Rocca du Fò 556 m - Via "Andrea e Paolo"

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CARTINA CONSIGLIATA

F.I.E. scala 1:25.000 - Foglio SV-1

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - APPENNINO LIGURE

SCHEDA N. 17

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO COMPLETO

LA ROCCA DU FÒ DAI BOSCHI SOPRA IL PAESE DI SAMBUCO

IL TORRIONE SOMMITALE CON IL TRACCIATO DEGLI ULTIMI DUE TIRI

IL MONTE REIXA DALLA VIA "ANDREA E PAOLO"

 

STORIA ALPINISTICA

La Rocca du Fò ("Rocca del Faggio", 556 m) è una struttura rocciosa articolata e severa, che domina col suo impervio versante nord lo sperduto villaggio di Sambuco, in Val Cerusa, nell'entroterra di Genova Voltri. La montagna è in realtà niente più che uno sperone roccioso sul fianco del più elevato Bric Pigheggiû (815 m), elevazione poco rilevata all'estremità orientale del massiccio del Beigua. 

L'ambiente è molto solitario e severo, ed il luogo è sempre stato poco frequentato per via della scarsità di sentieri e dell'esposizione a settentrione, che fa si che i boschi siano umidi ed oscuri anche in stagioni calde. 

Nell'aprile del 2007 lo sperone della Rocca du Fò è stato salito da Riccardo Rudino, Christian Roccati e Michele Picco, dopo una precedente parziale chiodatura di 5 tiri da parte del solo Rudino: da questa scalata è nata la passione per il luogo e la via, e la successiva attrezzatura in ottica sportiva dell'itinerario, realizzata dallo stesso Roccati con Ernesto Dotta nel 2009, ha fatto si che la zona sia oggi molto frequentata da quegli arrampicatori appassionati di vie non troppo sostenute ma pregevoli per ambienti e passaggi pittoreschi. 

La via "Andrea e Paolo" è stata dedicata da Riccardo Rudino ai suoi due compagni di scalate Andrea Maria (caduto alla Cima Mondini, nelle Marittime, nel giugno del 2003) e Paolo Salata, stroncato da un male incurabile pochi anni dopo.    

 

PUNTO DI PARTENZA:

Da Genova Voltri (uscita della A10 Genova – Ventimiglia) si raggiunge la Via Aurelia, si svolta a destra e si prosegue verso Arenzano; si lascia a destra una prima deviazione per il Passo del Turchino e Ovada e si giunge presso il ponte sul Torrente Cerusa. Senza attraversarlo, si svolta a destra e si risale la stretta Val Cerusa: si supera l’abitato di Fabbriche e si procede verso Fiorino per prendere poi una diramazione a sinistra che scende brevemente ed attraversa il rio su un ponte. Qui si trascura la diramazione di destra, che sale al paese di Sambuco, per proseguire a sinistra (Via Sambugo). La strada sale con alcuni tornanti nel bosco, supera alcune case (Case Brusinetti, Case Campo Mattia) e, dopo una breve discesa, risale fino ad uno spiazzo con alcuni box privati, dove termina (230 m circa): il posto per parcheggiare qui è esiguo, conviene fare inversione e parcheggiare in uno degli slarghi lungo la strada.

 

AVVICINAMENTO

Si trascura un ponte in pietra a destra per seguire un ripido sentierino che sale dritto, presso l'ultimo box a sinistra. Si incontrano subito i segnavia rossi. 

Dopo un primo breve tratto ripido, il sentierino spiana mentre si inoltra in un bel bosco di faggi. Con salita moderata, il sentiero (sempre ben segnato) segue una tubazione dell'acqua: guadato un primo rio e superato a destra un masso aggettante, si giunge sul fondovalle, presso il pittoresco Rio Gava, proprio dove questo forma una bella cascata. Si attraversa il rio a monte della cascatella, poi lo si riattraversa quasi subito (passerella spesso spostata, ma facile) incontrando subito dopo un bivio. Si trascura la diramazione che sale a sinistra (è il sentiero di ritorno) e si prosegue a destra, pressochè in piano. 

Il percorso si fa un po' più impervio, si superano alcuni massi e roccette ( grado), poi si sale più decisamente sul filo di uno sperone e lungo una pietraia. I segnavia guidano quindi a destra, traversando un avvallamento fino alla base di uno sperone nerastro solcato da un bel diedrino, dov'è l'attacco (h 0,20, barra con anello e spit, scritta sulla roccia "VIA ANDREA E PAOLO"). 

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si possono contare 9 tiri di corda:

1 - Si attacca il diedro, nero e a volte umido (III°+). Al suo termine, si traversa a sinistra per erba e si attacca una placchetta con buone tacche (IV°), uscendo presso un ripiano erboso (sosta su 2 fix e cordone); 

2 - Si attacca la placca fessurata di fronte con un passo in strapiombo (IV°+), poi si traversa a destra e si sale per un muretto verticale (IV°). Superate alcune roccette, si attacca una bella lama (IV°+) e si esce in sosta (albero con cordone);

Si prosegue per una decina di metri leggermente verso destra (bolli rossi) fino alla base di un evidente diedrino obliquo a sinistra;

3 - Si scala il diedro, un po' aggettante e con un passo iniziale un po' scomodo (). Oltre il diedro, si passa su una placca verticale molto bella (IV°+), che va risalita fino a raggiungere uno spigolo che, seguito verso sinistra (III°) conduce al terrazzino erboso di sosta (2 fix + cordone);

Si segue verso destra un cavetto d'acciaio che guida lungo una stretta cengetta erbosa ad aggirare uno spigolo, fino alla base di una placchetta (I°+);

4 - Si attacca la placchetta, all'inizio abbattuta (III°), poi più verticale. Si traversa qualche metro a destra, poi si sale un corto diedrino verticale, con uscita un po' scomoda (IV°+). Sosta alla base del pilastro dell'avancorpo (cordone su albero);

5 - Si traversa facilmente per alcuni metri a sinistra, e si risale uno spigoletto, dapprima piuttosto abbattuto (III°), poi verticale ed impegnativo (). Oltre il passo, si prosegue su placca tecnica (IV°+), tendendo un po' a sinistra, e si esce su un terrazzino erboso (sosta su 2 fix + cordone);

6 - Si sale verso destra su placchette un po' erbose (III°) fino alla base di un bel muro a lame, che si scala con bella arrampicata in parte in Dulfer (, attenzione ad una grossa scaglia mobile!). All'uscita del muro, si traversa espostamente a sinistra (IV°), lungo una esile cengia a lama, e si monta su di un grosso masso chiamato "Testa del Camaleonte" per il suo curioso profilo, dove si sosta (2 fix + cordone);

7 - Dalla sosta si scala la placchetta immediatamente sovrastante, talvolta umida (IV°, lo spit è a destra, ma in questo caso si rischia di angolare un po' troppo la corda), e si va ad attaccare un diedrino formato da alcuni grossi massi (V°-). Si piega poi verso sinistra, aggirando uno sperone e scalando poi un altro breve diedro con l'uscita in strapiombo (IV°+) che porta in vetta all'avancorpo (sosta con 2 fix + cordone);

Si seguono i bolli rossi lungo il pianeggiante filo di cresta dell'avancorpo, costituito da erba e massi accatastati, poi si piega a sinistra in salita e si raggiunge la base del torrione finale (sosta su albero da attrezzare);

8 - Si attacca una bellissima muraglia verticale, dotata di ottime tacche (IV°+) che, oltre un breve strapiombetto (V-) conduce ad una splendida placca, all'inizio appoggiata (III°, cordone per eventuale sosta intermedia) poi più verticale (III°+) fino al terrazzino erboso alla base dello spigolo finale (sosta su 2 fix + cordone);

9 - Si attacca lo spigolo, all'inizio direttamente (IV°), poi con una esposta traversata verso sinistra (IV°+), per risalire infine il filo dello speroncino finale (III°) fino alla sommità della Rocca du Fò (sosta su 2 fix + cordone). Bellissimo panorama su tutto lo svolgimento del selvaggio Vallone del Rio Gava e sul sottostante abitato di Sambuco.

 

Discesa: dalla vetta si seguono i bolli rossi verso sinistra. Questi guidano in un canalino, che si scende per massi ed una placca (attenzione), quindi si traversa la testata di un vallonetto e si sale ad un poggio erboso. Dal poggio non si prosegue dall'altra parte, ma si svolta decisamente a destra e si sale per alcune decine di metri fino alla sommità di un costone alberato. Dall'altra parte si scende, ora ripidamente, in un vallone, con numerosi tornanti, in ambiente quanto mai selvaggio. Superata una baracca dei cacciatori, si continua a scendere, ci si porta su una pietraia e, più in basso, oltre alcune roccette, si guada un rio. Aggirato uno sperone, si prosegue la discesa per terreno scomodo e friabile fino a riguadagnare la sponda del Rio Gava, presso la passerella sul sentiero dell'avvicinamento. Di qui, seguendolo a ritroso, nuovamente all'auto (h 0,40 dalla cima).

 

TEMPO TOTALE

h 4,00 circa (di cui h 3,00 circa per la via)

DISLIVELLO

220 m circa di arrampicata

DIFFICOLTA’

D-

MATERIALE UTILE

casco, corda da 60 m, 13/14 rinvii, cordini

ULTIMO SOPRALLUOGO

25 aprile 2010

PERIODO CONSIGLIATO

marzo - maggio

COMMENTI

Bella via, non sostenuta ed in ambiente pittoresco e selvaggio. I tiri sono piuttosto corti, la chiodatura molto ravvicinata, la roccia solida ... Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per trascorrere una bella giornata di montagna in Appennino. L'esposizione a nord fa si di poter trovare condizioni accettabili di temperatura anche a stagione avanzata.