Ritornati
in breve al tornante, si prende un sentierino (segnavia ○)
che parte dall'esterno curva e si inoltra, inizialmente pianeggiante,
nel prato. Con un breve tratto in discesa il sentiero si porta sulle
sponde del Rio Ibā, che supera a guado (qualche difficoltā
in caso di acqua abbondante): con una breve risalita in diagonale nel
bosco, il comodo sentiero va ad intercettare una carrareccia sterrata
presso uno spiazzo (h 0,10,
tabellone indicatore del "Sentiero Naturalistico").
Trascurato
un sentiero che sale fra gli alberi (segnavia blu, vedi sentiero di
discesa), si segue la sterrata verso destra (sempre segnavia ○
e P1), in
piano o leggera salita, mentre
si inoltra nel bosco lungo il rio: ad intervalli regolari numerosi
cartelli illustrano le varie specie vegetali presenti nei dintorni,
mentre alcuni tavoli con panche invitano a riposanti soste. Superato
il rio a guado (normalmente in questo tratto il ruscello č
asciutto, ma dopo abbondanti piogge il passaggio puō risultare
complicato se si ha paura di bagnarsi!), si prosegue sempre lungo il
fondovalle, ora sulla sinistra idrografica: con begli scorci sul rio e
sul bosco lussureggiante, si giunge ad un
caratteristico ponte in pietra che immette nella bella radura dove
sorgono i
ruderi della Casa Trinchella (h 0,35
da dove si incontra la strada sterrata). Una leggende narra che la casa
fu costruita, antecedentemente al XIX° Secolo, da un ex navigante che,
stanco del mare, costruė la sua abitazione in un luogo da cui non fosse
visibile la costa. La radura, attrezzata con
numerosi tavoli da pic-nic e la cui pulizia č meritoriamente curata
dai volontari dell'AVIS di Ceriāle, invita a lunghe e piacevoli soste.
Sul
lato opposto della radura si prosegue lungo un comodo sentiero che,
sempre col medesimo segnavia ○
e P1, continua
a mantenersi a
fianco del ruscello. Con pendenze sempre assai modeste, si prosegue
inoltrandosi sempre pių nella selvaggia valletta, superando svariate
volte il corso d'acqua, con difficoltā variabili a seconda della
portata. A quota 305 m si lascia, a destra, lo stacco della Variante
al P1 diretta a Poggio Grande e
si prosegue lungo il segnavia principale. Dopo un
guado su lastronate rocciose, a valle delle quali il rio precipita
con un bella cascatella, un tratto particolarmente ombroso introduce al
punto in cui il ruscello scorre in una gola rocciosa molto
caratteristica: con breve discesa il sentiero raggiunge il fondo della
gola, che
si percorre per breve tratto nel letto del rio. Poco oltre si giunge
ai
piedi di un costone, a sinistra e a destra del quale due bellissime
cascate scendono da brevi salti rocciosi: il posto, selvaggio e
solitario, risulta assai pittoresco (h 0,25
da Casa Trinchella).
Guadato
nuovamente il rio, si rimonta il filo del costone per alcune decine di
metri, con percorso assai ripido e faticoso: raggiuntane la sommitā
presso una radura, si prosegue verso sinistra con pendenze moderate,
risalendo il solco superiore della valle. Man mano che si sale, con
percorso in qualche tratto un po' infastidito dalla rigogliosa
vegetazione, si aprono scorci panoramici interessanti sul selvaggio versante
settentrionale del Monte Pesālto, nonchč sugli splendidi
laghetti che il ruscello forma di quando in quando.
Con
un tratto di salita pių decisa a tornanti si guadagna quota pių
velocemente, quindi nuovamente in moderata pendenza si traversa sul
versante sinistro idrografico della valletta superiore fino
a raggiungere una fantastica ed inaspettata pineta: fra altissime
rade conifere il ruscello scende con piccole cascatelle, un
quadro veramente idilliaco! Qui, poco prima di
un'evidente striscia rossa su un tronco, si abbandona il segnavia ○
e P1 fin qui seguito (diretto al non
lontano Poggio Ceresa, vedi itinerario
n. 21) per prendere un
evidente sentiero che scende a sinistra a guadare il rio (560 m, h
0,35 dai piedi del costone fra le due cascate).
Subito
oltre il corso d'acqua, su una roccia, si nota ancora un segnavia ✚ sbiadito.
Il sentiero, sufficientemente marcato anche se non segnalato, taglia
in diagonale da destra a sinistra fra i pini il pendio (qualche
sbiadito segno rosso sui tronchi), uscendo dall'impluvio della valletta
e raggiungendo in breve un tratturo segnalato con il simbolo △.
Seguendo verso sinistra, in lieve discesa, il tratturo, con belle vedute
su tutto
lo svolgimento della Valle Ibā, si raggiunge un colletto con un
grosso roccione, da dove ci si affaccia in modo spettacolare sulla piana
di Albenga e sull'abitato di Cisano
sul Neva, posto proprio sotto di noi, all'imbocco dell'omonima
valle.
Proseguendo
lungo il crinale, si continua lungo il segnavia △,
con vedute che si ampliano sempre pių su Albenga,
sull'Isola Gallinara e, alle spalle, sulle
Alpi Liguri. Proprio dietro di noi, alla testata della Valle Ibā,
il dosso di Poggio Ceresa (con le antenne sulla sua sommitā) domina la
scena. Quando il largo sentiero con segnavia △
inizia a scendere verso destra, in direzione di Sālea d'Albenga
(h 0,20 dal bivio nella pineta), si
continua per un'evidente
sentiero che si mantiene sul crinale (segnavia ●●●
piuttosto sbiaditi). Con vedute che si ampliano sempre pių anche sulla
Valle Ibā e sulla fronteggiante cresta Monte Croce-Monte
Acuto-Poggio Grande, oltre la quale appare il massiccio Monte Carmo, si
continua sul filo del crinale, che diventa via via pių ripido e
roccioso e, superate
un paio di minori ondulazioni, si raggiunge l'ometto
di sassi sulla panoramica vetta del Monte Pesālto (686 m, h
0,20 dal bivio col segnavia ●●●).
Splendido panorama sulla piana di Albenga
e sull'Isola Gallinara, sul paese di Ceriale,
su tutto lo svolgimento della Valle Ibā e, oltre la sua testata, sulle Alpi
Liguri, con il Monte
Carmo che incombe.
Dalla
vetta si continua lungo il crinale, lungo tracce non segnate ma con
orientamento evidente: si
scende gradualmente, in ambiente sempre assai panoramico, per erba e
scaglie rocciose, fino ad un'ampia
sella erbosa (grosso ometto). Proseguendo sul filo si supera
direttamente (o si aggira a destra) un cocuzzolo roccioso, quindi si
percorre ancora un tratto pianeggiante: si passa attraverso un
curioso ammasso di denti rocciosi, sempre seguendo evidenti tracce
di passaggio, per poi giungere al punto in cui il pendio si ricopre di
vegetazione e scende ripido in direzione dell'abitato di Campochiesa.
Qui,
nei pressi di un elettrodotto, si incontra un evidente bivio (h
0,25 dalla vetta, grosso ometto): si segue il sentiero di
sinistra, che in
ripida discesa si insinua nella fitta (e spinosa!) vegetazione.
Saltuariamente appaiono grossi segnavia azzurri. Il sentiero scende, con
tratti ripidi, nella fitta macchia: ogni tanto puō nascere qualche
incertezza sulla traccia, ma in genere poco oltre si ritrova l'evidente
tracciato, insieme alle tacche azzurre su rocce e tronchi. Ad un certo
punto i segni indicano di proseguire all'interno di una macchia di lecci
troppo intricata per permettere il passaggio: conviene allora aggirare
la macchia a sinistra, fra giovani pini e cespugli un po' spinosi, fino
a ritrovare traccia e segnavia oltre i lecci. Questo č l'unico tratto
(ma sono poche decine di metri!) che, per via dell'orientamento incerto,
puō creare qualche difficoltā, ma per non sbagliare basta tenere a
mente che la linea di discesa si mantiene sempre pressochč sul filo del
costone che stiamo seguendo. Alcuni sentieri che si diramano sulla
destra vanno trascurati, cosė come un evidente sentiero che traversa
tutto a sinistra (grosso ometto). Si continua invece a scendere, sempre
seguendo i segni blu, raggiungendo cosė piuttosto velocemente la
sterrata della Valle Ibā presso lo spiazzo con tabellone del
"Sentiero Naturalistico" (h 0,30
dal bivio presso l'elettrodotto).
Da
qui, seguendo il sentiero ○
dell'andata, nuovamente all'auto in h 0,10.