Bric Agnellino 1309 m - Cresta Est

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.C. scala 1:25.000 – Foglio xx

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI LIGURI

SCHEDA N. 52

 

FOTO NOTEVOLI

LA COSTA DEI BALZI ROSSI CON IL TRACCIATO DELLA VIA

IL BRIC AGNELLINO DA CÀ DELL’ERSCIO

IL PRIMO TORRIONE (E’ IL LATO DA CUI CI SI CALA IN DOPPIA) SALENDO AL SECONDO TORRIONE

L’ARDITO PONTE TIBETANO FRA LE NEBBIE

IL TRACCIATO DELLA VIA DI SALITA AL PRIMO TORRIONE

L’IMPONENTE PARETE TRIANGOLARE, PUNTO CHIAVE DELLA VIA

 

STORIA ALPINISTICA

Il Bric Agnellino (1309 m) è una montagna boscosa che sorge nell’alta Val Maremòla, sull’ampia dorsale che dal Monte Carmo si collega al Colle del Melògno. I suoi fianchi lussureggianti di vegetazione presentano un’importante eccezione sul versante Est, dove una lunga cresta quarzitica costituita da diversi eleganti torrioni scende fin verso il fondovalle, dove sorge lo sperduto borgo di Isàllo. La cresta, che presenta una colorazione che va dal giallo al rosso-rosato, è chiamata "Costa dei Balzi Rossi", ed ha attirato l’attenzione degli alpinisti locali già dagli anni ’20 del secolo scorso: l’isolamento del luogo e la difficoltà degli accessi, per intricati e ripidi boschi privi di tracce, ne hanno però limitato la frequentazione, rimasta confinata a pochi amatori. Ciò ha permesso lo sviluppo di una natura incontaminata, nobilitata dalla presenza di alcune particolarità botaniche assolutamente notevoli, come il ginepro nano, che qui risulta al limite meridionale della sua fascia di diffusione.

Un paradiso incontaminato, dunque … che però ormai non è più tale! Da alcuni anni, infatti, su questa selvaggia e solitaria cresta è stata costruita una devastante via ferrata, che ha irrimediabilmente compromesso l’integrità naturale del luogo! Basti pensare ai numerosi ginepri nani tagliati per consentire lo scavo delle tracce di collegamento, senza contare la discutibile iniziativa di “decorare” (!) alcune porzioni di parete con le “pitture acrobatiche” dell’artista savonese Mario Nebiolo, denominando così il percorso “Via Ferrata degli Artisti”. Insomma, una “valorizzazione” del luogo che, anziché portare benefici, ha a mio parere svilito e fortemente danneggiato un ambiente tra i più belli e particolari dell’entroterra ligure! Oggi (per fortuna!) la gran parte delle pitture sono state praticamente cancellate dagli agenti atmosferici, e sembra (probabilmente per ragioni di costi) non sia in preventivo un loro ripristino. Anche la ferrata, costituita per la maggior parte da una serie interminabile di scalini e da un cavo metallico pressoché continuo (anche dove si cammina!), oltre che da un lungo ponte tibetano fonte di adrenalina a buon mercato, spesso risulta non agibile a causa della mancanza del benestare da parte del Comune di Magliòlo che, sempre per i costi elevati, ritarda i collaudi richiesti a norma di legge. Per gli amanti del genere, il percorso della ferrata può risultare interessante (ma sento spesso commenti negativi circa l’eccessiva facilità del percorso, troppo condizionato dai gradini presenti ovunque!); per gli alpinisti, invece, è sempre possibile percorrere la storica via alpinistica originale, tracciata da G. Peschetto con A. e L. Sabbadini  nel lontano 1924, magari integrata dalle varianti inferiori scoperte e segnate (rigorosamente con ecologici ometti!) dall’amico Giorgio Massone, del C.A.I. di Loano, già a partire dalla fine degli anni ’90, ben prima cioè che venisse aperta la via ferrata. La via, che presenta alcuni tratti di arrampicata elegante, risulta ovviamente un po’ infastidita dalla vicinanza (e spesso dalla sovrapposizione) della via ferrata, ma è comunque interessante e meritevole, specie per gli scorci panoramici e per la qualità della roccia, quasi ovunque buona.

 

PUNTO DI PARTENZA

Dall’uscita di Finale Ligure (A10 Genova-Ventimiglia) si svolta a destra e si sale a Gorra, quindi si prosegue per Bardìno Vecchio, Bardìno Nuovo e Magliòlo. Presso la chiesa dedicata ai S.S. Cosma e Damiano a Magliòlo si prende una diramazione stradale (non facilissima da individuare) che risale la solitaria Val Maremòla fino al piccolo ed isolato centro abitato di Isàllo (350 m circa). Trascurata una diramazione a sinistra, si sale con molti tornanti nel bosco fino alla frazione Cà dell'Erscio: qui la strada diventa sterrata, e procede per alcuni km fino ad una sbarra, spesso sollevata ma dopo la quale è sconsigliabile proseguire in auto causa il fondo molto dissestato (630 m circa, parcheggio).

 

AVVICINAMENTO

Si prosegue lungo la carrareccia, che scende leggermente con un ampio tornante a tagliare la testata del vallonetto del Rio Rianazzo per poi tornare a salire sul versante opposto fino ad una piazzola presso un grosso masso: qui un tabellone di legno indica l'inizio del sentiero per la Via Ferrata degli Artisti (h 0,20). Si prende dunque il sentierino che stacca a destra e prende a risalire con decisione il bosco (abbondanti segni rossi). Dopo poche decine di metri si abbandona la traccia, che traversa verso sinistra, e ci si porta alla base di uno speroncino roccioso a destra, presso un alberello. Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Superato il primo saltino sulla destra, si prosegue verso sinistra fino alla base di un caminetto, dove si incontra il primo dei piccoli ma caratteristici ometti di pietre che segnalano la via. Superato il breve caminetto, si prosegue ancora per saltini, crestine e lastronate, con percorso facile ma piacevole, fino a ritrovare la traccia diretta all’attacco della ferrata, che si segue per un pendio cespuglioso poco ripido. Entrati in un tratto boscoso, si giunge alla base della parete iniziale dei Balzi Rossi dove, un po’ sulla sinistra, attacca la Ferrata degli Artisti (800 m circa, h 0,20 dalla carrareccia): fin qui, passaggi di II° alternati a tratti in cui si cammina. D’ora in poi è conveniente legarsi, onde percorrere in sicurezza i tratti più esposti. Si sale alla base della parete, rimanendo a destra della ferrata, là dove una esigua cengetta traversa in orizzontale verso sinistra: si segue la stretta cornice verso sinistra, con un passo delicato ed esposto (III°) raggiungendo e superando il tracciato della ferrata. Si risale quindi una sorta di piccola conca rocciosa, traversando poi nuovamente a destra e raggiungendo (II°+) lo speroncino al sommo del primo salto della ferrata. Si prosegue per un tratto lungo la traccia della ferrata fino alla base di un piccolo torrione rossastro, caratterizzato da un anfratto alla sua base: lasciando a destra la traccia, lo si aggira a sinistra risalendo quindi una placchetta (II°+) che permette di sormontarlo. Si supera ancora un saltino ripido di circa 4 metri (III°), quindi si prosegue lungo la traccia della ferrata per un facile tratto erboso con scarse roccette. Si giunge così ai piedi di un torrioncino di una quindicina di metri, che si scala lungo lo spigolo di destra con passi di III°- (la ferrata invece lo risale direttamente, più a sinistra). Dopo ancora un tratto dove tratti facili si alternano a brevi saltini (passi di II°), si giunge ai piedi di un più corposo risalto: seguendo i piccoli ometti, si individua il percorso migliore per superare il risalto, prima in verticale, poi leggermente a destra, quindi nuovamente a sinistra (passi di II°+) fino alla base di un breve camino nerastro. Si scala il camino, facendo molta attenzione per via di numerosi blocchi instabili (III°+), ed uscendo quindi nuovamente in un tratto facile. Si prosegue lungo il tracciato della via ferrata, scalando qualche facile saltino, giungendo alla base del Primo Torrione (1050 m, h 1,30 dall’attacco): qui attaccava la via alpinistica classica del 1924. Si abbandona temporaneamente la ferrata, che aggira il torrione sulla destra, e ci si porta alla base delle rocce. Seguendo il filo di uno speroncino con lame di roccia (II°+) si raggiunge un comodo forcellino alla base della cresta Est del torrione, che si risale inizialmente poco a sinistra del filo (alcuni spit, III°+), poi proprio lungo lo spigolo (III°, II°+) fino all’aerea sommità (sosta su anello resinato). Da qui, con una doppia di circa 25 metri ci si cala fin sulla sottostante forcellina, dove si ritrovano le attrezzature della via ferrata. Si attacca ora il Secondo Torrione: salendo in diagonale verso sinistra, per cenge in parte erbose (II°), si raggiunge un incassato canalino roccioso che verso destra facilmente consente di raggiungere la vetta (II°). Scesi al colletto successivo, si risale una breve placchetta e si segue verso destra una crestina rocciosa che conduce alla base del Terzo Torrione. Si traversa a sinistra (III°), si risale una breve placca (III°+), quindi un nuovo canalino verso destra consente di uscire in cresta, che si segue brevemente fino alla cima. Bella veduta sulla successiva imponente parete triangolare, che da qui incute un certo timore. Scesi dall’altra parte, si discende un primo risalto di una decina di metri lungo un breve caminetto (II°) quindi per roccette si giunge alla sommità di un secondo risalto verticale, che si supera grazie ad una corda doppia di una decina di metri (vecchio cordone in loco, eventualmente da integrare). Si giunge così all’ampia forcella erbosa da dove si origina la gola attraversata dal famoso ponte tibetano della via ferrata, ben visibile poco più a sinistra, sospeso nel vuoto. Si segue la traccia che attraversa la forcella e che poi taglia verso sinistra per cenge (I°+) alla base della grande parete rocciosa triangolare, fino a raggiungere nuovamente la via ferrata presso gli ancoraggi del ponte tibetano. Qui inizia il tratto più impegnativo della via. Lasciando a sinistra la ferrata, ci si porta per una cornice erbosa alla base di un breve caminetto, che si scala in spaccata (III°): dal successivo pianerottolo si risale la parete a destra, lungo una appena accennata cornice (III°+), quindi si traversa in orizzontale a sinistra (delicato e molto esposto, III°+) fin presso una macchia di ginepri. A questo punto, si risale interamente un lungo diedro verticale, abbastanza articolato ma comunque impegnativo (IV°- continuo) fino ad uscire presso una forcellina sullo spigolo sinistro della parete triangolare, dove passa anche il tracciato della ferrata. Si prosegue proprio sullo spigolo, a destra delle attrezzature, e con percorso sempre esposto ma via via più facile (II° con un passo di III°) si esce presso un’ampia terrazza ricoperta di ginepri. Lasciata nuovamente a sinistra la via ferrata, si segue una traccia orizzontale a destra che attraversa la terrazza e si porta alla base del successivo risalto. Si attaccano le rocce, inizialmente con difficoltà di III°-, poi più facilmente (II°) fino alla sommità della parete triangolare, dove si ritrova, per l’ennesima volta, la via ferrata. Proseguendo lungo il filo di cresta, discostandosi a volte di poco, a volte sovrapponendosi al tracciato della ferrata, si continua con qualche saliscendi lungo l’aerea cresta (passi di II°) e, per un ultimo tratto erboso, si guadagna il punto culminante della Costa dei Balzi Rossi, dove sorge un palo e, nei pressi, si trova il libro di vetta (1285 m , h 3,00 circa dalla base del Primo Torrione, h 4,30 dall’attacco). Superbo panorama che spazia dal Mar Ligure al Monviso!

 

Discesa: continuando a seguire gli abbondanti segni rossi, si aggira sulla destra un'elevazione erbosa della cresta e si raggiunge un’ampia sella boscosa al piede del cupolone sommitale del Bric Agnellino, da dove il sentiero scende con decisione verso sinistra (cartelli). Il primo tratto, che rasenta le rocce della cresta percorsa in salita, presenta qualche corda fissa nei tratti più ripidi e viscidi, e risulta spesso infastidito da un abbondantissimo tappeto di foglie secche che costringono a veri e propri equilibrismi! In primavera, in questo tratto non è raro incontrare accumuli di neve dura che possono rendere, in qualche caso, necessari ramponi e piccozza. Superato un pendio e disceso un gradino roccioso nei pressi di una piccola grotta (corde e staffe), si entra definitivamente nel bosco e prima traversando lungamente verso destra, poi con più decisa discesa, si ritorna sulla carrareccia sterrata circa 300 metri dopo lo stacco del sentierino di salita (h 1,15 dalla cima). Seguendo a sinistra la carrareccia, si ritorna al parcheggio (h 0,20).  

 

TEMPO TOTALE

h 4,00 – 5,00 (esclusi avvicinamento e discesa), h 6,00 – 7,00 in totale

DISLIVELLO

600 m circa

DIFFICOLTA’

AD

MATERIALE UTILE

2 mezze corde da 30 m , casco, 5 rinvii, qualche cordone

ULTIMO SOPRALLUOGO

27 novembre 2011

PERIODO CONSIGLIATO

primavera e autunno

COMMENTI

Salita piacevole, piuttosto lunga ma non eccessivamente impegnativa. Molto esposta in alcuni tratti, presenta tuttavia il vantaggio di poter ripiegare praticamente in ogni momento sulla vicina via ferrata. Questa in alcuni punti risulta fastidiosa, specie se si vuole mantenere un approccio “purista” e non si vogliono toccare le opere artificiali. Ambiente e panorami stupendi. Attenzione alla discesa, specie in caso di ghiaccio o neve dura: in queste condizioni, possono risultare indispensabili ramponi e piccozza!