Anello di Rabuons

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CARTINA CONSIGLIATA

A.S.F. scala 1:25.000 – Foglio 05

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 63

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL PAESE DI SAINT ETIENNE DE TINÈE VISTO DAL SENTIERO DE LA SÈLASSE

IL TRACCIATO DEL “CHEMIN DE L’ENERGIE” CHE CONDUCE AL REFUGE DE RABUONS DALL’ULTIMO TRATTO DEL SENTIERO DE LA SÈLASSE

IL PUNTO DOVE SI INCONTRANO I DUE SENTIERI DEL “CHEMIN DE L’ENERGIE” E DEL “CANAL DE CASCAÏ”

IL CARATTERISTICO REFUGE DE RABUONS

 

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo, da dove si risale la Valle Stura fino a Vinadio. Svoltando a sinistra, si risale il lungo Vallone di Sant’Anna fino al Colle della Lombarda, da dove si scende a Isola 2000 e poi a Isola, sul fondovalle della Tinée. Si svolta a destra e si risale la valle fino a Saint Etienne de Tinée (1144 m, 120 km da Mondovì).

b) Da Ventimiglia (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si raggiunge Nizza, da dove si risale la Val du Var, in direzione di Grenoble. Presso la confluenza della Tinée nel Var si svolta a destra e si risale la lunga Val della Tinée fino a Saint Etienne de Tinée (1144 m, 124 km da Ventimiglia).

 

Subito oltre il Pont de Saint Antoine, a monte dell’abitato, si trova lo stacco del sentiero (cartelli e paline, parcheggio sulla sinistra, subito prima del ponte).

 

ITINERARIO

Una comoda mulattiera rozzamente lastricata, segnalata con tacche gialle, sale in diagonale verso destra, superando numerose grange ristrutturate ed un antico pilone sacro, fino ad un poggio erboso a quota 1346 m, al limitare della zona interdetta de “La Clapiére” (la gigantesca frana che, da oltre un secolo, incombe a valle del paese). Con brusca inversione di marcia, la mulattiera prosegue a salire in diagonale, questa volta verso sinistra, ritornando al di sopra del centro abitato: il rado bosco di latifoglie e cespugli lascia presto il posto ad uno splendido lariceto (Bois de la Sélasse). Raggiunto un panoramico pulpito, presso alcune vecchie grange, il lungo traversone termina, ed il sentiero inizia a risalire il ripido costone boscoso con infinita serie di ripidi tornanti.

Giunti in località “Croix de Sélasse” (1710 m, h 1,30, paline), si trascura una diramazione a sinistra per il Vallon du Ténibre e si prosegue la salita: lasciata una nuova diramazione, a sinistra, per il Lac Pétrus (palina), si continua a salire nel lussureggiante bosco fino ad uscire, molto più in alto, su di un costone erboso che si affaccia, dall’alto, sul profondissimo Vallon de Rabuons, di cui appare la selvaggia testata caratterizzata dai numerosi salti d’acqua del rio e dalla ancora lontana sagoma del Refuge de Rabuons. Ormai al limite superiore del lariceto, il sentiero risale il costone erboso con numerose svolte fino ad intercettare, a quota 2382 m , il pianeggiante tracciato del “Chemin de l’Energie” (h 1,20 da Croix de Sélasse, paline).

Non rimane ora che seguire verso destra il comodo sentiero che, con sinuoso percorso, taglia l’ampia testata del Vallon de Rabuons: superato un tratto dirupato, anche grazie ad un paio di brevi gallerie in roccia, il sentiero lascia a destra la ripida traccia del “Canal de Cascaï” (paline, che si seguirà al ritorno) e raggiunge una vecchia costruzione in rovina dell’EDF. Un ripido tratto delimitato da corrimano consente di raggiungere una passerella di legno gettata sul rio emissario del sovrastante lago (incanalato artificialmente), immediatamente a monte della serie di spettacolari cascate che questo forma: nei pressi sorge una nuova costruzione, sempre di proprietà dell’EDF. Con tortuoso percorso fra grandi dossi di rocce montonate, il sentiero transita presso alcune pozze poi, lasciata a sinistra la traccia che si porta sulle sponde del grandioso Lac de Rabuons ( 2500 m ) e prosegue verso gli alti valichi (paline), si supera un ponticello, si rimonta verso destra un ultimo dosso e ci si porta sul poggio roccioso dove sorge il Refuge de Rabuons (2523 m, h 0,50 dall’incrocio con il “Chemin de l’Energie”).

Bellissimo panorama sul grande Lac de Rabuons (il più vasto specchio d’acqua naturale delle Alpi Marittime, nel 2013 semi-svuotato per gli imponenti lavori di captazione effettuati dall’EDF) e sulle cime che fanno corona all’alto circo (Cimes de Chalànches, Cime dell’Ischiator, Becco Alto d’Ischiator, Monte Ténibres). Dalla parte opposta, la vista può spaziare, oltre il profondo solco del Vallon de Rabuons, sul terrazzo morenico sul quale sorge la stazione sciistica di Auròn e sulle cime della destra idrografica della Val de la Tinée.

Il ritorno, oltre che per la stessa via percorsa in salita, può avvenire anche per la bella variante del “Canal de Cascaï”: unico neo, il punto di arrivo di questo sentiero, che dista quasi 5 km da Saint Etienne, per cui nel caso sarebbe preferibile essere provvisti di un secondo mezzo.

Si ritorna comunque con il sentiero seguito in salita fino al bivio poco oltre la costruzione diruta di proprietà dell’EDF (la palina è posizionata qualche decina di metri dopo l’effettivo stacco, a sinistra, del sentiero): si abbandona dunque il tracciato del “Chemin de l’Energie” e si inizia a scendere con decisione a sinistra, di fianco all’impetuosa cascata superiore del rio (Torrent de Rabuons). Con innumerevoli tornanti la traccia (sbiadite tacche gialle) dapprima perde quota direttamente, poi si appoggia verso destra, raggiungendo un nuovo ramo sorgentizio nei pressi di un lungo canalone detritico. Tagliando nuovamente verso sinistra, con altri tornanti ci si riporta nei pressi del rio, passando ai piedi di un’altra minore cascata che scende da una placconata. Raggiunto un ripiano erboso inclinato, ai piedi della cascata superiore, si prosegue a scendere di nuovo verso destra, in un ampio canalino fra massi e radi alberi. Superate alcune piccole pietraie, il sentiero raggiunge infine i dossi erbosi sul fondo del vallone, a valle dell’altissima bastionata che sorregge la conca del Lac de Rabuons (bella veduta sull’impressionante cascata inferiore). Il sentiero, sempre più incerto e confuso dalle alte erbe (preziosi appaiono in questi tratti gli sbiaditi segni gialli), continua a perdere quota, anche se ora in modo molto più graduale, sulla destra idrografica del vallone: a tratti in cui si cammina quasi a fianco del torrente se ne alternano altri in cui ci si mantiene un po’ più alti, fra pascoli e radi boschetti. Molto più in basso si raggiunge un poggio alberato, dove sorge una antica grangia abbandonata ancora in discrete condizioni (h 1,20 dal rifugio, paline).

Con un paio di ampi tornanti in discesa verso sinistra si scende al sottostante pascolo (in questo tratto la traccia nell’erba risulta particolarmente incerta): trascurata quindi una labile traccia che continua a scendere sulla destra idrografica (diretta alle Granges Galléan, probabilmente), si scende ancora brevemente a sinistra fino ad una passerella gettata sull’impetuoso torrente. La passerella è recente e solida, ma in caso di acqua abbondante (come all’epoca del mio sopralluogo, luglio 2013) può capitare che il letto del rio si allarghi, costringendo a superare un primo tratto a guado; inoltre, la violenza della corrente potrebbe addirittura portare le acque al di sopra della passerella, rendendo alquanto viscido e precario il passaggio. Con attenzione, comunque, si supera il ponticello: dall’altra parte si percorre ancora una più rustica passerella in salita verso destra, che consente di raggiungere uno speroncino roccioso. Qui si continua pianeggiando nel bosco, che man mano diventa sempre più fitto, seguendo il vecchio tracciato di un antico e piccolo canale di captazione delle acque: in questo tratto la traccia di sentiero risulta assai incerta, spesso completamente coperta dalle alte erbe e dalle ortiche (segni gialli). Dopo un discreto tratto a contatto del canale i segni gialli portano a discendere un breve tratto rovinato dalle acque superficiali, quindi conducono, a mezzacosta sul pendio boscoso sempre più ripido, all’imbocco di una stretta cengia intagliata in una bancata rocciosa immersa sempre nella boscaglia. La traccia di sentiero, sempre pressoché pianeggiante, percorre la cengia, in qualche punto con l’ausilio di rustici ponticelli di legno, di cui va comunque sempre controllata l’affidabilità: con percorso assai caratteristico il sentiero segue lungamente questo sistema di cengette, con brevi passi esposti ma sempre elementari. Ad un certo punto una serie di tre ponticelli consecutivi risulta in parte franata: si scende allora in verticale per una decina di metri con l’ausilio di una nuova scala metallica, quindi si risale ripidamente per una traccia fino a riafferrare la cengetta oltre il franamento. Poco oltre una serie di passerelle in discesa, disposte a tornanti, fanno perdere alcuni metri di quota, quindi si supera anche una brevissima placchetta munita di catene. Aggirato un costone, sempre nel bosco, si raggiunge un pulpito, da dove il sentiero inizia a scendere con decisione verso destra. Con gran numero di ripidi tornanti il sentiero perde quota nel bosco, che a tratti si dirada in assolate radure prative: diverse tracce si diramano dal sentiero principale, e non sempre è facile capire la direzione da seguire. La cosa migliore è seguire sempre il ramo che scende in maniera più diretta verso valle, anche se presto si perdono di vista gli sbiaditi bolli gialli (probabilmente a causa di una mia scelta errata). Superato un gruppo di grange dirute (ma si possono anche non incontrare, sentiero particolarmente infastidito da rami e alberi caduti), si prosegue a scendere ripidamente, raggiungendo un grande chalèt ristrutturato all’ombra di un grande albero (piloncino sacro nei pressi). Da qui si origina un’ampia mulattiera che devia a destra ed inizia a scendere, sempre molto ripidamente, nel bosco: anche qui si dipartono dalla mulattiera numerose diramazioni, tendenzialmente da non considerare. Con ertissimi tornanti la mulattiera perde quota nel bosco, quindi traversa con decisione verso destra portandosi, molto più in basso, a sfiorare il letto del Torrent de Rabuons. Rimanendo comunque sulla sinistra idrografica la mulattiera scende ancora brevemente ad alcune case ristrutturate, dove si immette su una carrareccia: la carrareccia, con diversi tornanti ormai non troppo ripidi, scende ad intercettare la strada di fondovalle sulla sinistra idrografica della TInée, poco più a valle del deposito dei mezzi spartineve (1080 m circa, h 1,15 dall’antica grangia abbandonata).

Seguendo la strada asfaltata verso sinistra (a destra, oltre il deposito mezzi, la strada è interrotta per l’incombere della frana denominata “La Clapiére”) si raggiunge dopo un centinaio di metri la palina dello stacco “ufficiale” del sentiero del “Canal de Cascaï” (probabilmente abbandonato ad uno dei numerosi bivi incontrati), quindi proseguendo lungo la strada si raggiunge la “D2205” della Val de la Tinée all’altezza del ponte sulla Tinée, circa 3,5 km a valle di Saint Etienne. Se percorso a piedi, il tragitto tra lo sbocco del sentiero e il parcheggio a monte di Saint Etienne (5 km circa in totale) richiede ancora circa h 1,15 di fastidioso cammino.

 

TEMPO TOTALE

h 6,15 circa (h 7,30 se si percorrono a piedi anche i 5 km di asfalto)

DISLIVELLO

1450 m circa

DIFFICOLTA’

E (EE in alcuni punti del “Canal de Cascaï”)

ULTIMO SOPRALLUOGO

27 luglio 2013

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Lungo anello, faticoso ma meritevole per i diversi ambienti attraversati. La salita per il “Bois de la Sélasse ” può risultare a tratti un po’ monotona, ma lo splendido ambiente boschivo ripaga in parte della scarsità di paesaggio. Molto bella la conca del Lac de Rabuons, aspra ed alpestre. Il ritorno per il  “Canal de Cascaï” risulta nel complesso molto vario e pittoresco, anche se a tratti il sentiero non è ben marcato (l’itinerario, un tempo classico, è oggi poco frequentato perché in salita risulta più faticosa del Sentiero de la Sélasse ). Controllare l’affidabilità dei vari ponticelli e della passerella sul Torrent de Rabuons. Molto poco piacevole, in assenza di mezzi alternativi, risulta la camminata sulla strada asfaltata per ritornare al parcheggio.