Rocca di Pan Perdł 2860 m - Via normale

Home Su Chi sono Escursionismo Rifugi e Bivacchi Chi cerca trova Ultimi aggiornamenti Links Bibliografia Mailing List

 

CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 15

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO SU ROCCIA - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 43

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

ULTIMO SOLE SULLA TESTA DEL MĮLINVERN DAI PRESSI DEL GIAS LA GROTTA

DALL’INIZIO DEL VALLONCELLO SUPERIORE DELLA PĮUR VERSO LA ZONA LOMBARDA-GIAS DEI LAGHI

LE IMMENSE PIETRAIE DEL VALLONCELLO SUPERIORE DELLA PĮUR

FOTOPERCORSO DEL TRATTO FINALE

IL CANALINO RISALITO DALLA VIA NORMALE (IN BLU IL TRACCIATO DELLA VARIANTE PIŁ FACILE CONSIGLIATA IN DISCESA)

 

STORIA ALPINISTICA

Le cime che si affacciano sul versante destro idrografico del Vallone di Rio Freddo (Valle Stura di Demonte) appartengono ad uno dei settori pił solitari e selvaggi delle Alpi Marittime. Questo a causa della mancanza di sentieri segnalati e degli estenuanti dislivelli da affrontare, spesso su immense pietraie che rendono il cammino assai disagevole. Nonostante ciņ, l’ambiente naturale di questi sperduti valloncelli e gli imponenti panorami su pareti e vette ardite e poco note rende consigliabile una visita, specie a quegli escursionisti un po’ alpinisti che non temono la fatica e i lunghi tratti senza sentieri o segnalazioni.

In quest’ottica, la gita alla Rocca di Pan Perdł (2860 m) č senz’altro tra le pił apprezzabili: il Valloncello della Pąur, da risalire interamente, dopo una serie di conche erbose diventa una immane distesa di massi, sovrastata dalle imponenti pareti di Rocca la Pąur e, un po’ pił defilata a sinistra, della Rocca di Pan Perdł. Dalla cima trae origine una breve costiera che funge da spartiacque tra il gią menzionato Valloncello della Pąur e quello (altrettanto selvaggio e solitario) di Pan Perdł. Dalla sommitą della rocca si gode di una delle vedute forse pił avvincenti e spettacolari di Rocca la Pąur.

La prima ascensione nota della montagna č di V. de Cessole e F. Mondini con le guide A. Piacenza e J. Plent il 7 agosto 1899, provenienti dalle Terme di Valdieri attraverso Rocca la Pąur: scesi lungo l’impervio canalone Ovest, i quattro risalirono l’impegnativa cresta Est della Rocca di Pan Perdł e discesero poi verso Sud per il canalino dell’attuale via normale nel Valloncello della Pąur, da dove attraverso il Colle Nord di Valrossa rientrarono in giornata alle Terme! Una traversata che, ai giorni nostri, pare ai limiti delle possibilitą umane per lunghezza e dislivelli.

Riguardo al toponimo, “il Mader paragona i toponimi Pan Perdł e Bramafam (gridi di fame) con quello di Pamparą (pane preparato), deducendone l’origine rispettivamente da luoghi squallidi e da regioni feraci” (GMI – Alpi Marittime vol. II).  

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovģ (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Stura. Oltre Demonte (capoluogo della valle), si supera anche Vinądio ( 904 m , 63 km da Mondovģ): circa 1 km oltre il paese si svolta a sinistra in direzione del Colle della Lombarda. Superata la borgata Pratolungo ( 926 m ), con numerosa serie di tornanti la rotabile si inserisce nel selvaggio Vallone di Sant’Anna. Trascurando la prosecuzione verso Sant’Anna di Vinądio ed il Colle della Lombarda, si imbocca una diramazione a sinistra per il Vallone di Rio Freddo: si risale interamente lo stretto vallone, superando diversi gruppi di caratteristici forčst, per  lasciare l’auto in un ampio parcheggio presso una grossa malga ristrutturata, da dove la strada risulta chiusa al traffico ( 1500 m circa, fontana, 11 km circa da Vinądio).

 

AVVICINAMENTO

Si prosegue a piedi lungo l’ampia rotabile sterrata, chiusa al traffico, che sale lungo la sinistra idrografica del vallone: sullo sfondo, troneggia grandiosamente la massiccia mole della Testa del Mąlinvern. Con piacevole marcia nel lariceto si giunge ad un ponte in cemento, gettato sulle acque del rio che scende dal soprastante Lago Martčl: subito dopo il ponte, una palina indica lo stacco, sulla destra, del sentiero per il lago ( 1568 m , vedi itinerario Giro dei Laghi nel Vallone di Rio Freddo). Si continua lungo la rotabile che s’innalza in diagonale nel bosco, mantenendosi sempre sul lato sinistro idrografico del vallone. Si attraversa su un ponte il rio che scende dal Vallone dell'Avér (quota 1640) e subito dopo si lascia a destra il sentiero per i laghi omonimi (paline). La strada continua a salire nel bosco per circa un chilometro, quindi esce nell'ondulata conca pascoliva del Gias la Grotta (1707 m, h 0,50 dal parcheggio).

All’inizio della conca, in corrispondenza di un grosso masso a destra della strada con scritte incise che ricordano la costruzione della rotabile da parte del 29° Reggimento di Fanteria, si abbandona la stradina e si scende a sinistra sulle sponde del Rio Freddo. Attraversato al meglio il corso d’acqua (un tempo esisteva un ponticello in legno, oggi si deve sopperire con un guado spesso gelido e non sempre agevole), si rimonta il successivo ripido pendio pascolivo seguendo una serie di ometti di pietre che portano, pił in alto, sulla sponda del Rio della Pąur. Con una decisa svolta a sinistra, la traccia entra con salita diagonale in un bel bosco di abeti, dove si fa nettamente pił marcata. Guadagnata quota con alcuni tornanti, si giunge ad un bivio: si trascura il ramo di sinistra, che sale verso il Valloncello di Pan Perdł, per proseguire a destra, inizialmente in piano, poi nuovamente in salita diagonale. Con altri tornanti la comoda traccia, in un bellissimo ambiente boschivo, continua a salire, fino a sbucare in un piccolo ripiano pascolivo con resti di gias, all’inizio del Valloncello della Pąur (2000 m circa, h 0,50 ora dal Gias la Grotta).

Sempre seguendo la direttrice degli ometti, si percorre il ripiano sulla destra idrografica fino alla base della successiva bastionata erbosa: prima per grossi massi, poi lungo una colata di fine detrito con numerosi tornanti, si risale la bastionata fino ad un colletto sulla sinistra, poi si continua per incerte tracce che tagliano verso destra in salita diagonale il soprastante pendio erboso uscendo in una pił vasta conca pascoliva (2150 m circa, h 0,40 dal ripiano sottostante), sbarrata a monte da un’alta bastionata in parte rocciosa. Su un dosso al centro della conca sorgono i resti di numerosi muri a secco per il ricovero del bestiame.

Da destra scende il Rio della Pąur, che scorre in una ripida forra: si rimonta il conoide erboso e, quindi, la forra, mantenendosi sulla destra idrografica del torrente su terreno ripido ed un po’ infido. Raggiunto lo sbocco superiore dello stretto solco, si prosegue pił comodamente per il costone di sinistra, prevalentemente erboso, finché questo non si va a confondere con la bastionata. A questo punto, con lungo traversone in salita verso sinistra, mirando come riferimento ad un gruppetto di larici, si guadagna il ciglio della bastionata (2350 m circa, h 0,45 dal ripiano con resti di muri a secco), che immette nello sconvolto vallone superiore, interamente costituito da una immensa pietraia di grossi blocchi.

Si continua risalendo il vallone, mantenendosi preferibilmente a sinistra (destra idrografica) a mezza costa ed evitando il fondovalle, dove la marcia č resa pił faticosa dai grandi massi in bilico. Per pietrame instabile si giunge ai piedi di una ripida pietraia, che dą accesso alla comba terminale del vallone: una serie di ometti indica il percorso migliore per risalire la faticosa colata detritica, alla sommitą della quale si raggiunge la selvaggia conca con resti di nevai (2650 m circa, h 1,00 dall’inizio del vallone superiore) ai piedi delle pareti di Rocca la Pąur (di fronte) e della Rocca di Pan Perdł (a sinistra).

Si rimonta a questo punto il ripido ma gradinato pendio erboso di sinistra, in direzione del colletto a Sud-Ovest (sinistra) dell’incombente Rocca di Pan Perdł: con fatica ma facilmente si guadagna quota raggiungendo, qualche decina di metri prima del colletto, il piede di un evidente canalino di erba e rocce che sale verso la cresta (h 0,20 dalla conca): qui inizia il tratto alpinisticamente pił impegnativo. Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si rimonta il canalino superando una prima placchetta rocciosa un po’ scivolosa (I°+), poi per ripido terreno erboso si giunge ai piedi di una strozzatura. La si puņ superare direttamente (5 m, II°+) oppure si puņ traversare qualche metro a destra su cengetta (II°) e risalire poi alcune scanalature erbose verso sinistra fino al sommo della strozzatura (pił facile, consigliato in discesa). Continuando a risalire il canalino, per erba e scarse roccette, si giunge nei pressi di una forcellina di cresta che si affaccia sul Valloncello di Pan Perdł: senza toccarla, si prosegue a destra per erba e le ultime roccette che consentono di toccare la comoda ed aerea vetta della Rocca di Pan Perdł (2860 m, h 0,30 dal piede del canalino, grosso ometto).

Dalla cima si gode di splendida veduta sull’incombente Rocca la Pąur (che da qui si mostra in una delle sue vesti pił spettacolari) e sulla lunga costiera delle Cime di Valrossa, sui laghetti nella sottostante Comba della Valletta e, sul versante opposto del Vallone di Rio Freddo, sulla lunga costiera divisoria col Vallone di Sant’Anna (Cima della Lombarda – Monte dell’Avér – Testa Gias dei Laghi). Verso Nord-Ovest svetta il vicino testone della quota 2839, prima elevazione sulla lunga cresta che scende verso la Rocca Pertusą.

Discesa: ripercorso il canalino (eventuale breve doppia da attrezzare in corrispondenza della strozzatura), si ritorna sul ciglio del vallone superiore, al limite delle pietraie. Qui, invece del lungo traverso verso sinistra, ci si puņ mantenere a destra, dove una serie di ometti guidano in discesa su ripida pietraia in una conca detritica sottostante. Di qui, sempre seguendo gli ometti, ci si cala lungo un ripidissimo pendio-canale erboso che riporta direttamente alla conca con resti di muri a secco (h 1,40 dalla cima). Questo percorso, pił diretto ma assai faticoso in salita, ha il vantaggio di evitare il lungo giro attraverso la forra del torrente ed č il pił veloce e consigliabile in discesa. 

Di qui, in h 1,45 di cammino su terreno pił agevole si ritorna al parcheggio.

 

TEMPO TOTALE

h 5,00 circa fino alla vetta; h 8,30 circa in totale

DISLIVELLO

1360 m circa (100 m circa la parte alpinistica)

DIFFICOLTA’

F+ (5 m di II°+ e alcuni di II°, lungo e faticoso); sconsigliata con scarsa visibilitą

MATERIALE UTILE

casco, eventualmente corda e alcuni cordoni

ULTIMO SOPRALLUOGO

19 agosto 2018 

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Lunghissima ascensione, in cui la parte alpinisticamente impegnativa (anche se con difficoltą molto modeste) č costituita dall’ultima mezz’ora scarsa di risalita del canalino finale. Per il resto si tratta di una lunga camminata, ma l’assenza di tracce per gran parte del percorso ed il terreno particolarmente disagevole (pietraie di grossi blocchi e detriti friabili) rendono la gita consigliabile solo ai camminatori particolarmente avvezzi a questi terreni “avventurosi”. La fatica, in ogni caso, č abbondantemente ripagata dall’ambiente selvaggio e dalle vedute spettacolari ed inconsuete su questo settore poco noto della Marittime. Bellissima gita!