Ritornati
in breve al tornante, si prende un sentierino (palina, segnavia ○)
che parte dall'esterno curva e si inoltra, inizialmente pianeggiante,
nel prato. Con un breve tratto in discesa il sentiero si porta sulle
sponde del Rio Ibà, che supera a guado (qualche difficoltà in
caso di acqua abbondante): con una breve risalita in diagonale nel
bosco, il comodo sentiero va ad intercettare una carrareccia sterrata
presso uno spiazzo (h 0,10,
tabellone indicatore del "Sentiero Naturalistico").
Trascurato
un sentiero che sale fra gli alberi (segnavia blu, vedi itinerario
n.18), si segue la sterrata verso destra (sempre segnavia ○
e
P1), in piano o leggera salita,
mentre si inoltra nel bosco lungo il rio: ad intervalli regolari
numerosi cartelli illustrano le varie specie vegetali presenti nei
dintorni, mentre alcuni tavoli con panche invitano a riposanti soste.
Superato il rio a guado (normalmente in questo tratto il ruscello è
asciutto, ma dopo abbondanti piogge il passaggio può risultare
complicato se si ha paura di bagnarsi!), si prosegue sempre lungo il
fondovalle, ora sulla sinistra idrografica: con begli scorci sul rio e
sul bosco lussureggiante, si giunge ad un caratteristico ponte in pietra
che immette nella bella radura dove sorgono i
ruderi della Casa Trinchella (h
0,35 da dove si incontra la strada sterrata). Una leggende
narra che la casa fu costruita, antecedentemente al XIX° Secolo, da un
ex navigante che, stanco del mare, costruì la sua abitazione in un
luogo da cui non fosse visibile la costa. La radura, attrezzata con
numerosi tavoli da pic-nic e la cui pulizia è meritoriamente curata dai
volontari dell'AVIS di Ceriale, invita a lunghe e piacevoli soste.
Sul
lato opposto della radura si prosegue lungo un comodo sentiero che,
sempre col medesimo segnavia ○ e
P1, continua a mantenersi a fianco
del ruscello. Con pendenze sempre assai modeste, si prosegue
inoltrandosi sempre più nella selvaggia valletta, superando svariate
volte il corso d'acqua, con difficoltà variabili a seconda della
portata. A quota
305 m
si lascia, a destra, lo
stacco della Variante al P1
diretta a Poggio Grande e si prosegue lungo il segnavia
principale. Dopo un guado su lastronate rocciose, a valle delle quali il
rio precipita con un bella cascatella, un tratto particolarmente ombroso
introduce al punto in cui il ruscello scorre in una gola rocciosa molto
caratteristica: con breve discesa il sentiero raggiunge il fondo della
gola, che si percorre per breve tratto nel letto del rio. Poco oltre si
giunge ai piedi di un costone, a sinistra e a destra del quale due
bellissime cascate scendono da brevi salti rocciosi: il posto, selvaggio
e solitario, risulta assai pittoresco (h 0,25
da Casa Trinchella).
Guadato
nuovamente il rio, si rimonta il filo del costone per alcune decine di
metri, con percorso assai ripido e faticoso: raggiuntane la sommità
presso una radura, si prosegue verso sinistra con pendenze moderate,
risalendo il solco superiore della valle. Man mano che si sale, con
percorso in qualche tratto un po' infastidito dalla rigogliosa
vegetazione, si aprono scorci panoramici interessanti sul selvaggio
versante settentrionale del Monte Pesalto, nonchè sugli splendidi
laghetti che il ruscello forma di quando in quando.
Con
un tratto di salita più decisa a tornanti si guadagna quota più
velocemente, quindi nuovamente in moderata pendenza si
traversa sul versante sinistro idrografico della valletta superiore
fino a raggiungere una
fantastica ed inaspettata pineta: fra altissime rade conifere
il ruscello scende con piccole cascatelle, un quadro veramente
idilliaco! Trascurato un evidente sentiero che scende a sinistra a
guadare il rio e prosegue alla volta della larga sella Poggio Ceresa
– Monte Pesàlto (
560 m
, vedi anche itinerario
n. 18), si continua lungo il tracciato principale che,
mantenendosi lungo il corso principale del rio, raggiunge oltre la
pineta una
aperta valletta erbosa, ormai in vista delle grandi antenne e
della cappelletta sulla sommità di Poggio Ceresa. Con percorso un
po’ confuso dal passaggio degli armenti, ma comunque di orientamento
assai logico, si prosegue tendendo leggermente a sinistra raggiungendo,
presso un’insellatura erbosa sullo spartiacque, la sterrata di
servizio alle antenne. Seguendola in salita verso sinistra, si sale in
breve sull’ampia e panoramica sommità di Poggio
Ceresa (
710 m
, h 1,00
dai piedi del costone fra le due cascate). Sull’allungato schienale
della vetta sorgono numerose antenne per le telecomunicazioni, una
graziosa cappelletta dedicata ai Caduti e, all’estremità
sud-ovest, due croci appaiate. Bellissimo panorama, oltre che sulla
costa e sulla piana
di Albenga con l’Isola Gallinara, anche su tutto l’arco
delle Alpi Liguri, dalle cime minori (Monte
Castellermo, Pizzo
d’Evigno, Rocca
Barbena) a quelle più importanti (Monte
Galero, Monte Armetta, Pizzo d’Ormea, Bric di Conoia).
Seguendo
nuovamente la carrareccia, si oltrepassa il bivio a sinistra per Poggio
Eresea e Zuccarello (vedi itinerario Anello
Poggio Ceresa - Valle
Auzza) e si prosegue poi praticamente
in piano lungo il comodo sterrato, che si mantiene poco sotto la linea
di cresta sul versante marittimo. Attraverso pittoreschi boschetti,
alternati a tratti più aperti e panoramici, si trascura a sinistra lo
stacco di un sentiero (paline, segnavia ¨
oltre alle sigle P1 e P5,
vedi anche itinerario Anello
Poggio Ceresa - Valle
Auzza) e si prosegue
piacevolmente lungo la carrareccia. Giunti alla base del rilievo
sommitale di Poggio Grande, la carrareccia prende quota con alcuni ampi
e comodi tornanti (accorciatoie), quindi riprende a traversare pressoché
pianeggiante sul versante Ibà, alla base di alcuni modesti salti
rocciosi. Con numerosi dentro e fuori, seguendo le sinuosità del
versante, la stradetta lascia ancora a destra lo stacco del sentiero
(segnavia P1) che scende nuovamente in Valle Ibà
e raggiunge, oltre un piccolo parcheggio sterrato, la strada asfaltata
proprio di fronte all’ingresso del piccolo Santuario
di Monte Croce (
756 m
, h 0,40
da Poggio Ceresa). Il santuario è stato edificato per ricordare
l’apparizione in questo luogo, il 5 ottobre 1949, della Beata Vergine
alla piccola Caterina Richero, di 9 anni. Da allora
la Madonna
apparve alla donna ben 138 volte, la maggior parte delle quali nella
zona del Monte Croce. L’ultima apparizione si verificò nella sua casa
il 5 novembre 1986, ben 15 anni dopo la penultima. A partire dal luglio
1991 il vescovo di Albenga ha acconsentito alla preghiera pubblica
(compresa la celebrazione della Santa Messa) nell’attuale sito,
auspicando che a Monte Croce si preghi la “Madonna della
Riconciliazione e della Pace”. La statua adorata nella cappella del
Santuario è stata solennemente incoronata il 7 ottobre 1992.
Proprio
di fianco alla recinzione del Santuario si imbocca un sentierino
pianeggiante (palina, segnavia ¨ e
〓▲) che costeggia nel bosco il
complesso e si riporta poi sul panoramico crinale Ibà-Balestrino , tra
boschetti e radure. Con splendide vedute su Ceriale da una parte e sulla
piana di Borghetto dall’altra, la traccia prosegue
mantenendosi nei
pressi del crinale, con poco faticosi saliscendi. Più avanti
si raggiunge un
caratteristico tratto in
cui, dal crinale erboso, emergono verticali scaglioni rocciosi, che
sembrano quasi conficcati sullo spartiacque. La traccia si mantiene
inizialmente sulla sinistra della crestina, sfruttando alcune curiose
trincee naturali, quindi scende a destra attraverso un basso gradino
stretto fra due grossi roccioni: questo passaggio, come sottolinea la
brutta ed eccessiva scritta in vernice rossa lì
nei pressi, è chiamato “Le
Termopili”, a ricordare l’antico e leggendario baluardo difeso
fino alla morte da Leonida e dai suoi trecento spartani. Sulla destra, a
poca distanza, svetta una
caratteristica affusolata guglia di una decina di metri.
Proseguendo
con altri saliscendi, si continua per l’ondulato crinale erboso, in
direzione della sommità del Monte Acuto: oltre un nuovo poco accennato
rilievo, si trascura a destra lo stacco “ufficiale “ della traccia XX (freccia rossa su un masso),
diretta alla valletta del Rio della Croce: in realtà, poco oltre, le
tracce scompaiono completamente, costringendo ad un traverso
a mezza costa fra vegetazione spinosa non consigliabile. Conviene
proseguire ancora lungo il sentiero di crinale che, oltre due modesti
dossi, giunge in una
ampia valletta erbosa subito sotto la sommità del Monte
Acuto, dove sorgono alcune caratteristiche “caselle” (h 1,15 dal Santuario).
Presso
la
casella posta più in alto (caratteristica perché presenta
lateralmente un locale più piccolo adibito al ricovero della capra) si
abbandona il sentiero principale (che raggiunge il vicino Monte Acuto e
prosegue poi verso il Monte Croce e Capo Santo Spirito, vedi anche itinerario
n. 17), per seguire verso destra (versante Valle
Ibà) una evidente traccia di sentiero in decisa discesa (nessun
segnavia) che raggiunge in breve un'altra
bella "casella", seminascosta dai cespugli. La
traccia continua, dapprima verso ovest, poi piegando gradualmente verso
sud ed aggirando la sommità del Monte Acuto, fino a raggiungere con un
tratto di ripida discesa un'evidente insellatura fra rocce e cespugli,
che si apre alla testata della piccola Valle
del Rio della Croce (h 0,20
dalla valletta delle “caselle”). Appare l'abitato di Peagna allo
sbocco del solco vallivo.
Da
qui un evidente sentiero (chiamato anche "Sentiero Fontana",
segnavia XX,
ufficialmente proveniente dal bivio precedentemente menzionato) scende
molto ripido nella valletta, dapprima mantenendosi sulla destra
idrografica: più in basso le tracce traversano verso sinistra,
proseguendo poi la discesa con percorso tortuoso fra fitti arbusti. Il
fondo del sentiero si presenta piuttosto sconnesso e sassoso, rendendo
la discesa un po' scomoda e faticosa. Quando si è ormai nella parte
bassa della valle, si incontra la traccia di un metanodotto, che ha in
parte rovinato la sede del vecchio sentiero: superando una serie di
"salti" di circa 70-
90 cm
costituiti da muretti a secco trasversali al sentiero (in questo tratto
appaiono anche segnavia
) si scende con ripido percorso fino a sbucare sulla “Strada
Panoramica” (h 0,40
dall'insellatura alla testata della valle).
Seguendo la strada asfaltata in leggera discesa verso destra, si ritorna
in h 0,10
al parcheggio dove si era lasciata l’auto.