Si attraversa la carrozzabile e si
        guada il Rio Freddo, con
        qualche possibile difficoltà in caso di acqua abbondante (si rischia di
        bagnarsi). Oltre il guado si prosegue a sinistra per pochi metri di
        fianco al rio, incontrando a destra un sentiero abbandonato che, quasi
        in terrapieno, si porta sulla destra idrografica del vallone. Terminato
        il terrapieno, si prosegue a sinistra inizialmente in piano poi, presso
        una sorgente interrata, il sentiero (o meglio ciò che ne resta) inizia
        a salire con decisione fra alberi e fastidiosi arbusti. Raggiunta una
        spalla erbosa, le tracce proseguono a traversare, ora pressoché
        pianeggianti, tutto il versante destro idrografico del vallone (in
        direzione del suo sbocco): in numerosi punti il sentierino, sebbene
        sempre riconoscibile, è quasi scomparso, e numerosi arbusti e piante ne
        invadono fastidiosamente la sede. Dopo il lungo traverso la traccia
        inizia una serie di erti tornanti nel bosco e, sempre più evidente,
        raggiunge l’ampia mulattiera-carrareccia proveniente dalla Diga di Rio
        Freddo (possibile variante di accesso che implica un aggravio di circa
        20 minuti in più): l’innesto sulla mulattiera avviene all’altezza
        di un ben conservato tornante con muri a secco, che consente di
        individuare agevolmente questo punto anche in discesa.
        
        
        Seguendo la larga e comoda
        mulattiera verso sinistra, nel fitto bosco, si raggiunge in pochi passi
        l’ampia spianata erbosa dove sorge l’antica costruzione ex-militare
        della  Batteria Serziera  (o Forte Piroat, come indicato sulla palina in
        loco, 
        1252 m, h 0,30
        dalla partenza).
        
        
        All’estrema destra della spianata
        riprende la larga mulattiera ex-militare: con moderata salita essa
        traversa lungamente sul versante Riofreddo, quindi effettua un
        lunghissimo tornante che riporta sul crinale, in corrispondenza della
        sottostante batteria. Superata una vecchia costruzione (probabilmente
        l’ex corpo di guardia), con lieve discesa la mulattiera va ad
        intercettare l’ampia carrareccia proveniente da Vinadio (loc. Forèst
        Balota, paline). Si prosegue a destra, in salita: con alcuni
        tornanti nel fitto bosco, la carrareccia sfiora 
        la Caserma
         
         difensiva della Sources (1352 m
        circa) e, dopo un nuova tratto di moderata salita, raggiunge il grande
        spiazzo antistante l’ex
        postazione di batteria Piroat
        (1402 m, h 0,30 dalla Batteria Serziera).
        
        
        All’estremità opposta del
        ripiano si segue una petrosa mulattiera (ometto) che inizia a risalire
        il pendio boscoso: con alcune svolte la mulattiera si porta su una
        spalla erbosa, nei pressi della quale sorgono alcuni diruti ricoveri,
        dove si biforca. Trascurato il pianeggiante ramo di destra, che prosegue
        a traversare in quota sul versante di Rio Freddo, si prosegue a
        sinistra, lungo la mulattiera che inizia a risalire con decisione il
        bosco misto di latifoglie. Con gran numero di comodi tornanti la
        mulattiera (a tratti ridotta a sentiero) continua in salita fino ad una
        radura con ruderi di un gias: alcune diramazioni non creano
        problemi, grazie agli utili ometti di pietre che segnalano il percorso
        corretto. Oltre il pascolo si rientra nel bosco, qui costituito in
        prevalenza da faggi, e si continua la
        lenta ma costante salita, mantenendosi pressoché sul crinale
        Stura-Rio Freddo. Più in alto si raggiunge una piccola pietraia (bella
        veduta sulle sottostanti fortificazioni), che la mulattiera
        supera con alcuni lunghi tornanti, quindi ci si porta leggermente sul
        versante di Rio Freddo e, con un’ultima serie di svolte, si raggiunge
        l’ampia dorsale pascoliva poco
        a sud-est della rocciosa sommità di Punta Crosa (
        1895 m
        , h 1,20
        dalla ex postazione di batteria). Con pochi passi verso sinistra,
        aggirando gli ultimi massi, si può eventualmente raggiungere la sommità
        vera e propria della Punta Crosa (
        1905 m
        ), dove sorge una grossa croce di ferro e da dove si gode di un
        bellissimo panorama sulla conca di Vinadio e sul fronteggiante Vallone
        di Neraissa.
        
        
        Svoltando a destra, si prosegue invece
        in moderata salita fra splendidi pascoli: rientrata nel rado
        lariceto, la mulattiera risale, e poi aggira, un costone colonizzato dai
        rododendri e prosegue a traversare poco sotto il crinale, che in questo
        tratto divide il Vallone di Rio Freddo con il più modesto Vallone della Palla. Si
        giunge così in località “le
        Trune” (h
        0,30 dalla Punta Crosa), dove numerosi diruti ricoveri
        ex-militari seminterrati sorgono sul
        costone immediatamente sottostante l’erbosa Cima
        di Trent (
        2097 m
        ), eventualmente raggiungibile in pochi minuti (palo di legno sulla
        sommità).
        
        
        Costeggiate le ultime trune, la
        mulattiera si porta sulla displuviale, da dove si apre
        imponente la vista sulle testate dei valloni limitrofi. Con alcuni
        saliscendi, sempre ottimamente tracciata, essa percorre il dorso
        pascolivo, rimanendo
        a tratti di poco sul versante di Rio Freddo. Si giunge così
        ad un’ampia insellatura erbosa, da dove si domina (verso sinistra) la selvaggia
        e solitaria comba dove, fra radi larici, giace il piccolo Lago
        della Palla, alla testata dell’omonimo abbandonato vallone. Qui la
        mulattiera inizia una
        serie di più erte serpentine per risalire la ripida e rocciosa Costa di
        Palla (
        2387 m
        ). Scesi ad
        una successiva insellatura, al piede nord della detritica
        Cima di Palla (ruderi di ricoveri), si sale in breve ad un intaglio
        roccioso, dal quale si traversa in quota la testata del ripidissimo e
        dirupato Vallone Grosso
        (tributario di Rio Freddo). Costeggiata la base della parete ovest della
        Cima di Palla (in principio di stagione, possibili lingue di neve dura),
        con alcune svolte la mulattiera si porta sull’ampio colletto fra 
        la Cima
        di Palla e 
        la Testa Rimà
        , ormai sullo spartiacque Rio Freddo-Valletta. Con
        un’ultima serie di ampie svolte (oppure più direttamente,
        per il ripido ma breve pendio di rocce e gerbidi) si raggiunge l’ampia
        sommità della Testa Rimà (
        2506 m
        , h 1,30
        da “le Trune”), dove sorgono un
        vecchio segnale trigonometrico ed i ruderi di un
        osservatorio militare ottocentesco.
        
        
        Dalla cima si domina una vasta
        porzione del territorio circostante: dalla testata del Vallone della
        Valletta, con il grande Lago
        Soprano della Valletta e l’aguzza Rocca 
        la Pàur
        , al selvaggio versante nord del Monte Matto, dalla Testa del
        Malinvern alla lunga
        costiera Gias dei Laghi – Maladecia, fino al lungo e
        sinuoso solco della Stura con le principali cime delle Marittime e delle
        Cozie. Proprio per questa sua valenza panoramica, alla fine
        dell’Ottocento il Regio Esercito eresse sulla sommità della Testa Rimà
        un osservatorio che, insieme al suo gemello sulla dirimpettaia Punta
        Ciarnier, aveva il compito di segnalare eventuali tentativi di
        aggiramento del sistema difensivo di Vinàdio attraverso il Vallone di
        Rio Freddo.
        
        
        Ritorno per la stessa via in h
        3,00.