
CARTINA CONSIGLIATA
|
FRATERNALI
scala 1:25.000 – Foglio 20
|
CATEGORIA/ZONA
|
ESCURSIONISMO -
SU
E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE
|
SCHEDA
N. 39 |
INTRODUZIONE
|
Il
Monte Pesalto (686 m) è una tozza montagna che costituisce il
versante destro idrografico della breve e selvaggia Valle Ibà,
nell’immediato entroterra di Ceriale. Si allunga come una prua
di nave dominando la Piana di Albenga fra gli abitati di Sàlea e
Campochiesa: per la sua posizione piuttosto isolata, dalla cima
si può ammirare un panorama ampio ed istruttivo sulla piana e sulla
costa, fino all’Isola Gallinara.
Questa
salita, che si svolge lungo il solatio versante meridionale
immediatamente sovrastante la frazione Sàlea, segue ripide tracce
decisamente faticose, e richiede un discreto di impegno fisico, pur
nella sua generale brevità.
Per il ritorno, viene descritto un percorso
alternativo e leggermente più lungo di quello canonico, lungo tracce
evidenti ma spesso invase dagli arbusti che traversano con saliscendi
minimali l’impervio e boscoso versante Nord della montagna, altissime
sul fondovalle, tagliando diversi speroni rocciosi in ambiente solitario
e selvaggio.
|
PUNTO
DI PARTENZA
|
Da Albenga (uscita
dell'autostrada A10
Genova-Ventimiglia) si segue a sinistra la strada in direzione di Cisano
sul Neva. Giunti in località Piamboschi, si lascia la strada
principale per svoltare decisamente a destra, lungo Via Piamboschi.
Dapprima con un’ampia curva in leggera salita, poi in piano, la strada
attraversa la piana, fra serre e coltivi: giunti ad un bivio, si prende
a sinistra verso l’abitato di Sàlea, che si raggiunge in
breve. Proseguendo ora sempre a sinistra in salita, indifferentemente
per Via Costa Reale o Via Seconda Costa Reale, si raggiunge Via San
Giacomo, che si segue fino ai piedi del poggio su cui sorge la bella chiesa
di San Giacomo Maggiore e Filippo (prima area parcheggio).
L'11
aprile 1515 la comunità di Sàlea riceve l'autorizzazione ad erigere un
battistero sul suo territorio con concessione del Vicario Generale di
Albenga. L’edificio viene riedificato una prima volta, ampliandolo,
nel 1622, aggiungendo anche un campanile: solo nel 1636 vi si celebrerà
la prima messa.
Volendo continuare per
la stretta stradina, si giunge con un paio di tornanti all’altezza
della chiesa, da cui si può ancora proseguire lungo una stradina ad
accesso regolamentato (dalle 8 alle 17) per alcune decine di metri fino
all’ampio parcheggio
sterrato presso il Cimitero di Sàlea
(130 m ca., 6 km da Albenga, palina).
|
ITINERARIO
|
Seguendo le indicazioni
per Pizzo Ceresa e Campochiesa, si segue un’ampia mulattiera in
leggera salita (segnavia __ e
△) che risale le ondulate pendici del Monte Pesalto,
fra poderi coltivati ed oliveti. Con la vista alle nostre spalle che
gradualmente si amplia sulla
Piana di Albenga fino all’Isola Gallinara, si guadagna
dolcemente quota in ambiente soleggiato, circondati dalla tipica
vegetazione mediterranea. Superata una
spianata con affioramenti rocciosi, si giunge velocemente ad
un evidente trivio (190 m ca., h 0,10,
palina):
trascurato sia il ramo di destra (diretto alla borgata Cà di Campo e a
Campochiesa e in Valle Ibà) sia quello di sinistra (per Poggio Ceresa,
da cui si giungerà al ritorno), si prosegue per un’esile traccia che
prosegue dritta, indicata da segnavia _,
_ e _
(scritta sul sostegno della palina “DIRETTA
PESALTO”).
La traccia, a tratti
disturbata dalla vegetazione, prosegue grosso modo lungo la linea di
massima pendenza, fra radi boschetti e tratti scoperti, con modesti
affioramenti rocciosi. Con salita faticosa, badando a non perdere di
vista i vari segnavia e qualche raro ometto, si guadagna velocemente
quota, con begli scorci, alle nostre spalle, sulla
piana di Albenga e sulla chiesa di Sàlea. Incrociata una
evidente mulattiera che taglia in lieve salita il versante montuoso, la
si segue verso sinistra, in
discesa, per pochi metri, quindi si ritrovano i segnavia che
invitano ad abbandonarla per riprendere nuovamente a salire ripidamente.
Sempre con salita erta e faticosa, ma con panorama che gradualmente si
amplia alle nostre spalle fino
ad Albenga e all’Isola Gallinara, si continua a guadagnare
quota: a sinistra comincia ad apparire anche
la stretta cresta rocciosa della Rocca Livernà, con alle spalle i
rilievi (in inverno innevati) della Alpi Liguri. Si esce così
ad incrociare una nuova mulattiera, anche questa che taglia in lungo
traverso poco pendente il fianco della montagna.
Queste
evidenti mulattiere trasversali risultano ben visibili già dalla piana:
oggi abbandonate ed a tratti impraticabili o che si vanno a perdere fra
gli arbusti, costituivano un tempo la spina dorsale della viabilità
contadina della zona, permettendo l’accesso senza eccessiva fatica (e
anche alle bestie da soma) a zone elevate ed impervie, da dove venivano
prelevate importanti risorse primarie per la popolazione (fieno, legna
da ardere, materiale da costruzione, ecc…).
Sempre seguendo le frecce gialle e i segnavia, si segue per brevissimo
tratto la mulattiera verso destra, in lieve salita quindi, presso
un’arida zona di lastroni rocciosi, si riprende a salire
lungo la massima pendenza, fra erba e cespugli: a destra inizia a
rendersi visibile, oltre la dorsale orientale del Monte Pesalto
(percorsa dal sentiero che sale dalla Valle Ibà) l’aguzzo
Monte Croce, digradante su Ceriale. Con un ultimo erto
tratto, fra erba, cespugli e qualche rado albero, si
rimonta il pendio finale e, superata una
placchetta rocciosa con la scritta SALEA,
si giunge infine sulla piatta e panoramica sommità del Monte
Pesalto (686 m, h 1,10 dal trivio, croce di legno). Magnifico panorama
circolare sulla
testata della Val Pennavaira, sulla sottostante Valle Ibà
con la
lunga dorsale Monte Croce-Monte Acuto-Poggio Grande, sul
massiccio Monte
Carmo e sulla Piana
di Albenga, con l’Isola Gallinara sullo sfondo.
Volendo,
da qui è possibile intraprendere subito il percorso di discesa seguendo
i segnavia ●●● e P2 verso sinistra (Ovest), raggiungendo in circa h 0,15 l’ampia Sella
Pesalto-Ceresa (545 m ca.), da dove si stacca a sinistra il
sentiero con segnavia △ che ritorna a Sàlea. Tuttavia, si propone qui
un’alternativa un po’ più lunga e impegnativa, soprattutto di
orientamento un poco più difficile, che allunga leggermente il giro,
permettendo di esplorare però parte del versante Nord del Monte
Pesalto, luogo incredibilmente selvaggio e recondito.
Si
segue dunque a destra l’evidente sentiero con segnavia ●●●
in direzione Est, che scende con decisione lungo l’ampia
dorsale orientale del Monte Pesalto. Dopo una breve discesa si tocca
un’anticima erbosa, dove termina il Costone
Nord-Est, quindi un tratto più ripido e roccioso (attenzione ai
sassi mobili) conduce ad un tratto quasi pianeggiante della dorsale,
poco prima del nuovo debole rilievo della Rocca dell’Uomo (croce).
Dopo pochi passi lungo la dorsale pianeggiante si nota a sinistra, al
lato del sentiero, un
piccolo ometto di pietre (550 m ca., h 0,10 dalla cima): questo è il punto in cui abbandonare
l’evidente sentiero segnato per seguire un’esilissima traccia fra i
bassi cespugli che, ritornando indietro rispetto al nostro attuale senso
di marcia, conduce pressoché pianeggiante in pieno versante Nord. Su
terreno erboso la
traccia taglia il pendio, alla base di alcune belle paretine
calcaree, quindi fra arbusti e piccoli boschetti traversa una
prima nervatura rocciosa (si può passare indifferentemente alla base
del torrione o aggirarlo per il colletto erboso a monte dello stesso).
Con un tratto un po’ più incerto ed intricato si taglia sempre
pressoché orizzontalmente fino ad intersecare l’evidente
nervatura del Costone Nord-Est,
a circa ¾ del suo sviluppo. Trascurando la direttrice del costone, si
prosegue oltre, inoltrandosi nel selvaggio e boscoso versante Nord del
Monte Pesalto. Con lungo percorso a tratti scomodo, infastidito dalla
vegetazione e da tratti in cui la traccia risulta poco evidente, si
attraversa tutto
il severo ed ombroso versante, mantenendosi sempre pressoché
alla medesima quota. Nell’ultimo tratto la traccia diventa più
evidente, quasi una mulattiera, e con percorso più comodo si va ad
intercettare il sentiero con segnavia ●●●
(proveniente dalla vetta del Monte Pesalto)
presso la lunghissima Sella
Pesalto-Ceresa (545 m, h 0,45 da dove si abbandona il sentiero segnato, ometto
poco evidente).
Questi
antichi tracciati, un tempo sicuramente assai più frequentati,
risultano oggi abbandonati e saltuariamente percorsi solo dai cacciatori
del luogo. Si sconsiglia pertanto vivamente di transitare in stagione di
caccia (solitamente nel periodo ottobre-gennaio).
Seguendo
il comodo sentiero, si affronta una breve contro-salita, al termine
della quale si giunge ad un marcato bivio (560 m ca.): trascurando la
prosecuzione del sentiero P2 diretto a Poggio
Ceresa (vedi anche itinerario
n. 27), si svolta decisamente a sinistra, in comoda discesa,
lungo il sentiero con segnavia △. Con un lunghissimo traversone in leggera discesa
fra erba e cespugli, il sentiero taglia il versante del Monte Pesalto in
direzione Sud Sud-Ovest, con belle vedute sulla Piana
di Albenga e sull’abitato di Conscente,
allo sbocco della Val Pennavaira nella Val Neva. Al termine del
lunghissimo traversone si perde quota più decisamente con alcuni ampi
tornanti, quindi si riprende a traversare in direzione Sud, alti
sull’abitato di Cisano sul Neva. Raggiunto, presso un tavolo da pic
nic, il bivio a destra con il sentiero ●●
che raggiunge direttamente Cisano, si prosegue dritti brevemente in
piano fino a ritrovare il trivio di quota 190 m ca. già incontrato
all’andata (palina). Di qui, seguendo a ritroso il percorso
dell’andata, si ritorna al cimitero di Sàlea e alla macchina (h 0,45 dalla Sella Pesalto-Ceresa).
|
TEMPO
TOTALE
|
h 3 circa (h 2 circa se si evita la traversata del
versante Nord)
|
DISLIVELLO
|
660
m circa
|
DIFFICOLTA’
|
E (EE il traversone sul versante Nord)
|
ULTIMO
SOPRALLUOGO
|
14
marzo 2021
|
PERIODO
CONSIGLIATO
|
dall'autunno alla primavera
|
COMMENTI
|
Itinerario allenante,
suddivisibile in due sezioni ben distinte: la prima è costituita dalla
salita lungo la “Diretta” al Monte Pesalto, ripida e faticosa ma
facile e ben segnalata, la seconda (del tutto facoltativa) che prevede
il lungo traversone sul versante Nord della montagna, con dislivelli
trascurabili ma che richiede impegno ed attenzione per via
dell’orientamento non sempre evidente. Grossi pericoli non ce ne sono,
non vi sono punti particolarmente esposti, ma la fitta (e a tratti
spinosa) vegetazione sconsiglia divagazioni troppo marcate. Con un po’
di concentrazione, seguendo la traccia (che è a tratti labile, ma
sempre visibile), si completa la gita con quel pizzico di avventura in
più che solo posti così selvaggi possono regalare.
|
|