4. La Casa del Vacchè e Camporotondo

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI 1:25.000 - foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 4

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

 

INTRODUZIONE

Il versante destro idrografico della Valle Sciusa (o Fiumara) è costituito da un altopiano boscoso dove strette ed ombrose vallette si insinuano fra salti rocciosi e fittissimi boschi fino ai poco accentuati crinali superiori. Queste vallette un tempo erano molto frequentate dalle popolazioni locali, che avevano eretto numerosissimi muretti a secco creando le famose "fasce", e permettendo così un intensissimo sfruttamento a livello agricolo di tutto il territorio. Oggi sembra impossibile, risalendo queste vallette per sentieri quasi soffocati dalla prorompente vegetazione infestante, che un tempo qui tutto era curato e coltivato con grande cura e attenzione: ma le vestigia del passato sono lì, a ricordo di questa società ormai scomparsa ma che è stata la sola esistente da queste parti per molti secoli. 

Durante questo percorso, poco faticoso, sono molto interessanti anche i numerosi ripari sotto roccia che si incontrano, specialmente in Valle del Vacchè (il più significativo è chiamato Casa del Vacchè) e a Camporotondo: una ulteriore testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, delle condizioni di vita dei nostri antenati in queste terre. Infine, si incontra sulla via del ritorno il grande recinto megalitico di Camporotondo, del diametro di oltre 150 metri, il cui significato, e la civiltà stessa che l'ha edificato, sono ancora oggi un mistero irrisolto.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita dell'autostrada A10 Genova-Ventimiglia) si scende alla Via Aurelia e si procede a sinistra (direzione Savona) per circa 1 km fino a Finalpìa, da dove si prende la strada per Calvìsio

Si passa il ponte sullo Sciusa e, subito oltre la chiesa del paese, si prende a sinistra la stretta Via Bedina. Dopo poche decine di metri si imbocca a destra una stradina (indicazione per Lacremà) che sale ripida con numerosi tornanti fino alla chiesa di San Cipriano di Calvìsio (190 m, piccolo parcheggio presso la chiesa).

 

ITINERARIO

Dalla chiesa si segue brevemente la stradina asfaltata verso sinistra (indicazioni, segnavia ), ma dopo pochi metri si segue un comodo sentiero a destra che costeggia un piccolo uliveto e prosegue pianeggiante fino ad una grande cisterna per l'irrigazione (bel panorama su San Cipriano e Finale). 

Costeggiata una aggettante parete di roccia giallastra, si giunge ad un primo bivio: si trascura il breve ramo che scende verso il letto asciutto del ruscello (segnavia gialli) per proseguire sul segnavia che svolta a destra e si inoltra pianeggiante nel bosco. Si segue per un tratto il piccolo rio asciutto, si lascia a sinistra la perenne sorgente della Ruggetta (possibilità di rifornirsi d'acqua fresca) e si continua nell'ombroso fondovalle, fra alberi e roccette (breve variante a destra). 

Si lascia a sinistra il segnavia diretto all'Altipiano di San Bernardino e si prosegue a destra, in un bel bosco ombroso dove sorgono numerosissimi muretti a secco, segno di un antico sfruttamento agricolo della zona. Si raggiungono due splendidi ripari sotto roccia, uno la cui porta è visibile sul versante opposto della valletta, l'altro è sfiorato dal sentiero: è costituito da un grande vano ricavato chiudendo con muri a secco l'ingresso di una capace caverna (h 0,35). 

Si passa sulla destra idrografica della valletta: qui il sentiero è comodo e spazioso, fiancheggiato da un basso ma continuo muretto a secco. Ci si mantiene un po' alti rispetto al fondovalle, qui costituito da ampi ripiani terrazzati dove ormai la vegetazione arborea ha avuto la meglio sull'originale sistemazione agricola. Raggiunto più in avanti il fondovalle, si passa per un tratto sulla sinistra idrografica, sempre in ambiente rurale "antico": il luogo, molto solitario e pittoresco, è chiamato Ciàn de Rùe (Pian dei Roveri). 

Ad un certo punto, presso un albero biforcuto, si abbandona il sentiero principale, che va a morire fra la vegetazione poco più avanti, per seguire una pista pianeggiante a destra. Il punto dove svoltare può dare adito a qualche dubbio: comunque, seguendo il sentierino pianeggiante, si raggiunge dopo qualche decina di metri un gradino (muretto a secco), nei cui pressi si trova un segnavia sbiadito, che rassicura sull'esattezza del percorso. Si procede per un tratto per fasce quasi pianeggianti, poi si raggiunge una zona fangosa, ritrovo abituale di cinghiali: si sale a questo punto un po' a destra, a ridosso di una fascia rocciosa, guadagnando quota più decisamente in ambiente umido e caratteristico. Raggiunto un grande masso con inquietante scritta ammonitrice (VIPERE), ci si sposta un po' a sinistra e si continua a risalire la testata della valletta: oltre le ultime due grandi fasce successive (che ospitano al centro un angusto ricovero sotterraneo), si esce su di un crinale boscoso, dove si incontra il largo sentiero proveniente direttamente da Camporotondo (h 1,10). 

Si prosegue verso sinistra, in piano, e si incontrano quasi subito i pochi resti di Cà Cerisòla (300 m), immersi nel bosco a destra del sentiero. Dopo poco si trova un bivio: si trascura la prosecuzione del segnavia , diretto all'Altipiano di San Bernardino, e si scende a destra (sempre segnavia ) con alcuni tornanti fino a raggiungere il fondo della Valle del Vacchè nei pressi di un bel riparo sotto roccia costituito da più stanze successive. Qui si incontra il largo sentiero con segnavia , proveniente da Lacremà e diretto al Ciappo dei Ceci

Si segue questo sentiero verso destra, in discesa lungo la pittoresca valletta, che alterna tratti boscosi a splendidi prati verdissimi. A sinistra del sentiero si incontra la caratteristica Casa del Vacchè, ricavata dalla chiusura con muri e tetto spiovente di una piccola grotta naturale (h 1,30). Si continua in lieve discesa e si raggiunge la grande radura mediana della valle, dove a sinistra si trova un altro piccolo riparo sotto roccia sul tipo della Casa del Vacchè e a destra si trovano due case coloniche, ormai semi sommerse dalla vegetazione. Poco oltre, nel bosco, si trova un bivio: si trascura la prosecuzione del , che scende diretto verso Lacremà, per seguire a destra il segnavia ●●●: questo all'inizio sale leggermente, poi prosegue quasi in piano, a ridosso di basse paretine strapiombanti. Un tratto di decisa salita, quasi una scalinata nella roccia, consente di guadagnare quota, poi si traversa un po' a destra e si entra (attraverso un varco) nel recinto megalitico di Camporotondo: al centro una splendida radura prativa è spesso meta di pic-nic e scampagnate. All'estremità opposta, fra gli alberi, si trova un'altra interessantissima casa ricavata in parte da preesistenti grotte (h 1,45). 

Si prosegue a sinistra della casa, con breve salita: al segnavia ●●● si sovrappone, per breve tratto, il . Dopo pochi metri lo si lascia a sinistra (anche questo diretto a Lacremà) e si prosegue a destra, per un pianeggiante crinale boscoso. Oltre un piccolo "ciappo", il sentiero ●●● inizia a scendere decisamente, con frequenti tratti rocciosi. Dopo un ulteriore tratto pianeggiante (splendidi e alti muraglioni a sinistra, ottimamente conservati), si raggiunge un altro bel "ciappo", con vista su Finale ed il mare: si scende a questo punto con diversi tornanti nel bosco (punto panoramico su Lacremà) e si incontra il tracciato del

Lo si segue verso destra, in ripida discesa nel bosco (tratti lastricati, tornanti) e si incrocia anche il segnavia : si prosegue dritti e si giunge in vista di Lacremà. Lasciato a destra il sentiero diretto alla falesia di Lacremà Inferiore, si scende fino al minuscolo centro abitato, molto caratteristico in stile ligure-medioevale. La mulattiera passa sotto un paio di archivolti fra le case e raggiunge la carrareccia sterrata che, pianeggiante, raggiunge in poche centinaia di metri nuovamente la chiesa di San Cipriano (h 2,20).   

 

TEMPO TOTALE

h 2,20 circa 

DISLIVELLO

200 m circa

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

13 aprile 2010

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Gita poco faticosa ma molto interessante, che consente di visitare luoghi altamente solitari ma caratteristici e riposanti. Numerosi esempi di ripari sotto roccia, anche molto elaborati, sono visibili lungo il percorso: il più interessante, a parte la Casa del Vacchè, è quello osservabile presso il recinto megalitico di Camporotondo, altra particolarità degna di nota lungo il percorso. Infine, meritevole il piccolo borgo di Lacremà, veramente pittoresco!