Dalla
chiesa si segue brevemente la stradina asfaltata verso
sinistra (indicazioni, segnavia ▬),
ma dopo pochi metri si segue un comodo sentiero a destra che costeggia un
piccolo uliveto e prosegue pianeggiante fino ad una grande cisterna per
l'irrigazione (bel panorama su San Cipriano e Finale).
Costeggiata una aggettante parete di roccia
giallastra, si giunge ad un
primo bivio: si trascura il breve ramo che scende verso il letto asciutto
del ruscello (segnavia gialli) per proseguire sul segnavia ▬
che svolta a destra e si inoltra pianeggiante nel bosco. Si segue per un
tratto il piccolo rio asciutto, si lascia a sinistra la perenne sorgente
della Ruggetta
(possibilità di rifornirsi d'acqua fresca) e si continua nell'ombroso
fondovalle, fra alberi e roccette (breve variante a destra).
Si lascia a
sinistra il segnavia ▲〓
diretto all'Altipiano di San Bernardino e si prosegue a
destra, in un bel bosco ombroso dove sorgono numerosissimi muretti a
secco, segno di un antico sfruttamento agricolo della zona. Si raggiungono
due splendidi ripari sotto roccia, uno la cui porta è visibile sul
versante opposto della valletta, l'altro è
sfiorato dal sentiero: è costituito da un grande vano ricavato
chiudendo con muri a secco l'ingresso di una capace caverna (h
0,35).
Si passa sulla destra idrografica della valletta: qui il
sentiero è comodo e spazioso, fiancheggiato da un basso ma continuo
muretto a secco. Ci si mantiene un po' alti rispetto al fondovalle, qui
costituito da ampi ripiani terrazzati dove ormai la vegetazione arborea ha
avuto la meglio sull'originale sistemazione agricola. Raggiunto più in
avanti il fondovalle, si passa per un tratto sulla sinistra idrografica,
sempre in ambiente rurale "antico": il luogo, molto solitario e
pittoresco, è chiamato Ciàn de Rùe (Pian dei Roveri).
Ad un certo punto, presso un albero biforcuto, si abbandona il sentiero
principale, che va a morire fra la vegetazione poco più avanti, per
seguire una pista pianeggiante a destra. Il punto dove svoltare può dare
adito a qualche dubbio: comunque, seguendo il sentierino pianeggiante, si
raggiunge dopo qualche decina di metri un gradino (muretto a secco), nei
cui pressi si trova un segnavia ▬
sbiadito, che rassicura sull'esattezza del percorso. Si procede per un
tratto per fasce quasi pianeggianti, poi si raggiunge una zona fangosa,
ritrovo abituale di cinghiali: si sale a questo punto un po' a destra, a
ridosso di una fascia rocciosa, guadagnando quota più decisamente in
ambiente umido e caratteristico. Raggiunto un grande masso con inquietante
scritta ammonitrice (VIPERE), ci si sposta un po' a sinistra e si
continua a risalire la testata della valletta: oltre le ultime due grandi
fasce successive (che ospitano al centro un angusto ricovero
sotterraneo),
si esce su di un crinale boscoso, dove si incontra il largo sentiero ▲●
proveniente direttamente da Camporotondo (h
1,10).
Si prosegue verso sinistra, in piano, e si incontrano
quasi subito i pochi resti di Cà
Cerisòla (300 m), immersi nel
bosco a destra del sentiero. Dopo poco si trova un bivio: si trascura la
prosecuzione del segnavia ▲●,
diretto all'Altipiano di San Bernardino, e si scende a destra
(sempre segnavia ▬)
con alcuni tornanti fino a raggiungere il fondo della Valle del Vacchè
nei pressi di un bel riparo sotto roccia costituito da più stanze
successive. Qui si incontra il largo sentiero con segnavia ◆,
proveniente da Lacremà e diretto al Ciappo dei Ceci.
Si
segue questo sentiero verso destra, in discesa lungo la pittoresca
valletta, che alterna tratti boscosi a splendidi prati verdissimi. A
sinistra del sentiero si incontra la caratteristica Casa
del Vacchè, ricavata dalla chiusura con muri e tetto
spiovente di una piccola grotta naturale (h 1,30).
Si continua in lieve discesa e si raggiunge la
grande radura mediana della valle, dove a sinistra si trova un altro
piccolo riparo sotto roccia sul tipo della Casa del Vacchè e a
destra si trovano due case coloniche, ormai semi sommerse dalla
vegetazione. Poco oltre, nel bosco, si trova un bivio: si trascura la
prosecuzione del ◆,
che scende diretto verso Lacremà, per seguire a destra il segnavia ●●●: questo all'inizio sale
leggermente, poi prosegue quasi in piano, a ridosso di basse paretine
strapiombanti. Un tratto di decisa salita, quasi una scalinata nella
roccia, consente di guadagnare quota, poi si traversa un po' a destra e si
entra (attraverso un varco) nel recinto megalitico di Camporotondo:
al centro una
splendida radura prativa è spesso meta di pic-nic e scampagnate.
All'estremità opposta, fra gli alberi, si trova un'altra interessantissima
casa ricavata in parte da preesistenti grotte (h
1,45).
Si prosegue a sinistra della casa, con breve salita: al
segnavia ●●●
si sovrappone,
per breve tratto, il □.
Dopo pochi metri lo si lascia a sinistra (anche questo diretto a Lacremà)
e si prosegue a destra, per un pianeggiante crinale boscoso. Oltre un
piccolo "ciappo", il sentiero ●●●
inizia a scendere decisamente, con frequenti tratti rocciosi. Dopo un
ulteriore tratto pianeggiante (splendidi e alti muraglioni a sinistra,
ottimamente conservati), si raggiunge un altro bel "ciappo", con
vista su Finale ed il mare: si scende a questo punto con diversi
tornanti nel bosco (punto
panoramico su Lacremà) e si incontra il tracciato del □.
Lo si segue verso destra, in ripida discesa nel bosco (tratti lastricati,
tornanti) e si incrocia anche il segnavia ◆:
si prosegue dritti e si giunge in vista di Lacremà.
Lasciato a destra il sentiero diretto alla falesia di Lacremà
Inferiore, si scende fino al minuscolo centro
abitato, molto
caratteristico in stile ligure-medioevale. La mulattiera passa sotto un
paio di archivolti
fra le case e raggiunge la carrareccia sterrata che, pianeggiante,
raggiunge in poche centinaia di metri nuovamente la chiesa di San
Cipriano (h 2,20).