11. La Val Ponci e i ponti romani

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI 1:25.000 - foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 11

 

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FOTOPERCORSO

 

INTRODUZIONE

La caratteristica Val Ponci, che si insinua fra la massiccia dorsale Rocca di Corno - Rocca degli Uccelli e l'Altipiano della Mànie, è una "valle fossile" (cioè il cui corso d'acqua non è più attivo, a causa di fenomeni carsici), ricca di reperti fossili ed antropici. È infatti percorsa da una antica via consolare romana ("Via Iulia Augusta") che, partendo da Piacenza, attraverso Acqui Terme ed il Colle di Cadibòna raggiungeva Vada Sabatia (l'odierna Vado Ligure) da dove, per evitare la zona franosa di Capo Noli, tagliava nell'interno per la Colla di Magnòne e scendeva per la Val Ponci a Finale Ligure, collegando la Pianura Padana con la Liguria e le Gallie. 

Lungo il tracciato di questa antica strada si trovano cinque ponti di epoca romana, alcuni ancora ottimamente conservati, che arricchiscono di interesse storico il percorso della amena valletta. Molto interessante risulta anche la visita delle Cave Romane, sito da cui è stata ottenuta la pietra necessaria alla costruzione dei ponti.   

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita dell'autostrada A10 Genova-Ventimiglia) si scende alla Via Aurelia e si procede a sinistra (direzione Savona) per circa 1 km fino a Finalpìa, da dove si prende la strada per Calvìsio

Oltre il paese si prosegue lungo la Valle Sciusa: dopo qualche centinaio di metri si abbandona la strada principale (diretta a Vezzi Pòrtio) per svoltare a destra (indicazione per Verzi). Superato il torrente su un ponte, si sale per una stradetta stretta e tortuosa fra belle case ristrutturate, fasce ed uliveti fino ad uno slargo al termine della salita: trascurato il breve ramo di destra, che porta al paesino di Verzi, si prosegue a sinistra per una carrareccia sterrata che taglia a mezza costa e raggiunge un discreto parcheggio in vista dell'imponente parete meridionale della Rocca di Corno.

 

ITINERARIO

Si segue la carrareccia sterrata che si inoltra nella pittoresca Val Ponci, a destra della Rocca di Corno (segnavia ). Questa si inoltra pianeggiante nella valle, per incontrare presto il primo ponte, chiamato Ponte delle Fate: è quello meglio conservato dei cinque della Val Ponci, ad arco a tutto sesto costituito da grossi blocchi finemente sagomati e squadrati, incastrati fra loro con tecnica architettonica eccezionale. 

Poco dopo il ponte, trascurato a sinistra l'attacco del segnavia , si incontrano alcune case coloniche e poi, a destra della strada, un agriturismo. Sempre in mezzo ad orti, boschetti e campi coltivati la carrareccia diviene mulattiera, e per un tratto segue il greto ormai asciutto del torrente fossile. Oltre un muretto a secco, a sinistra, stacca il sentiero per la Valle dei Fràssini (segnavia , vedi anche itinerario n° 3 ): trascurata questa deviazione, si continua sulla mulattiera principale, che rasenta per un buon tratto un bel vigneto cintato, qualche metro più in alto del greto asciutto del ruscello. 

Al termine del lungo tratto pianeggiante, si scende in breve verso destra sul greto, per una specie di breccia nel muraglione di sostegno: dall'altra parte appare l'imponente rampa di accesso del Ponte Sordo (o Ponte Mollo), ormai scomparso. La mulattiera sale di fianco alle vestigia romane, poi prosegue nel bosco fino a giungere, in breve, al Ponte delle Vòze (o Ponte Muto): questo è ancora ben conservato, e si trova gettato non sul Rio Ponci vero e proprio, ma su di un suo affluente di sinistra. 

Subito dopo il ponte si trova un marcato bivio: si trascura il ramo di destra (segnavia ,vedi anche itinerario n° 12) e si prosegue a sinistra, sempre sul segnavia , ora con salita un po' più sostenuta. A tratti, compare la lastricatura del selciato stradale romano, oramai sconnessa ma ancora ammirevole per tecnica e solidità. Dopo una ripida rampa si trascura, a destra, una deviazione evidente ma non segnata, indicata da un ometto di pietre: questa sarà la via di ritorno. Si prosegue invece sul tracciato principale che, sempre ripido, corre per alcuni tratti scavato in profonda trincea. 

In uscita da una trincea particolarmente profonda, stacca a destra un sentiero segnalato con tacche : seguendolo, si sale con alcune svolte il ripido pendio boscoso e si giunge, in circa 10 minuti, ad un vasto ripiano ai piedi di una paretina rocciosa, dove si trova la prima delle Cave Romane. Si tratta di tre cave di pietra del Finale dove i Romani estraevano i blocchi che sono serviti per i ponti e la strada della Val Ponci. Sono state scavate "a punta e mazzetta", una tecnica oggi improponibile, e sfruttavano il principio della gravità: cioè si iniziava a scavare la roccia in basso poi, quando la galleria diveniva troppo lunga e profonda, se ne apriva un'altra ad un livello superiore, e quella inferiore veniva riempita con i detriti di scavo provenienti da questa. Un sistema tanto pratico quanto ecologico! La prima cava, dunque, si presenta praticamente totalmente interrata, alta non più di un metro o due: proseguendo lungo i segni blu, si raggiunge quasi subito, in alto a sinistra, la seconda cava, ancora piuttosto ampia e profonda, protetta all'ingresso da muretti a secco. Proseguendo ancora lungo i segni blu, si salgono alcune roccette e si guadagna il ripiano antistante la terza cava, la più ampia e spettacolare. 

Ritornati sul sentiero della Val Ponci, si procede per tratti quasi pianeggianti alternati ad alcuni più ripidi strappi, fino al Ponte dell'Acqua, anch'esso ben conservato, anche se parzialmente interrato. Questo ponte si trova all'inizio di una aperta zona prativa, un tempo intensamente coltivata: lo testimoniano i numerosi alberi da frutto inselvatichiti, nonchè la grossa costruzione chiamata Cà du Puncìn. L'intenso sfruttamento agricolo della zona era probabilmente giustificato dalla copiosa sorgente che sgorga in questo luogo, e che si può ancora oggi vedere, curiosamente "captata" nel seminterrato della Cà du Puncin. Da qui stacca, a sinistra, il segnavia ●●●, diretto a Vezzi Pòrtio. 

Proseguendo ancora lungo la mulattiera , si sale un po' più decisamente la parte finale della Val Ponci: la geologia del terreno cambia gradualmente, passando dai calcari alla quarzite. Compaiono i resti di un "percorso per non-vedenti", costituiti da un lungo canapone sorretto da pali di ferro ai lati del sentiero, sovente divelti e danneggiati ... Ci si domanda a che scopo realizzare opere di questo genere, se poi non se ne può garantire un'adeguata manutenzione? Continuando a salire, con qualche tornante, dovrebbero trovarsi i resti dell'ultimo ponte, detto Ponte di Magnòne: oramai distrutto, dovrebbe trovarsi ancora un pilone di sostegno fra i castagni, ma nel mio sopralluogo non sono riuscito a trovarne traccia. Con un ultimo tratto, un po' infastidito dal fango, si esce sull'insellatura della Colla di Magnòne (290 m circa, h 1,30): qui si incontra una strada asfaltata ed il capolinea del segnavia . Sulla sella si trova anche la chiesetta di San Giacomo

Si segue ora la strada asfaltata verso destra: dopo un tornante ed una casa, questa diventa sterrata. Si continua sulla carrareccia, in lieve salita nel bosco, e si giunge presso un'altra casa (cancello): si devia a destra, lungo un sentiero che segue il crinale erboso, si trascura quasi subito una deviazione verso sinistra e ci si inoltra nel bosco. La traccia di sentiero è ben marcata, ma non ci sono segnavia e a volte si trova un po' di vegetazione ad ostacolare il passo. Si scende nel bosco fittissimo, si oltrepassano i ruderi di un ricovero in lamiera e si continua a scendere, fra muretti a secco inghiottiti dalla prorompente vegetazione. Dopo un buon tratto si inizia a scendere con molta decisione, quasi sulla linea di massima pendenza, superando anche qualche elementare ma ripida roccetta muschiata, fino a sbucare sul sentiero della Val Ponci, poco a monte del Ponte delle Vòze (ometto all'uscita sul sentiero). 

Da qui, lungo il percorso dell'andata, nuovamente al parcheggio (h 1,00 dalla Colla di Magnòne).     

 

TEMPO TOTALE

h 2,30 circa 

DISLIVELLO

100 m

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 ottobre 2015

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Gita molto tranquilla ed interessante dal punto di vista storico-archeologico. Molto belli sia i ponti romani che le cave, veramente suggestive. Un po' più impegnativo il ritorno: se si avessero problemi a trovare la traccia nel bosco, consiglio il ritorno per la stessa via.