Secteur de Palavàr - Via "Palavàr les Flots"

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.N. scala 1:25.000 – Foglio 3436 ET

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALTRE ZONE (ALPI DEL DELFINATO - MASSIF DES ECRINS)

SCHEDA N. 7

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

 

STORIA ALPINISTICA

Il Parc National des Ecrins è una vasta area protetta compresa nel gruppo montuoso delle Alpi del Delfinato, interamente in territorio francese. La zona è caratterizzata prevalentemente da vaste aree glaciali, con imponenti seraccate che precipitano dagli altissimi circhi alla base delle grandi pareti rocciose superiori. Le cime raggiungono e, in qualche caso, superano i 4000 metri, dando vita ad un ambiente veramente imponente e molto selvaggio. 

Negli ultimi 30 - 40 anni, sulle grandi placconate di granito intorno al minuscolo agglomerato di Ailefròide (1507 m), ultimo insediamento della Vallouise, sono state tracciate moltissime vie di arrampicata sportiva, ben attrezzate con spit e su roccia fantastica. Si tratta comunque di vie già di un certo impegno, sia per la roccia particolare (prevalentemente granito a placche molto lisce), sia per la lunghezza, che raramente scende sotto i 200 m. 

La via "Palavàr les Flots" (S., C. e J.M. Cambon, 1990) è una delle più classiche, famose e ripetute della zona. Si svolge sul filo di un lungo sperone che costituisce l'inizio della lunghissima Arête de Palavàr, in pratica il crestone sud-est del Pelvoux (3946 m), una delle cime più imponenti ed elevate del settore. Questo crestone si trova alla confluenza nel vallone principale di Ailefròide con il selvaggio Vallon du Selè. 

Nonostante le difficoltà tecniche tutto sommato piuttosto modeste (è forse la via più facile del comprensorio), non bisogna sottovalutare alcuni aspetti: intanto la lunghezza della via (ben 400 m!), poi l'ambiente comunque selvaggio e "lontano" dal fondovalle, ed infine il ritorno, da effettuarsi interamente con calate in corda doppia non sempre evidentissime e lungo placconate vertiginose ... Insomma, una via che merita un avvicinamento rispettoso, per non rischiare di trovarsi in pericolose situazioni!       

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Oulx (uscita della A32 Torino-Bardonecchia) si risale la Valle della Ripa superando Cesàna Torinese e poi Clavière, fino al Colle del Monginèvro (19 km da Oulx, confine di stato). Da qui si scende a Briançon, quindi si prosegue in direzione di Gap. Raggiunto l'abitato di Argentière - Le Besses si svolta a destra e si risale la Vallouise

Superati gli abitati di Les Vigneux, Vallouise e Pelvoux, si risale un gradino della valle con alcuni tornanti e si raggiunge il villaggio di Ailefròide (1507 m, 40 km dal Colle del Monginèvro, Gite d'Etape, Albergo, grande campeggio ed alcuni negozi, parcheggio).

Prima del ponte a monte dell'abitato, presso l'ultimo parcheggio di fronte all'Hotel Engilberge, si svolta a sinistra e si segue la bella stradina asfaltata che fiancheggia il campeggio fino al parcheggio posto all'inizio del Vallon du Selè (cartelli).

 

AVVICINAMENTO

Si segue il sentiero diretto al Refuge du Selè ed al Refuge du Pelvoux (indicazioni) per circa un centinaio di metri. Superato un grande cartello di legno indicante la "Foresta Demaniale del Pelvoux", si incontra una traccia sulla destra, che risale il bosco in direzione di un ciclopico masso poco più in alto. 

Si abbandona quindi il sentiero principale per seguire la traccia, che in breve raggiunge il grande masso (rifugio con muretto in un anfratto), e poi prosegue a risalire il lussureggiante bosco di larici. Più in alto si supera una pietraia di grandi massi (ometti), sfruttando i punti deboli del labirinto roccioso grazie ad intelligenti spostamenti (in un passaggio breve placchetta, facile). Con ripida salita a tornanti si risale l'erto pendio boscoso fino ad uscire sui prati cosparsi di detriti alla base dello sperone di Palavàr. Qui il sentiero si biforca: si segue il ramo di sinistra, che sale fra i detriti costeggiando le placconate basali dello sperone fino ad un piccolo pianerottolo ricavato con un terrapieno di sassi. Sulla placca nerastra sovrastante si vedono i primi spit (non molto evidenti, attenzione: proseguendo la salita per poche decine di metri si incontrano altri spit, ma di una via decisamente più dura, "Sueur de Boucs"); h 0,30. Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si possono contare 12 tiri di corda:

1 - Si attacca la placca nerastra, per roccia molto lavorata ma anche piuttosto verticale (4b). Più in alto si risale una placchetta più liscia (4c), quindi si obliqua leggermente a sinistra e, superato un gradino articolato (4c) si esce sul comodo pianerottolo di sosta (2 spit, cordino e maillon); 

2 - Si prosegue per una serie di caminetti molto articolati (4b); aggirata una placca verso sinistra, si sale una fessurina fino ad un forcellino (4b) e, verso destra, si vince l'ultimo brevissimo caminetto (4a) che immette al ripiano di sosta (2 spit, cordino e maillon);

3 - Si traversa subito leggermente a sinistra, poi si risale la placca sovrastante, piuttosto ripida ma ben appigliata (4b). Superato un brevissimo muretto (4b) si risale l'ultima placchetta fino ad una cengetta quasi sulla sommità di un dente roccioso (2 spit di sosta);

4 - Ci si cala con attenzione dall'altra parte del dente roccioso, per un muretto verticale ed esposto ma breve: appena possibile, si traversa in spaccata (4c) fino alla base della placca di fronte, che costituisce in realtà la faccia destra di un largo diedro. Si attacca la placca, all'inizio verticale e molto liscia (5b), poi più facilmente verso destra, quasi sul filo di spigolo, dove è più articolata (5a). Raggiunta la base di un piccolo strapiombo giallastro, lo si aggira espostamente a sinistra e, con breve passo di forza (5b), lo si vince. Si raggiunge così una stretta cengia con i 2 spit di sosta (scomodo);

5 - Si prosegue lungo le lisce placche superiori, con alternanza di passaggi facili con altri più delicati (4b) fino ai soliti 2 spit di sosta;

6 - Ancora per placche e cengette, sempre seguendo grosso modo il filo dello sperone, su difficoltà piuttosto omogenee di 4b: mentre a sinistra si trovano placconate erbose con qualche alberello, a destra lo sperone precipita verticale sull'impressionante gola denominata "Grand Diédre". Con breve salita verso destra si raggiunge la sosta, scomoda (2 spit);

7 - Si scala la placca sovrastante, piuttosto delicata ed esposta sul baratro del "Grand Diédre" (4c). Con uno spit piuttosto "lungo" si raggiunge una zona di placche più abbattute, dove gli spit scompaiono per un buon tratto: si risalgono le placche (3c, eventuali alberelli per sicure intermedie) fino a ritrovare uno spit e poi la sosta (2 spit);

8 - Si prosegue per un tratto lungo le facili placconate abbattute (3b) fino alla base di una placca triangolare delimitata a sinistra da un breve diedro e sormontata da un albero. Si attacca direttamente la placca (all'inizio difficile, 5c), che più in alto si fa articolata (5b e 4c): aggirato a destra l'albero sommitale, si raggiunge un comodo ripiano di sosta (2 spit, molto alti sulla placca di fronte, per sostare);

9 - Si scala la placca sovrastante per una buona linea di fessure da destra a sinistra (4b), poi si superano due successive placche arrotondate ma molto lisce (4c, passi di pura aderenza) tendendo leggermente a destra fino ad una cengia con 2 spit di sosta;

10 - Si risalgono ancora placche arrotondate, ora giallo-rosse, ma più lavorate e ricche di appigli (4a, buchi, vaschette). Superato un apparentemente comodo ripiano di sosta, si va a sostare più in alto, sulla destra, in posizione scomoda e precaria (2 spit);

11 - Ancora lungo placche della medesima tipologia delle precedenti, si prosegue sul filo dello sperone (4a, splendide vedute sulle strutture rocciose circostanti). Lasciata a destra una calata attrezzata con catena, si risale una scanalatura (4a) e, verso sinistra, si raggiunge il ripiano di sosta (2 spit);

12 - Le ultime brevi placche a vaschette (4a) conducono velocemente e piacevolmente al culmine dello sperone, dove si trova l'ultima comoda sosta (2 spit, catena e maillon). 

 

Discesa: si effettua con 6 calate attrezzate da 45 o 50 m. Dalla cima sono possibili due linee di calata: si può calarsi direttamente dall'ultima sosta della via o da un'altra sosta attrezzata un paio di metri più in alto (ben visibile dalla sosta). 

Calate dall'ultima sosta della via ("normali", effettuate): una prima calata verso destra di 45 m su una liscia placconata consente di raggiungere la successiva catena, un po' al di sopra di un caratteristico alberello abbarbicato alla parete con cordoni alla base da non considerare (pericolosi!). Una seconda calata un po' inclinata a sinistra (faccia alla parete) porta a raggiungere la successiva catena, posizionata nettamente a sinistra e una decina di metri più in basso dell'alberello. Con altre due calate (la prima ancora leggermente tendente a sinistra, poi perpendicolare) si raggiunge la grande placconata inferiore. Un'altra calata perpendicolare consente di superare un'evidente fascia strapiombante e nerastra fino ad un comodo terrazzino. Un'ultima calata, forse un po' più lunga (almeno 50 m, noi con 55 m siamo arrivati proprio sul sentierino: con 45 m probabilmente si devono disarrampicare pochi metri facili) si raggiunge il ripido pendio di erba e detriti alla base del "Grand Diédre". Si scende con attenzione lungo una traccia precaria fra terriccio scivoloso e detrito (attenzione!) fino ad un evidente colletto erboso tra il corpo dello sperone principale ed una cima rocciosa più bassa. Si scende il canalino di destra (corda fissa per superare un verticale caminetto, eventualmente è possibile effettuare un'altra corda doppia sfruttando un cordone con maillon presente attorno all'albero sul colletto), quindi si prosegue lungo un più comodo sentierino che, tagliata verso destra una pietraia, si va a ricongiungere col sentiero di accesso a poca distanza dall'attacco.

Calate "nuove" (sosta con catena a destra di quella finale della via, non effettuate): si tratta di una nuova linea di calata creata in caso di sovraffollamento sulla via. Bisogna tenere presente che questa linea richiede calate da 50 m, e presumibilmente le prime sono leggermente in diagonale verso destra (faccia alla parete). Dal tracciato sulla guida, sembra anche che la terza calata richieda un breve pendolo verso sinistra. Comunque, con 6 calate si dovrebbe scendere al sentierino alla base delle placconate, poi si prosegue come nel caso precedente.

Altra opportunità di calata ("alternative", non effettuate): è anche possibile scendere in doppia sulla via fino a circa metà dell'11° lunghezza, dove si trova la catena incontrata in salita. Con due calate verso destra si vanno ad intercettare le ultime 4 calate "normali": in questo modo, però si effettua una doppia in più (7).  

Dalla base della parete in h 0,20 di nuovo al parcheggio del Vallon du Selè.

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa ( di cui circa h 4,00 per la via e h 2,00 per le calate)

DISLIVELLO

400 m circa di sviluppo

DIFFICOLTA’

D- (5c max/5a obb.)

MATERIALE UTILE

casco, 2 mezze corde da almeno 50 m, cordini, 15/16 rinvii

ULTIMO SOPRALLUOGO

16 luglio 2010

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Tecnicamente, forse la via più facile nei dintorni di Ailefròide, e forse per questo una delle più frequentate. Tuttavia, una via assolutamente da non sottovalutare, per via della lunghezza, dell'accesso comunque piuttosto lungo e dell'ambiente aereo, esposto ed isolato. Inoltre, il rientro non è per nulla banale, anzi: per qualcuno poco abituato alle calate in doppia, la discesa rappresenterà un'altra piccola via! Psicologicamente, quindi, una via molto impegnativa: è raccomandabile la partenza di buon mattino (non attaccare dopo le 8) per evitare il possibile affollamento, deleterio non tanto in salita quanto in discesa! Alla fine della giornata, sembrerà di aver effettuato un'autentica impresa!