Dal parcheggio si segue il "Sentiero
Natura" che, in ripida discesa (indicazioni per
la Ferrata
della Rocca dei Corvi) cala nel bel bosco di castagni. In questo primo
tratto le condizioni della traccia sono un po’ precarie, ed anche la
segnaletica e le tabelle esplicative sono in cattivo stato.
Persa un po’ di quota si taglia
una meno ripida mulattiera, poi si prosegue nella discesa fino a
raggiungere una strada forestale
che, con un paio di tornanti, raggiunge una sorta di balconata rocciosa,
affacciata all’impressionante monolito della Rocca dei Corvi (o "Sfinge"). Alcuni cartelli, opportunamente, avvertono dell’incombente
precipizio! Qui si incontra un bivio: trascurato il sentiero a destra,
che con alcune svolte scende all’imbocco del “ponte tibetano” ed
alla via ferrata più facile (consigliabile ai meno esperti), si
prosegue a sinistra lungo la carrareccia, sempre più malridotta, del
"Sentiero Natura". Poco più sotto la carrareccia termina, e si prosegue
su un’esile traccia che si fa largo nel rigoglioso sottobosco. Un
breve traverso conduce ad un primo tumultuoso rio, che si supera su una
traballante passerella che, nella primavera del 2012, risultava
parzialmente divelta. Continuando a scendere con ripide svolte, la
traccia si porta sulle sponde del Torrente
Mongia, qui molto pittoresco per la presenza di numerosi laghetti
inframmezzati da coreografiche cascatelle. Si
supera il torrente con l’ausilio di un’altra passerella
di legno, sempre precaria ma in condizioni migliori rispetto alla
precedente, alla base di un bel salto d’acqua e ci si porta così
sulla destra idrografica del corso d’acqua.
NOTA:
prima di attraversare il torrente sulla passerella si notano, sulla
rocce a destra della cascata, alcune corde fisse che risalgono la breve
gola del rio: questa variante, ad inizio stagione o comunque con grosse
portate d’acqua, risulta impraticabile.
Si risale quindi il rio lungo un sentierino nel bosco e, costeggiato un
pittoresco laghetto, si giunge alla base di una bella cascata, dove
iniziano le prime attrezzature (780 m
circa, h
0,30 dal parcheggio).
Con l’ausilio della corda fissa e di alcuni pioli si
rimonta la verticale e viscida paretina a sinistra (e a pochi metri) dalla cascata, quindi
si prosegue sulle sponde di un altro pittoresco laghetto, sovrastato
dall’ardito “ponte tibetano” della via ferrata. Si lascia a destra
un’altra passerella (è quella della variante precedente) e si giunge
così alla base di un pilastro roccioso strapiombante a picco sul
torrente, dove inizia la via
ferrata
vera e propria.
Si comincia salendo lungo
una scala di legno verticale per alcuni metri, quindi
si traversa a destra in leggero strapiombo per circa 5 metri. Si prosegue verticalmente sul filo dello sperone, molto espostamente,
fino a raggiungerne la sommità, presso un terrazzino con vegetazione,
posto proprio al di sotto del “ponte tibetano”. Si prosegue a
sinistra, in aerea traversata, prima per sentierino e poi lungo una
placca esposta, fin sotto uno strapiombo. Si sale poi verticalmente alla
sua sinistra fino ad un
curioso castagno abbarbicato alla roccia: a destra una corda
fissa attraverso una spaccatura consentirebbe di raggiungere la ferrata
più facile presso il “ponte tibetano” (via di fuga). Si prosegue
invece a sinistra, in
delicato traverso alla base della parete Ovest, fino ad uno
spigolo, oltre il quale le difficoltà aumentano ancora: la parete si fa
strapiombante e le attrezzature, ancorchè ottime, obbligano ad un
impegno fisico notevole. Si continua comunque a traversare verso
sinistra, tagliando un camino, quindi presso alcune rocce rossastre si
sale verticalmente per alcuni metri, ritornando poi a destra per
un’esile cornice fino all’interno del camino precedentemente
incontrato, qui più ampio. Si sale ancora verticalmente, con fatica,
fino ad un terrazzino, dove ci si può finalmente riposare. Ancora un
breve traverso a destra e si giunge alla base di uno
spigoletto strapiombante che, risalito grazie anche ai
numerosi gradini, consente di toccare un aereo poggio sul margine della
parete Sud, dove si incontra il tracciato della via ferrata più facile
(h 0,40
dall’attacco).
Si prosegue a questo punto lungo il tracciato comune, che prima traversa
per rocce facili, poi risale una caratteristica placconata appoggiata
con alcuni zig zag fino alla
base della cuspide sommitale della Rocca dei Corvi, dove si evidenziano
numerose linee di salita attrezzate a spit. Abbandonato nuovamente il
tracciato della via più facile, che traversa ancora a destra alla base
della paretina finale, si va a sinistra e si
risale un breve camino attrezzato con una fune metallica.
Raggiunto il colletto a monte del camino, si
traversa sul lato Nord della Rocca, lungo una breve cornice e
poi sfruttando alcune staffe, fino ad afferrare una scaletta che
consente di scendere di una decina di metri, fino ad un comodo terrazzo
nel pieno della parete Nord. Si prosegue lungo una cengia erbosa
ascendente, dapprima molto comoda, poi sempre più stretta ed esposta:
alla fine si continua a traversare, esposti
in piena parete, fino ad un aereo pulpito sulla cresta Est,
dove si ritrova per breve tratto la ferrata più facile. Lasciando quasi
subito quest’ultimo tracciato, che sale per uno speroncino a
sinistra, si prosegue a destra, lungo
una curiosa cengia naturale che taglia tutta la sommità
della parete Nord e che conduce, con un’ultima brevissima ascesa lungo
la cresta Nord-Ovest, alla
cima della Rocca dei
Corvi (900 m
circa, h
0,20 dal poggio al margine della parete Sud, h
1,00 dall’attacco), dove sorge una piccola statua della
Madonna e dove si trova il libro di vetta. Belle vedute sui grandi
boschi della Valle Mongia.
Per il ritorno si segue il tracciato della via ferrata più facile, che
sfrutta la vecchia “via normale” alla rocca: superata dunque la
statua della Madonna, si scende lungo le corde fisse, che seguono uno
speroncino e quindi un breve caminetto fino all’aereo pulpito sulla
cresta Est. Da qui si prosegue lungo la cresta, che presenta un salto di
una decina di metri piuttosto ostico: si scende prima per
un paio di metri proprio sul filo di cresta, poi si aggira lo
spigoletto di sinistra (faccia a monte) e ci si cala lungo
alcune aeree staffe (movimenti un po’ scomodi) fino
all’ampio terrazzino alla base del salto. Proseguendo a destra si
traversa per placchette sotto alla parete meridionale della cuspide fino
alla base del caminetto percorso dalla via ferrata più difficile.
Scendendo i zig zag lungo la placconata e traversando, si ritorna
all’aereo poggio al margine della parete Sud, dove i due itinerari
ferrati divergono nuovamente. Scendendo a sinistra per un facile
canalino attrezzato si raggiunge il bosco, e con alcune svolte si giunge
alle rocce su cui è ancorato il “ponte tibetano”. Con breve
traverso attrezzato si giunge all’attacco del ponte, che si
supera facilmente fino al fronteggiante pendio boscoso, ormai
al termine della Via Ferrata. Risalendo il pendio con alcune ripide
svolte, si ritorna alla balconata rocciosa panoramica dove si incrocia
il "Sentiero Natura". Di qui, in breve, nuovamente al parcheggio (h
0,45 dalla vetta).