Nel Vallone del Dragonet

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 15

CATEGORIA/ZONA:

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 49

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

CASCATA NEL VALLONE DEL DRAGONÈT 

LA CRESTA DEL DRAGONÈT DAL COSTONE DIVISORIO CON IL SELVAGGIO VALLON FUND

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso.  

Oltre Valdieri, si lascia a sinistra la diramazione per Entracque e si continua dritti, raggiungendo la piccola borgata di Sant’Anna di Valdieri. Proseguendo lungo il fondovalle, si superano ancora i Tetti Gàina e si giunge in località Ponte della Vagliotta (1100 m), allo sbocco dell’omonimo vallone, dove si può lasciare l’auto in due capaci parcheggi sulla destra della strada.

 

ITINERARIO

Dal parcheggio si continua per un breve tratto sulla strada asfaltata, poi si prende a sinistra un’ampia mulattiera, che scende ad attraversare il Torrente Gesso della Valletta sul Ponte della Vagliotta (1091 m). Superato il ponte si gira a sinistra e, dopo poche decine di metri, si lascia la mulattiera principale, diretta al Bivacco Barbero (vedi anche itinerario Nel vallone della Vagliotta), per seguire la diramazione di destra (palina) che risale con modeste pendenze la riva destra idrografica del torrente. Attraverso fitte macchie di faggi e brevi radure, il sentiero risale la valle: superato lo sbocco dell’incassato Vallon Fund, si guadagna quota con alcuni tornanti in mezzo alla rigogliosa vegetazione, per uscire poi dal bosco in corrispondenza dello sbocco inferiore del Vallone del Dragonèt

Superato su pietre il rio, il sentierino (tacche rosse) si porta sul filo del costoncino detritico che divide in due la parte inferiore del vallone, e lo risale per un tratto, ora nuovamente nel bosco. Si incontra a destra una traccia di sentiero in discesa con segnavia rossi da non considerare (è il “vecchio” sentiero N6, che staccava presso i Tetti Niòt e che oggi è impraticabile per l’impossibilità di superare il Gesso) e, dopo alcuni brevi tornanti, si raggiunge un piccolo ripiano detritico alla base della stretta gola da cui precipita, con spettacolare serie di cascate, il ramo sinistro del Rio del Dragonèt. Superato il rio verso sinistra, si risale la sponda opposta lungo una serie di cengette che facilitano il superamento di una placconata rocciosa: segni rossi indicano il percorso più appropriato. Raggiunto il filo di un costone alberato, lo si risale ripidamente fra fitta vegetazione arbustiva, fino ad uscire sulla scoscesa radura erbosa dove sorgono i pochi resti del diroccato Gias del Dragonèt (1399 m). 

Il sentierino risale la radura puntando leggermente a destra, e si porta alla base di una bassa bastionata di rocce arrotondate che sbarra il vallone. Si supera la breve placconata alla sua estemità destra, seguendo il percorso indicato dai segni rossi: un po’ di attenzione va prestata in caso di fondo bagnato e scivoloso. Il sentiero si riporta quindi verso il centro del vallone, per una serie di pendii erbosi e brevi boschetti, ritrovando il rio ai piedi di una spettacolare cascata che incide il sovrastante salto roccioso. Superato nuovamente il corso d’acqua, la traccia (qui piuttosto incerta) risale i ripidi pendii sulla destra idrografica del vallone con numerosi erti tornanti: più in alto, fra grandi massi, si incontra un grosso basamento di pietre, ancora in discreto stato, che costituiva il pilone intermedio di un’antica teleferica utilizzata per il trasporto a valle dei blocchi di ghiaccio ricavati dal sovrastante Ghiacciaio del Dragonèt, oltre il quale si prosegue a salire per ripidi pendii scoperti (ometti, segni rossi). Con alcuni ampi tornanti, il sentiero si porta a ridosso del lungo sperone discendente dall’Asta Sottana, divisorio fra il Vallone del Dragonèt ed il selvaggio Vallon Fund dove, in corrispondenza di una secca svolta, si lascia un grosso ometto di pietre. Questo ometto indica l’inizio di una vecchia traccia di collegamento fra il Vallone del Dragonèt e quello della Vagliotta: questo percorso, che alcune guide indicano di difficoltà EE, è in realtà da sconsigliare vivamente a causa delle difficoltà di orientamento e del terreno, particolarmente infido e pericoloso durante il lungo e complicato traverso alla testata del Vallon Fund. 

Ci si riporta invece verso il centro del vallone, traversando per piccoli boschetti e pendii prativi, si riattraversa il rio alla base di un’altra bella cascata e si raggiunge un ripiano erboso dominato da una balza di placche rocciose incise da alcune cascatelle. Il sentiero risale il ripiano erboso (traccia poco evidente) tendendo verso sinistra e, mantenendosi alla base delle placche, rimonta il ripido pendio sulla destra idrografica del vallone con nuove serpentine: raggiunge poi nuovamente la sponda del ruscello, che risale per un tratto, fino ad un grosso masso dove spicca un evidente segno rosso. Su una roccia poco distante appare ancora uno sbiadito segnavia N6. Il sentiero piega a questo punto a destra, verso il centro del vallone, risale per breve tratto il letto di un rivolo, poi traversa definitivamente verso destra, tra fitti boschetti di faggi: superato un ultimo rio, sale in breve sul poggio roccioso dove sorge il Bivacco Nicola Gandolfo (1890 m, h 2,15 dal Ponte della Vagliotta), posto in un ambiente molto selvaggio ed appartato. Interessante colpo d’occhio sulla testata del Vallone del Dragonèt, con l’omonimo piccolo ghiacciaio racchiuso fra le alte pareti dell’Asta Soprana e Sottana, e sulla selvaggia cresta divisoria col Vallone di Lourousa (Guglia, Gendarme e Cima del Dragonèt). Verso nord-ovest il panorama è limitato alla lunga cresta che dal Monte Matto scende verso Sant’Anna di Valdieri, visibile nel lontano fondovalle

Ritorno per la stessa via in h 1,45.

 

TEMPO TOTALE

h 4,00 circa

DISLIVELLO

700 m circa 

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

27 settembre 2009

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - ottobre

COMMENTI

Itinerario piuttosto breve che permette di raggiungere, con relativamente poca fatica, uno dei luoghi più solitari, selvaggi ed abbandonati delle Alpi Marittime. Il bivacco è posto su un poggio sospeso sul fondovalle, sovrastato da opprimenti pareti rocciose fra le quali si annida il piccolo Ghiacciaio del Dragonèt, ancora presente nonostante il riscaldamento globale. Una gita un po’ a sé stante e che non permette traversate di ampio respiro (raggiungere il Bivacco Barbero è altamente sconsigliato a causa dei pericoli oggettivi dell’infido terreno!), ma consigliata per l’ambiente veramente incontaminato e selvaggio.