Anello di Punta Ciarnièr 2573 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 14

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 75

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

RISALENDO LA SPLENDIDA FAGGETA SULLA SINISTRA IDROGRAFICA DI RIO FREDDO, VERSO IL POGGIO DI DONÈA

DALLE PENDICI DELLA ROCCIA LISCIART VERSO LE FORTIFICAZIONI DI VINADIO

LA TESTATA DEL SELVAGGIO VALLONE DOMINATO DALLA PUNTA CIARNIÈR, CON LA BEN TRACCIATA MULATTIERA EX-MILITARE, DAL COLLETTO DI QUOTA 2250

IL DIROCCATO RICOVERO EX-MILITARE INTITOLATO AL CAPITANO NASALLI ROCCA

COLORI D’AUTUNNO NELLA COMBA FUNS CIARNIÈR

IL PERCORSO DI DISCESA DAL PASSO CIARNIÈR AL FONDOVALLE DI RIO FREDDO, RIPRESO DAI PRESSI DELLA CIMA DI TRENT

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Stura. Oltre Demonte (capoluogo della valle), si supera anche Vinadio (904 m, 63 km da Mondovì): circa 1 km oltre il paese si svolta a sinistra in direzione del Colle della Lombarda. Superata la borgata Pratolungo ( 926 m ), con numerosa serie di tornanti la rotabile si inserisce nel selvaggio Vallone di Sant’Anna. Trascurando la prosecuzione verso Sant’Anna di Vinadio ed il Colle della Lombarda, si imbocca una diramazione a sinistra per il Vallone di Rio Freddo: si risale lo stretto vallone per circa 750 m , per  parcheggiare poi in un piccolo slargo sulla sinistra (poco prima dei Forest Mossòn, 1070 m, 7 km circa da Vinadio).

 

ITINERARIO

Dal piccolo parcheggio si segue a ritroso la strada asfaltata per alcune decine di metri, fino ad individuare sulla sinistra lo stacco di un sentiero parzialmente invaso dagli arbusti (cartello giallo di www.vallesturasport.it). Il sentiero diventa subito larga mulattiera: questa inizia a salire nella fitta faggeta con gran numero di serpentine, ancora ottimamente tracciate nonostante alcune piccole frane e la grande quantità di fogliame secco che a tratti ne ricopre il fondo. Con percorso ripido ed un po’ monotono la mulattiera guadagna quota nella boscaglia, mantenendo grosso modo la direzione sudovest: con percorso sempre evidente, si giunge ad un poggio erboso dove sorgono i ruderi di alcuni antichi “forest” ( 1647 m ). Di qui si prosegue a salire nella faggeta, che presto lascia spazio al lariceto: con fondo un po’ più rovinato, la mulattiera effettua ancora un lungo traversone verso sud (bella vista sul costone che dalla Punta Crosa raggiunge la Testa Rimà ), supera un terrapieno con ruderi ex-militari, quindi con alcuni tornanti parzialmente in frana di fianco ad una piccola pietraia raggiunge la spalla erbosa sullo spartiacque Sant’Anna-Rio Freddo denominata localmente Donèa (1857 m, h 1,45 dalla partenza). Il poggio mostra evidenti segni di fortificazione: su un’ampio terrapieno circolare ricavato con bassi muretti a secco è eretto un piloncino di pietre cementate, da dove si domina la media Valle Stura da Vinadio fino alla Stretta delle Barricate. Sul filo del costone, verso sud, al limitare del bosco, sorgono invece numerose costruzioni ex-militari ormai in rovina, con alcune imponenti opere murarie in pietre a secco ancora discretamente conservate.

Proseguendo a sinistra (sud), la mulattiera percorre per breve tratto il filo del costone poi, quando questo si impenna decisamente verso la rocciosa Roccia Lisciàrt, si devia a destra, sul versante di Sant’Anna: con diverse svolte nel lariceto la mulattiera guadagna quota, quindi si riporta sul versante di Rio Freddo e traversa per un tratto in moderata salita la testata di un vallonetto, con belle vedute sulla sponda opposta del vallone. Con ripide serpentine, in parte in frana, si guadagna quindi un’ampia sella erbosa nuovamente sullo spartiacque, denominata Passo di Testa Combè ( 2160 m , h 1,00 da Donèa), aperta tra la Roccia Lisciart e la stessa Testa Combè.

Da qui ci si porta definitivamente sul versante di Sant’Anna: si scende pochi metri per tagliare la testata di un avvallamento, quindi si sale con alcuni ripidi tornanti ad un nuovo colletto erboso. Si scende, sul versante opposto, alla testata di un ulteriore valloncello, seguendo una curiosa trincea rocciosa naturale, quindi con una serie di svolte nella pietraia si guadagna un terzo colletto ( 2250 m circa), dove sorgono resti di fortificazioni e da dove appare la testata del selvaggio vallone dominato dalla scura Punta Ciarnièr (a sinistra, con il ben visibile caposaldo sulla sommità) e dalla più modesta Cima Resdour (a destra).

La mulattiera, in questo tratto particolarmente rovinata, scende per ripidi pendii erbosi sul fondo della comba terminale del vallone (con una perdita di quota di circa 100 metri ), dove radi larici vegetano fra grandi massi. Con un tratto perfettamente conservato nella pietraia, la mulattiera si porta sul costone morenico al centro della comba e, ripresa la salita, raggiunge il ripiano detritico dove sorgono i ruderi di un ricovero ex-militare ( 2301 m ) dedicato al Capitano Nasalli Rocca. Nell’ala nord, l’unica ancora accessibile, si possono notare i resti di un massiccio portone borchiato e di un vecchio caminetto da parete.

Lasciando a destra il ricovero diroccato si ritrova la mulattiera che, sempre al centro della comba, guadagna quota su un costoncino erboso, quindi taglia nella pietraia verso destra e, con alcune lunghe serpentine sul detritico versante est della Cima Resdour, raggiunge il ripido pendio alla testata dell’avvallamento. Oltre una barra rocciosa la sede della mulattiera è stata cancellata dalle frane: non rimane dunque che risalire al meglio l’ultimo pendio terroso fino all’ampio colletto aperto fra la Punta Ciarnièr e la Cima Resdour ( 2440 m circa, h 1,15 dal Passo di Testa Combè). Bellissimo panorama sulla testata del selvaggio Vallone della Maladecia, con il severo versante settentrionale della Punta Maladecia in primo piano e la triangolare parete della Testa Gias dei Laghi sullo sfondo.

Dal colletto non rimane che seguire le tracce della vecchia mulattiera che salgono a sinistra, inizialmente sul filo della cresta ovest della Punta Ciarnièr: dopo alcune svolte su terreno roccioso la traccia traversa decisamente a destra e, raggiunto l’erboso pendio sudovest, lo risale con alcune ampie serpentine fino al cocuzzolo di roccette della Punta Ciarnièr ( 2573 m , h 0,25 dal colletto), sulla quale sorgono i ruderi dell’antico caposaldo ottocentesco. Magnifico panorama a giro d’orizzonte, in particolare sul massiccio del Monte Matto, sull’imponente Testa del Malinvern, sulla costiera Gias dei Laghi-Maladecia e sulle lontane vette del Corborant e dell’Ischiator. Verso Nord, oltre i verdeggianti altipiani della Margherina e della Gardetta (sui quali svetta Rocca la Meja) appaiono le alte vette delle Cozie, con il Brec e l’Aiguille de Chambeyron ed il Monviso.

Ritornati al colletto, si prosegue lungo la mulattiera principale, che taglia pressoché pianeggiante a mezzacosta il ripido ma erboso versante Sudovest di Punta Ciarniér e raggiunge l’ampia insellatura del Passo Ciarniér ( 2464 m , h 0,20 dalla cima), aperto tra la Punta ed il Funs Ciarnièr.

Seguendo ora una rovinata mulattiera ex-militare (ometti), si scende a sinistra (Est) nell’ampia Comba Funs Ciarnièr: con diverse serpentine, in parte in frana, la traccia perde quota lungo l’erboso pendio, mantenendosi sempre sulla sinistra idrografica dell’avvallamento. Con percorso in questo tratto evidente, sempre segnalato da numerosi ometti, si taglia tutto il fianco dell’ampia conca, occupata sul fondo da una vasta pietraia: tagliando piccole lingue di detriti, la vecchia mulattiera perde poi quota con un tratto più ripido, raggiungendo la soglia glaciale della conca, che precipita poi ripida sul fondovalle di Rio Freddo (h 0,30 dal passo).

Fra erba, cespugli di mirtilli e radi larici si continua a scendere, seguendo tracce sempre più labili: tendendo sempre un po’ verso sinistra, si discende un vasto tavolato erboso (qui la traccia non c’è, alcuni preziosi ometti indicano la direzione) quindi, quando la pendenza aumenta decisamente, si traversa tutto a sinistra, in direzione del poggio erboso che ospita i diruti edifici dei Forest Ciarniér ( 1794 m , h 0,35 dalla soglia glaciale della comba), raggiungibili con breve deviazione dalla vecchia mulattiera).

A questo punto il tracciato, in condizioni sempre peggiori, traversa verso destra la testata di un piccolo avvallamento, supera un boschetto dove i rami e gli alberi caduti rendono la marcia difficile e discende poi un costone erboso con radi alberi, lasciando in alto a sinistra un altro piccolo gruppetto di “forèst” semicrollati. Ormai in assenza di qualsiasi traccia, e lasciato in vista dei “forest” l’ultimo ometto, si prosegue a scendere senza via obbligata lungo una valletta erbosa, seguendo grosso modo l’impluvio del piccolo rio asciutto (tubo per l’acqua): questo tratto, per l’assenza di tracce visibili ed il terreno ripido, dissestato e infestato da intricata vegetazione risulta molto faticoso e fastidioso, e richiede comunque attenzione per evitare cadute. Finalmente, oltre alcuni alberi sulla destra in basso, si individuano i tetti in lamiera dei Forest Borghin: con percorso sempre più difficoltoso, a causa dell’intricata vegetazione, si giunge all’altezza delle case, dove giunge una carrareccia sterrata dal fondovalle di Rio Freddo (h 0,35 dai Forest Ciarnièr).

Seguendo la carrareccia in discesa, che effettua alcuni lunghissimi tornanti poco ripidi, si raggiunge finalmente la carrozzabile asfaltata sul fondovalle di Rio Freddo a quota 1450 m circa, più o meno a metà strada fra i Forest Nadin e i Forest Nola (h 0,20 dai Forest Borghin, palina segnaletica indicante “Forte M. Ciarnièr – h 3,30” ).

Se non si è provveduto a munirsi di un secondo mezzo parcheggiato in loco (opzione preferibile), e non si è fortunati con l’autostop, non rimane che seguire in discesa la stradina asfaltata che, in poco meno di 5 km , riporta al parcheggio (h 1,15 dall’incrocio con la strada).  

 

 

TEMPO TOTALE

h 8,00 circa (h 6,45 circa se si dispone di due mezzi)

DISLIVELLO

1700 m circa

DIFFICOLTA’

E allenatissimi (EE la discesa per la Comba Funs Ciarnièr)

ULTIMO SOPRALLUOGO

15 settembre 2013

PERIODO CONSIGLIATO

luglio e settembre - ottobre

COMMENTI

Lunghissima e faticosa salita, interessante per l’ambiente molto aperto e solitario e per la visita ai resti di numerose installazioni ex-militari, alcune addirittura di origine ottocentesca.

Ad una prima parte un po’ monotona, interamente nel bosco, ne segue una seconda più varia e panoramica fino in vetta. La discesa risulta più complicata del previsto, specie nell’ultima parte, ed è assolutamente da sconsigliare in caso di scarsa visibilità. Consigliato disporre di un secondo mezzo, per evitare il lungo tratto finale su asfalto.