Monte Besimàuda 2231 m - Cresta Nord-Est

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.C. scala 1:50.000 – Foglio 08

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO SU NEVE/GHIACCIO - ALPI LIGURI

SCHEDA N. 50

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

LA PIANURA ED IL MONVISO DALL'ATTACCO DELLA CRESTA

DAI PRESSI DELLA CIMA NORD, LO SVOLGIMENTO DELLA CRESTA NORD-EST

 

STORIA ALPINISTICA

Il Monte Besimàuda (2231 m) costituisce l’estremità settentrionale del vasto complesso montuoso della Bisalta, la montagna di Cuneo per antonomasia. Posto tra le valli Pèsio e Colla, questo imponente rilievo si salda alla catena principale delle Alpi Liguri attraverso la Colla Piana, lungo crinale erboso che si origina dalla lontana Cima della Fascia, costituendo per un tratto lo spartiacque Pèsio-Vermenàgna. La quota più elevata dell’intero complesso è il Bric Costa Rossa (2404 m), dal quale una lunga e sinuosa cresta con orientamento sud-nord si collega alla bifida cima della Besimàuda, evidentissima e riconoscibile chiaramente da tutti i punti della piana cuneese. 

Delle due elevazioni, la più alta è la Cima Sud (2231 m), mentre la Cima Nord è quotata 2197 m. Nonostante la non significativa altitudine, ma grazie alla posizione isolata ed al grande dislivello rispetto alla sottostante pianura, dalla Besimàuda si gode di uno dei panorami più vasti e spettacolari delle Alpi Sudoccidentali: già questa caratteristica, quindi, basterebbe a giustificare una visita alla sua sommità, anche solo lungo la via normale

Ma esiste un altro modo, ancor più interessante e spettacolare, di approcciarsi alla cima: una lunghissima dorsale, la Cresta Nord, che si origina addirittura dalla pianura presso l’abitato di Peveràgno, sale piuttosto regolare fino alla Cima Nord, costituendo la linea di salita più logica ed evidente, anche se lunga e faticosa, alla vetta. Senza iniziare l’ascensione dalla base della cresta, per lungo tratto ricoperta di bosco e fastidiosi arbusti, si descrive qui il percorso della sua parte superiore, in ambiente piacevole ed altamente panoramico. La salita è facile, e volendo i tratti rocciosi sono tutti aggirabili per una vecchia traccia segnalata: più impegnativa diventa in presenza di neve, e forse è in questa veste che merita maggiormente di essere salita. In piena estate, invece, è da sconsigliare, a causa del caldo, della foschia che limita il panorama e della fastidiosa vegetazione .

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiunge Beinètte e si risale quindi la Valle Pèsio. Poco fuori del paese di Chiusa Pèsio (575 m), in direzione della Certosa di Pèsio, si prende una diramazione asfaltata a destra che risale una valletta boscosa fino alle poche case del villaggio di Pradebòni (868 m). Seguendo le indicazioni per Peveràgno, si imbocca quasi subito a sinistra una stretta stradetta secondaria (indicazione per "Le Mèschie") che attraverso piccole borgate isolate raggiunge un'area picnic attrezzata in località Le Mèschie (1100 m circa, 30 km circa da Mondovì, bar ristoro "La Baita").  

 

AVVICINAMENTO

Dal bar-ristoro "La Baita" in località Le Mèschie si sale per una cinquantina di metri lungo la strada, ancora asfaltata, fino ad un piccolo spiazzo presso una presa dell’acquedotto: qui si abbandona la strada principale (che prosegue verso Sella Mortèis e la via normale alla Besimàuda) per prendere una diramazione sterrata che sale a destra con un ampia svolta (indicazioni per l’"Anello degli alpeggi"). 

La ripida stradetta passa accanto ad un casolare in pietra, quindi si porta di fianco al torrente, che costeggia per breve tratto. Quando la strada lo supera a guado, la si abbandona per seguire a destra una ripida traccia che si inerpica per un pendio erboso, con recenti tracce di smottamento: in breve si raggiunge un piccolo pittoresco agglomerato di case in pietra, da tempo abbandonate ma dalla caratteristica architettura. Qui si incontra un più marcato sentiero segnato con bolli bianco-rossi. Oltre le case il sentiero taglia a sinistra, infilandosi in un fitto bosco di abeti molto pittoresco; in costante salita, si attraversa il boschetto e si esce in una vasta radura erbosa, al centro della quale sorge un’altra bella baita. Raggiunto il fondo della radura, i segnavia guidano di fianco al ruscello, sempre in ripida salita. Si segue per un tratto il solco del rio poi, quando ricomincia il bosco, si taglia a sinistra e si rimonta il pendio in una bella faggeta, con numerose svolte. Usciti dal bosco presso i ruderi di un alpeggio (Gias Pusìn), si effettua un altro breve traverso a sinistra, quindi si seguono i segnavia, posti su rocce affioranti tra l’erba e su appositi paletti in legno sulla linea di massima pendenza dei sovrastanti pascoli, superando altre baite dirute (Stalle Artondù Sottane) e raggiungendo la piccola borgata abbandonata delle Stalle Artondù Soprane (1380 m, h 0,40), posta su un ripiano pascolivo estremamente panoramico verso il Marguarèis e le Alpi Liguri. 

A monte della borgata si trova un crocevia di sentieri (tabelle): trascurando il collegamento con la Sella Mortèis e la via normale alla Besimàuda (a sinistra), si presentano due possibilità.

a) Si segue il sentiero verso destra, che effettua un ampissimo tornante fra i prati e si porta alla sovrastante ampia Sella Artondù (1597 m, h 0,30), dove sorgono i ruderi del Gias della Sella;

b) Dai cartelli si rimontano direttamente i ripidissimi pendii erbosi che scendono dalla ben evidente Sella Artondù, riconoscibile per i resti di una baita poco sotto il valico, raggiungendola con fatica ma in meno tempo rispetto alla precedente opzione (h 0,20 in questo caso).

In ogni caso, si raggiunge la vasta insellatura erbosa, posta ormai sul filo della cresta Nord-Est della Besimàuda: sul versante opposto, attraverso uno splendido rado bosco di larici, appaiono la pianura cuneese e le vette delle Alpi Occidentali. 

Un sentiero segnato scende in Val Colla verso Fontana Cappa e San Giacomo di Bòves. Da qui, dunque, si attacca la cresta della Besimauda.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Dalla sella si va a sinistra, seguendo una traccia (segni bianco-rossi) che, mantenendosi leggermente sul versante di Valle Colla, risale il boscoso pendio. Questo primo tratto può risultare un po’ fastidioso per la fitta vegetazione, che in qualche tratto ostacola il cammino. Con neve ben assestata invece si sale più comodamente, ma in ogni caso sempre facilmente, fino alla sommità di un primo dosso: si procede quindi per un tratto quasi orizzontale, fra massi ed arbusti, poi la cresta diventa erbosa e la vegetazione meno fastidiosa. 

Si prosegue lungo la dorsale, che a brevi tratti solamente erbosi alterna zone caratterizzate da grossi massi accatastati, superabili con elementare ma piacevole scalata (passaggi facoltativi di e II° grado). Volendo, è possibile seguire più fedelmente la traccia segnalata, che evita i tratti rocciosi più marcati ora su un versante, ora sull’altro. Si raggiunge così un’ennesima selletta a quota 1850 m, dove sorgono i ruderi (in realtà due piccoli muretti ed un tabernacolo) della Chiesetta degli Alpini (h 1,45 dall’attacco): questa chiesetta rimase incompiuta in quanto il reparto di alpini che stava lavorando alla sua costruzione venne richiamato alle armi per la Campagna di Russia. Da qui una traccia segnata con ometti scende a destra verso la Valle Colla. 

Proseguendo lungo la cresta, si rimonta un ripido pendio erboso o nevoso fino a riprendere nuovamente le rocce: si aggira un rilievo roccioso più accentuato sul versante della Valle Pèsio per massi e canalini con divertente arrampicata, sempre facoltativa e mai comunque superiore al II° grado, e si raggiunge l’ultima selletta alla base del pendio finale. Un breve tratto nuovamente ripido, poi lungo rocce rotte un po’ (ma solo un po’!) più impegnative si esce infine sull’ultima crestina, quasi orizzontale, che consente di toccare la croce di ferro posta sulla Cima Nord della Besimàuda (2197 m, h 0,45 dalla chiesetta). Magnifico panorama a volo d’uccello sulla pianura e su tutto l’arco alpino occidentale: dall’altra parte, oltre una larga forcella, incombe la più elevata Cima Sud, mentre a destra fa capolino il Bric Costa Rossa. 

Si continua dunque lungo la cresta, costituita da grossi massi accatastati: si scende un risalto per un sistema di placche e diedrini erbosi che richiedono attenzione (qualche passo di II° in discesa), quindi si rimane a sinistra della linea di cresta e, per una cengia costituita da grossi blocchi, si doppia uno spigolo, scendendo così facilmente alla forcella di divisione fra le due punte. Si attacca il ripido pendio successivo e, con faticosa ma breve ascesa, si tocca infine la Cima Sud della Besimàuda (2231 m, h 0,30 dalla Cima Nord, h 3,00 dall’attacco), dove sorge una grande croce. Panorama ancora più esteso e spettacolare, sulle Alpi Liguri, sulla pianura e le Marittime e sulla lunga cresta appena risalita.

 

Discesa: si percorre a ritroso la via normale, già descritta nell’itinerario Monte Besimàuda, raggiungendo Le Mèschie in h 2,00 dalla cima.

 

TEMPO TOTALE

h 4,00 - 4,30 circa (per la sola salita) - h 6,30 totali

DISLIVELLO

1300 m circa (circa 650 m circa la sola cresta)

DIFFICOLTA’

F (F+ in presenza di neve)

MATERIALE UTILE

casco, ramponi e piccozza in caso di neve dura

ULTIMO SOPRALLUOGO

8 maggio 2011

PERIODO CONSIGLIATO

fine marzo – aprile e ottobre – novembre

COMMENTI

Percorso di cresta altamente panoramico, facile anche se un po’ faticoso per via del grande dislivello e del tipo di terreno. Volendo una traccia segnalata in bianco-rosso indica i punti più facili per passare, evitando praticamente del tutto i passaggi rocciosi, ma secondo me è meglio sfruttare le rocce invece di evitarle, perché rendono la salita meno monotona e più diretta, oltre a consentire una facile ma divertente arrampicata. In caso di neve, attenzione alle eventuali "trappole" costituite dai buchi fra i grandi blocchi di roccia (anche nella prima parte della discesa lungo la via normale)!