Testa Rimà 2506 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 14

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 70

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

CIPPO DEL 7° ZAPPATORI PRESSO LA EX-POSTAZIONE DI BATTERIA PIROAT

FIORITURE DI “ASFODELO MONTANO” SALENDO VERSO LA PUNTA CROSA

IL VALLONE DI RIO FREDDO SALENDO VERSO PUNTA CROSA

LA VERDE DORSALE DI PUNTA CROSA VERSO IL VALLONE DI NERAISSA

I DIRUTI RICOVERI EX-MILITARI IN LOCALITÁ “LE TRUNE”, POCO SOTTO LA CIMA DI TRENT

LA SELVAGGIA CRESTA CHE SEPARA I VALLONI DI RIO FREDDO E DI SANT’ANNA

L’ULTIMO TRATTO DI PERCORSO (SI VEDE BENE IL TRACCIATO DELLA MULATTIERA) PER RAGGIUNGERE LA TESTA RIMÁ

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Stura. Oltre Demonte (capoluogo della valle), si supera anche Vinadio ( 904 m , 63 km da Mondovì): circa 1 km oltre il paese si svolta a sinistra in direzione del Colle della Lombarda. Superata la borgata Pratolungo ( 926 m ), con numerosa serie di tornanti la rotabile si inserisce nel selvaggio Vallone di Sant’Anna. Trascurando la prosecuzione verso Sant’Anna di Vinadio ed il Colle della Lombarda, si imbocca una diramazione a sinistra per il Vallone di Rio Freddo: si risale lo stretto vallone per poco più di 1 km , e si parcheggia presso il primo gruppo di “forèst” (Forèst Mossòn, 1080 m, 7,5 km circa da Vinadio, parcheggio in un piccolo slargo sulla destra, a monte dell’ultima casa).

 

ITINERARIO

Si attraversa la carrozzabile e si guada il Rio Freddo, con qualche possibile difficoltà in caso di acqua abbondante (si rischia di bagnarsi). Oltre il guado si prosegue a sinistra per pochi metri di fianco al rio, incontrando a destra un sentiero abbandonato che, quasi in terrapieno, si porta sulla destra idrografica del vallone. Terminato il terrapieno, si prosegue a sinistra inizialmente in piano poi, presso una sorgente interrata, il sentiero (o meglio ciò che ne resta) inizia a salire con decisione fra alberi e fastidiosi arbusti. Raggiunta una spalla erbosa, le tracce proseguono a traversare, ora pressoché pianeggianti, tutto il versante destro idrografico del vallone (in direzione del suo sbocco): in numerosi punti il sentierino, sebbene sempre riconoscibile, è quasi scomparso, e numerosi arbusti e piante ne invadono fastidiosamente la sede. Dopo il lungo traverso la traccia inizia una serie di erti tornanti nel bosco e, sempre più evidente, raggiunge l’ampia mulattiera-carrareccia proveniente dalla Diga di Rio Freddo (possibile variante di accesso che implica un aggravio di circa 20 minuti in più): l’innesto sulla mulattiera avviene all’altezza di un ben conservato tornante con muri a secco, che consente di individuare agevolmente questo punto anche in discesa.

Seguendo la larga e comoda mulattiera verso sinistra, nel fitto bosco, si raggiunge in pochi passi l’ampia spianata erbosa dove sorge l’antica costruzione ex-militare della Batteria Serziera (o Forte Piroat, come indicato sulla palina in loco, 1252 m, h 0,30 dalla partenza).

All’estrema destra della spianata riprende la larga mulattiera ex-militare: con moderata salita essa traversa lungamente sul versante Riofreddo, quindi effettua un lunghissimo tornante che riporta sul crinale, in corrispondenza della sottostante batteria. Superata una vecchia costruzione (probabilmente l’ex corpo di guardia), con lieve discesa la mulattiera va ad intercettare l’ampia carrareccia proveniente da Vinadio (loc. Forèst Balota, paline). Si prosegue a destra, in salita: con alcuni tornanti nel fitto bosco, la carrareccia sfiora la Caserma difensiva della Sources (1352 m circa) e, dopo un nuova tratto di moderata salita, raggiunge il grande spiazzo antistante l’ex postazione di batteria Piroat (1402 m, h 0,30 dalla Batteria Serziera).

All’estremità opposta del ripiano si segue una petrosa mulattiera (ometto) che inizia a risalire il pendio boscoso: con alcune svolte la mulattiera si porta su una spalla erbosa, nei pressi della quale sorgono alcuni diruti ricoveri, dove si biforca. Trascurato il pianeggiante ramo di destra, che prosegue a traversare in quota sul versante di Rio Freddo, si prosegue a sinistra, lungo la mulattiera che inizia a risalire con decisione il bosco misto di latifoglie. Con gran numero di comodi tornanti la mulattiera (a tratti ridotta a sentiero) continua in salita fino ad una radura con ruderi di un gias: alcune diramazioni non creano problemi, grazie agli utili ometti di pietre che segnalano il percorso corretto. Oltre il pascolo si rientra nel bosco, qui costituito in prevalenza da faggi, e si continua la lenta ma costante salita, mantenendosi pressoché sul crinale Stura-Rio Freddo. Più in alto si raggiunge una piccola pietraia (bella veduta sulle sottostanti fortificazioni), che la mulattiera supera con alcuni lunghi tornanti, quindi ci si porta leggermente sul versante di Rio Freddo e, con un’ultima serie di svolte, si raggiunge l’ampia dorsale pascoliva poco a sud-est della rocciosa sommità di Punta Crosa ( 1895 m , h 1,20 dalla ex postazione di batteria). Con pochi passi verso sinistra, aggirando gli ultimi massi, si può eventualmente raggiungere la sommità vera e propria della Punta Crosa ( 1905 m ), dove sorge una grossa croce di ferro e da dove si gode di un bellissimo panorama sulla conca di Vinadio e sul fronteggiante Vallone di Neraissa.

Svoltando a destra, si prosegue invece in moderata salita fra splendidi pascoli: rientrata nel rado lariceto, la mulattiera risale, e poi aggira, un costone colonizzato dai rododendri e prosegue a traversare poco sotto il crinale, che in questo tratto divide il Vallone di Rio Freddo con il più modesto Vallone della Palla. Si giunge così in località “le Trune (h 0,30 dalla Punta Crosa), dove numerosi diruti ricoveri ex-militari seminterrati sorgono sul costone immediatamente sottostante l’erbosa Cima di Trent ( 2097 m ), eventualmente raggiungibile in pochi minuti (palo di legno sulla sommità).

Costeggiate le ultime trune, la mulattiera si porta sulla displuviale, da dove si apre imponente la vista sulle testate dei valloni limitrofi. Con alcuni saliscendi, sempre ottimamente tracciata, essa percorre il dorso pascolivo, rimanendo a tratti di poco sul versante di Rio Freddo. Si giunge così ad un’ampia insellatura erbosa, da dove si domina (verso sinistra) la selvaggia e solitaria comba dove, fra radi larici, giace il piccolo Lago della Palla, alla testata dell’omonimo abbandonato vallone. Qui la mulattiera inizia una serie di più erte serpentine per risalire la ripida e rocciosa Costa di Palla ( 2387 m ). Scesi ad una successiva insellatura, al piede nord della detritica Cima di Palla (ruderi di ricoveri), si sale in breve ad un intaglio roccioso, dal quale si traversa in quota la testata del ripidissimo e dirupato Vallone Grosso (tributario di Rio Freddo). Costeggiata la base della parete ovest della Cima di Palla (in principio di stagione, possibili lingue di neve dura), con alcune svolte la mulattiera si porta sull’ampio colletto fra la Cima di Palla e la Testa Rimà , ormai sullo spartiacque Rio Freddo-Valletta. Con un’ultima serie di ampie svolte (oppure più direttamente, per il ripido ma breve pendio di rocce e gerbidi) si raggiunge l’ampia sommità della Testa Rimà ( 2506 m , h 1,30 da “le Trune”), dove sorgono un vecchio segnale trigonometrico ed i ruderi di un osservatorio militare ottocentesco.

Dalla cima si domina una vasta porzione del territorio circostante: dalla testata del Vallone della Valletta, con il grande Lago Soprano della Valletta e l’aguzza Rocca la Pàur , al selvaggio versante nord del Monte Matto, dalla Testa del Malinvern alla lunga costiera Gias dei Laghi – Maladecia, fino al lungo e sinuoso solco della Stura con le principali cime delle Marittime e delle Cozie. Proprio per questa sua valenza panoramica, alla fine dell’Ottocento il Regio Esercito eresse sulla sommità della Testa Rimà un osservatorio che, insieme al suo gemello sulla dirimpettaia Punta Ciarnier, aveva il compito di segnalare eventuali tentativi di aggiramento del sistema difensivo di Vinàdio attraverso il Vallone di Rio Freddo.

Ritorno per la stessa via in h 3,00.

 

TEMPO TOTALE

h 7,30 circa 

DISLIVELLO

1500 m circa

DIFFICOLTA’

E allenatissimi (EE il primo tratto fino alla Batteria Serzièra)

ULTIMO SOPRALLUOGO

23 giugno 2013

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Lunga salita ad un punto panoramico di prim’ordine su tutte le Alpi Marittime occidentali. L’ottima tracciatura della mulattiera consente di superare il considerevole dislivello senza eccessiva fatica, pur richiedendo comunque un buon allenamento. Molto selvaggia la seconda parte dell’ascensione, sul panoramicissimo crinale.