
prosegue a salire nella faggeta, che presto lascia spazio al
lariceto: con fondo un po’ più rovinato, la mulattiera effettua
ancora un lungo traversone verso sud (bella vista sul costone che dalla
Punta Crosa raggiunge la Testa
Rimà
), supera un terrapieno con
ruderi ex-militari, quindi con alcuni tornanti parzialmente
in frana di fianco ad una piccola pietraia raggiunge la spalla erbosa
sullo spartiacque Sant’Anna-Rio Freddo denominata localmente Donèa
(1857 m, h 1,45 dalla partenza). Il poggio
mostra evidenti segni di fortificazione: su un’ampio terrapieno
circolare ricavato con bassi muretti a secco è eretto un
piloncino di pietre cementate, da dove si domina la media
Valle Stura da Vinadio fino alla Stretta delle Barricate. Sul filo del
costone, verso
sud, al limitare del bosco, sorgono invece numerose
costruzioni ex-militari ormai in rovina, con alcune imponenti opere
murarie in pietre a secco ancora discretamente conservate.
Proseguendo a sinistra (sud), la
mulattiera percorre per breve tratto il filo del costone poi, quando
questo si impenna decisamente verso la rocciosa Roccia Lisciàrt, si
devia a destra, sul versante di Sant’Anna: con diverse
svolte nel lariceto la mulattiera guadagna quota, quindi si
riporta sul versante di Rio Freddo e traversa per un tratto in moderata
salita la testata di un vallonetto, con
belle vedute sulla sponda opposta del vallone. Con ripide
serpentine,
in
parte in frana, si guadagna quindi un’ampia sella erbosa nuovamente
sullo spartiacque, denominata Passo
di Testa Combè (
2160 m
, h 1,00
da Donèa), aperta tra
la Roccia Lisciart
e la stessa Testa Combè.
Da qui ci si porta definitivamente
sul versante di Sant’Anna: si scende pochi metri per tagliare la
testata di un avvallamento, quindi si
sale con alcuni ripidi tornanti ad un nuovo colletto erboso.
Si scende, sul versante opposto, alla testata di un ulteriore
valloncello, seguendo
una curiosa trincea rocciosa naturale, quindi con una serie
di svolte nella pietraia si guadagna un terzo colletto (
2250 m
circa), dove sorgono resti di fortificazioni e da dove appare la
testata del selvaggio vallone dominato dalla scura Punta
Ciarnièr (a sinistra, con il ben visibile caposaldo sulla sommità) e
dalla più modesta Cima Resdour (a destra).
La mulattiera, in questo tratto
particolarmente rovinata, scende
per ripidi pendii erbosi sul fondo della comba terminale del
vallone (con una perdita di quota di circa
100 metri
), dove radi
larici vegetano fra grandi massi. Con un tratto perfettamente
conservato nella pietraia, la mulattiera si porta sul costone morenico
al centro della comba e, ripresa
la salita, raggiunge il ripiano detritico dove sorgono i
ruderi di un ricovero ex-militare (
2301 m
) dedicato al Capitano Nasalli
Rocca. Nell’ala nord, l’unica ancora accessibile, si possono
notare i resti di un massiccio portone borchiato e di un
vecchio caminetto da parete.
Lasciando a destra il ricovero
diroccato si ritrova la mulattiera che, sempre al centro della comba,
guadagna quota su un costoncino erboso, quindi taglia nella pietraia
verso destra e, con alcune lunghe serpentine sul detritico versante est
della Cima Resdour, raggiunge il ripido pendio alla testata
dell’avvallamento. Oltre una barra rocciosa la sede della mulattiera
è stata cancellata dalle frane: non rimane dunque che risalire al
meglio l’ultimo pendio terroso fino all’ampio colletto aperto fra la Punta
Ciarnièr
e la Cima
Resdour
(
2440 m
circa, h
1,15 dal Passo di Testa Combè). Bellissimo panorama sulla testata
del selvaggio Vallone della Maladecia, con il severo
versante settentrionale della Punta Maladecia in primo piano e la
triangolare parete della Testa Gias dei Laghi sullo sfondo.
Dal colletto non rimane che seguire
le
tracce della vecchia mulattiera che salgono a sinistra,
inizialmente sul filo della cresta ovest della Punta Ciarnièr: dopo
alcune svolte su terreno roccioso la traccia traversa decisamente a
destra e, raggiunto l’erboso pendio sudovest, lo risale con
alcune ampie serpentine fino al cocuzzolo di roccette della Punta
Ciarnièr (
2573 m
, h 0,25 dal colletto), sulla quale
sorgono i
ruderi dell’antico caposaldo ottocentesco. Magnifico
panorama a giro d’orizzonte, in particolare sul massiccio
del Monte Matto, sull’imponente Testa
del Malinvern, sulla costiera Gias dei Laghi-Maladecia e
sulle lontane vette del
Corborant e dell’Ischiator. Verso Nord, oltre i
verdeggianti altipiani della Margherina e della Gardetta (sui quali
svetta Rocca
la Meja) appaiono le alte vette delle Cozie, con il
Brec e l’Aiguille de Chambeyron ed il Monviso.
Ritornati al colletto, si prosegue
lungo la mulattiera principale, che taglia pressoché
pianeggiante a
mezzacosta il ripido ma erboso versante Sudovest di Punta Ciarniér e
raggiunge l’ampia insellatura del Passo
Ciarniér (
2464 m
, h 0,20
dalla cima), aperto tra
la Punta
ed il Funs Ciarnièr.
Seguendo ora una rovinata
mulattiera ex-militare (ometti), si
scende a sinistra (Est) nell’ampia Comba
Funs Ciarnièr: con diverse serpentine, in parte in frana, la
traccia perde quota lungo l’erboso pendio, mantenendosi sempre sulla
sinistra idrografica dell’avvallamento. Con percorso in questo tratto
evidente, sempre segnalato da numerosi ometti, si taglia tutto il fianco
dell’ampia conca, occupata sul fondo da una vasta pietraia: tagliando
piccole lingue di detriti, la vecchia mulattiera perde poi
quota con un tratto più ripido, raggiungendo la
soglia glaciale della conca, che precipita poi ripida sul
fondovalle di Rio Freddo (h
0,30 dal passo).
Fra erba, cespugli di mirtilli e
radi larici si continua a scendere, seguendo tracce sempre più labili:
tendendo sempre un po’ verso sinistra, si
discende un vasto tavolato erboso (qui la traccia non c’è,
alcuni preziosi ometti indicano la direzione) quindi, quando la pendenza
aumenta decisamente, si traversa tutto a sinistra, in direzione del
poggio erboso che ospita i diruti edifici dei Forest
Ciarniér (
1794 m
, h 0,35 dalla soglia glaciale della
comba), raggiungibili con breve deviazione dalla vecchia mulattiera).
A questo punto il tracciato, in
condizioni sempre peggiori, traversa verso destra la testata di un
piccolo avvallamento, supera un boschetto dove i rami e gli alberi
caduti rendono la marcia difficile e discende poi un costone erboso con
radi alberi, lasciando in alto a sinistra un altro piccolo gruppetto di
“forèst” semicrollati. Ormai in assenza di qualsiasi traccia, e
lasciato in vista dei “forest” l’ultimo ometto, si prosegue a
scendere senza via obbligata lungo una valletta erbosa, seguendo grosso
modo l’impluvio del piccolo rio asciutto (tubo per l’acqua): questo
tratto, per l’assenza di tracce visibili ed il terreno ripido,
dissestato e infestato da intricata vegetazione risulta molto faticoso e
fastidioso, e richiede comunque attenzione per evitare cadute.
Finalmente, oltre alcuni alberi sulla destra in basso, si individuano i
tetti in lamiera dei Forest
Borghin: con percorso sempre più difficoltoso, a causa
dell’intricata vegetazione, si giunge all’altezza delle case, dove
giunge una carrareccia sterrata dal fondovalle di Rio Freddo (h
0,35 dai Forest Ciarnièr).
Seguendo la carrareccia in discesa,
che effettua alcuni lunghissimi tornanti poco ripidi, si raggiunge
finalmente la carrozzabile asfaltata sul fondovalle di Rio Freddo a
quota
1450 m
circa, più o meno a metà strada fra i Forest
Nadin e i Forest
Nola
(h 0,20 dai Forest Borghin, palina
segnaletica indicante “Forte M. Ciarnièr – h
3,30”
).
Se non si è provveduto a munirsi
di un secondo mezzo parcheggiato in loco (opzione preferibile), e non si
è fortunati con l’autostop, non rimane che seguire in discesa la
stradina asfaltata che, in poco meno di
5 km
, riporta al parcheggio (h
1,15 dall’incrocio con la strada).