30. Grotte "sconosciute" della Rocca di Perti

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI 1:25.000 - foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIU' PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 30

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL NUCLEO DI FINALBORGO CON IL BEL CAMPANILE DELLA CHIESA E CASTEL SAN GIOVANNI SULLO SFONDO

MIMOSA FIORITA E BRIC SCIMARCO DALLE CASE VALLE

LA CARATTERISTICA FORMAZIONE ROCCIOSA CHIAMATA “LA TARTARUGA”

LA PICCOLA CARBONAIA ANTISTANTE L’INGRESSO DELLA GROTTA DELLA VALLE (F190)

LA PICCOLA GROTTA APROSDOKETON

IL PICCOLO BORGO DI MONTESORDO DAI PRESSI DELLA GROTTA APROSDOKETON

LA SPETTACOLARE PARETE NORD DELLA ROCCA DI PERTI DALLO SPIGOLO NORD

 

INTRODUZIONE

Nell'immediato entroterra di Finale Ligure, e precisamente sopra all'antico nucleo di Finalborgo, si origina un costone inizialmente boscoso che si allunga verso Nord, a separare i bacini dei torrenti Pora ed Aquila. Subito sopra Finalborgo due imponenti opere fortificate di origine medioevale, Castel San Giovanni e Castel Govone, dominano il paesaggio ed un consistente tratto di costa. Oltre l'ampia sella dove sorgono le poche case di Perti Alto, il costone si fa più ripido e selvaggio e, fra fitto bosco ed affioramenti rocciosi, continua a salire fino ad allargarsi all'ampio tavolato, sorretto su tre lati da potenti pareti rocciose verticali, che culmina con la vetta della Rocca di Perti (397 m). La Rocca costituisce una delle falesie di arrampicata più note e frequentate del Finalese, grazie alla comodità degli accessi, alla varietà delle vie ed alla panoramicità della sommità, da cui la vista spazia dai monti del Beigua all'Isola Gallinara.

Con questo lungo itinerario ad anello, anche con qualche passo esposto ed impegnativo, si possono visitare un buon numero di cavità fra le meno note della zona, oltre che ammirare da vicino una curiosità unica, la “Tartaruga”, una formazione rocciosa assai caratteristica.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si scende a Finalborgo, dove si parcheggia presso una delle due porte della città (parcheggi a pagamento nel periodo estivo).

 

ITINERARIO

Dalla centrale Piazza Garibaldi di Finalborgo si procede verso l’antico Tribunale lungo Piazza Aicardi. Seguendo un archivolto a destra si imbocca la tortuosa Via delle Fabbriche (segnavia VP della “Via del Purchin, vedi anche itinerario n. 19 in senso inverso), che prosegue stretta fra le case verso lo sbocco della Valle dell’Aquila. Giunti ad un bivio presso i grandi lavatoi pubblici, si prosegue a sinistra lungo una stretta stradina pianeggiante (Via Romana), fra orti e vecchi coltivi. Con alcuni decisi cambi di direzione, sempre indicati dai segnavia VP, la stretta stradina raggiunge un gruppo di vecchie case ormai alla base dello sperone meridionale di Sant’Antonino, ultima propaggine della Rocca Carpanèa: presso un curioso spazio recintato dove vigilano numerosissimi nani da giardino (borgata Sottoripa), la stradina inizia a salire più decisamente, delimitata da alti muretti in pietra e dominata da un monumentale esemplare di pino marittimo. Con ripida ma breve salita si giunge alla caratteristica borgata Bolla, dove si incontra un bivio. Trascurata a sinistra la prosecuzione della “Via del Purchin”, si prosegue dritti, superando un sottopasso: si continua ora su una mulattiera attraverso fasce abbandonate e antiche case, in gran parte restaurate. Entrati nel bosco, si lascia a destra una diramazione diretta verso la Cascina del Burlo (vedi itinerario n. 24) per continuare a sinistra, con un tratto di ripida salita lastricata che con fondo bagnato può risultare scivolosa (attenzione specie in discesa). Nuovamente pianeggiante, la mulattiera si inserisce nel solco della Valle Urta e, nei pressi dell’antica chiesa sconsacrata di San Benedetto, si inserisce nella stradina asfaltata proveniente da Perti Alto e diretta a Montesordo. Seguendo la comoda stradicciola si giunge in breve al piccolo agglomerato delle Case Valle, poste sul fondo della Valle Urta e dominate dal rosso appicco meridionale di Bric Scimarco (h 0,45 da Finalborgo).

Continuando lungo la stretta rotabile asfaltata, si lascia ancora a destra il piccolo parcheggio sterrato per il Settore Centrale di Montesordo (falesie) e si prosegue ancora per breve tratto lungo la stradina asfaltata. Si giunge così ad un evidente sentiero che stacca a sinistra della strada, e che si inerpica ripido nel bosco (h 0,10 da Case Valle, 170 m, nessun riferimento, né segnavia né ometto).

Il sentiero sale inizialmente lungo la linea di massima pendenza, superando vecchi terrazzamenti un tempo coltivati. Con salita sempre ripida e faticosa, più in alto il sentiero diviene mulattiera, che con qualche svolta rimonta il ripido fianco boscoso. Lasciata a quota 235 una evidente traccia che stacca a sinistra, si continua a salire decisamente fino ad incontrare una traccia pianeggiante (grosso ometto, 265 m). Seguendo il sentiero pianeggiante di sinistra si giunge presso un imponente sperone roccioso: risalendo in breve il pendio a ridosso dello sperone si giunge allo spettacolare antro della Caverna di Fronte al Buio (275 m, h 0,30 dal bivio presso la strada asfaltata, F193 del catasto grotte).

Si tratta, come detto, di un grande antro aperto nella parete rocciosa strapiombante, al cui interno si aprono numerosi buchi e cunicoli assai stretti. Dall’interno si inquadra la piccola borgata di Montesordo, sull’altro lato della valle. Nella parete rocciosa sopra la grotta si apre un’ulteriore cavità (grotta sospesa) di difficilissimo accesso. Sulle pareti della grotta sono presenti numerosi spit, e nell’ampio spiazzo davanti all’ingresso si trova anche un curioso ponticello in legno fra un albero e un masso, probabilmente utilizzato dagli arrampicatori per riposo.

Ritornati al grosso ometto, si prosegue in piano in direzione opposta, nel fitto bosco. Dopo un nuovo breve tratto in salita, si giunge ad un ulteriore bivio (285 m): si segue il ramo di sinistra, che pianeggia lungo una sorta di vecchia fascia ormai ingoiata dal bosco. Trascurata un’evidente traccia che si stacca a destra in salita, si prosegue lungo la fascia e si raggiunge in breve l’ingresso della Cavernetta del Bric della Croce (290 m, h 0,15 dalla F193, 245 del catasto grotte).

È una stretta fenditura diagonale che si inoltra per pochi metri nelle viscere della montagna. Dall’interno, di facile accesso, si ha un bell’effetto sui fori passanti originati da un piccolo masso incastrato nella parte alta della volta.

Ritornati brevemente sui propri passi, si segue a sinistra l’evidente traccia in salita prima trascurata: con breve percorso fra gli alberi si giunge su un terrazzo roccioso (300 m, h 0,10 dalla grotta 245) dove si aprono due cavità: a destra la modesta Cavernetta Bric delle Anime - Grotta sup. destra (F24 del catasto grotte), a sinistra la più grande Cavernetta Bric delle Anime - Grotta sup. sinistra (F23 del catasto grotte). La grotta F24 non è altro che un piccolo antro con uno stretto cunicolo che si insinua nelle viscere della montagna, mentre la F23 è un più capace riparo sottoroccia, con un angusto passaggio che prosegue a sinistra. Nelle pareti esterne e nelle grotte stesse si notano numerosi spit e rinvii e scritte con nomi di vie, a testimonianza di come il sito sia frequentato (poco) da arrampicatori (bravi).

Oltre la grotta F23, si prosegue su una cengia che subito diventa molto esposta (attenzione!): aggirato uno sperone, si prosegue per una decina di metri in piano sulla cengia fino al piccolo ripiano antistante la Grotta di fronte al Buio (295 m, h 0,05 dalla F23, F192 del catasto grotte).

Si tratta anche in questo caso di un piccolo antro dal fondo ricoperto di sabbia fine, che si inoltra per una decina di metri nella roccia. Caratteristici i fori passanti che illuminano il lato destro della grotta.

Proseguendo sempre sulla stessa cengia, si supera un altro breve tratto molto esposto (passo di in discesa) e si giunge così al ripiano fra gli alberi dove sorge la caratteristica Tartaruga (280 m, h 0,10 dalla F192).

Si tratta di un grosso masso crollato dalla soprastante parete rocciosa e quasi “sostenuto” da quattro massi più piccoli che sembrano zampe. Grazie anche alla particolare forma del masso più grande, il tutto somiglia, con un po’ di fantasia, ad una gigantesca tartaruga pietrificata.

Proseguendo ancora lungo la traccia, in lieve discesa, si taglia un tratto boscoso e si giunge ad un’ampia carbonaia (riconoscibile per la terra nerastra che ancora si trova in loco) proprio di fronte all’ingresso della Grotta della Valle (260 m, h 0,10 dalla Tartaruga, F190 del catasto grotte).

È una delle grotte più interessanti e articolate fra quelle visitate in questo itinerario: si presenta con una anticamera piuttosto spaziosa, oltre la quale una vera e propria “porta” conduce nel vano più interno, che si abbassa gradualmente fino al fondo, dove forse un cunicolo molto basso prosegue oltre.

Da qui, proseguendo sulla traccia che pianeggia nel bosco, è possibile raggiungere facilmente l’Arma del Mulo (vedi itinerario n. 23). Ritornando indietro, subito dopo la Tartaruga e prima dell’inizio del tratto esposto, si può ancora salire per una decina di metri a sinistra lungo una traccia (all’inizio tracce di antichi scalini scavati nella roccia) che conduce alla base di una paretina rocciosa in cui si aprono un paio di strettissimi fori: si tratta della Grotta Cisque (300 m, h 0,15 dalla Grotta della Valle, non catalogata a catasto).

La grotta, stando ad informazioni speleologiche, contrariamente da quanto appare dall’esterno, oltre lo strettissimo ingresso si apre in una serie di ampie sale concrezionate assai belle ed interessanti. Deve il nome al vecchio direttore del museo speleologico di Finale, che la scoprì ormai parecchi anni fa. Proseguendo in salita lungo la vaga traccia nel bosco, si andrebbe a raggiungere in breve l’Arma Inferiore delle Anime (vedi itinerario n. 23).

Seguendo il percorso a ritroso, si ritorna al bivio di quota 285: qui si prosegue lungo la traccia di sinistra, in lieve salita. Lasciata subito a destra una piccola carbonaia, si prosegue traversando con qualche saliscendi nella fitta boscaglia, fino ad incontrare il marcato sentiero che dal parcheggio di Montesordo sale alla Rocca di Perti (segnavia VP). Lo si segue in discesa per alcune decine di metri, finchè non si incontra sulla sinistra lo stacco di una traccia nella vegetazione (frecce rosse sbiadite). Si imbocca quest’ultima traccia, superando un primo breve tratto di roccette: ad un successivo bivio si va a destra e si giunge alla base della parete Nord della Rocca di Perti, in corrispondenza dell’attacco della via “Consolando Consuelo”. Proseguendo costeggiando la parete verso destra, si supera un nuovo breve saltino e si giunge all’ingresso della Grotta Aprosdoketon, nei pressi dell’attacco dell’omonima via (305 m, h 0,30 dalla Grotta Cisque, non catalogata a catasto).

Si tratta di un modesto grottino nel folto della vegetazione, che si inoltra nella roccia per una decina di metri scarsi. Il nome deriva da quello della via di arrampicata, attrezzata negli anni Duemila da E. Dotta e C. Roccati, che attacca proprio di fianco alla piccola cavità.

Ridiscesi i due piccoli saltini lungo la traccia, si prende una diramazione a sinistra che scende leggermente nel fitto della vegetazione. Sfiorato un caratteristico riparo sotto roccia con muro a secco, si giunge in breve alla base del settore principale della parete Nord di Perti. Oltre l’attacco di “Panta Rei” (piccola nicchia nella roccia), si scende per un breve pendio e, oltre l’attacco di “Nonno Dino”, si raggiunge l’ampio ripiano alla base della parete. Si costeggia la spettacolare parete, dove attaccano numerose vie classiche e moderne: all’estremità del ripiano, presso l’attacco di “Vecchie Beline”, si trova un bellissimo riparo completamente chiuso da un muro a secco (Riparo Est, 245 m, P24 del catasto grotte).

Continuando a salire in diagonale, costeggiando la parete, si guadagna quota fra vegetazione più rada, raggiungendo oltre un breve gradino la Grotta Bruxa Baracche (305 m, h 0,20 dalla Grotta Aprosdoketon, non catalogata a catasto).

La grotta prende il nome dall’omonima via storica che attacca subito a sinistra dell’ingresso. Si tratta di un grottino dall’ingresso leggermente rialzato, che si apre in una parete assai ricca di buchi e fori di tutte le dimensioni. Particolarmente d’effetto, all’interno, i giochi di luce originati dai numerosi fori passanti sulla destra.

Proseguendo a salire lungo la traccia che rimonta in diagonale la base della parete, si giunge ormai nei pressi del filo dello spigolo Nord della Rocca di Perti, dove l’ambiente diviene più aereo. Traversando tre metri per una cornice fra gli alberi, si giunge alla base di un saltino di circa 3 metri, dal quel pende un cavetto d’acciaio. Superato l’arduo passaggio (esposto ed un po’ strapiombante, III°-, attenzione per i meno esperti, eventualmente portare uno spezzone di corda) si rimontano gli ultimi facili metri che consentono di raggiungere lo stretto foro che immette nella Grotta dello Spigolo Nord della Rocca di Perti (345 m, h 0,15 dalla Grotta Bruxa Baracche, non catalogata a catasto).

La grotta, anche se piccola ed angusta, è assai caratteristica: entrando strisciando nello stretto pertugio ci si ritrova in una bassa saletta circolare, illuminata da una finestra naturale che si affaccia sul precipite versante occidentale della Rocca di Perti ed in cui si inquadra il Monte Carmo. In basso a destra si apre un’ulteriore uscita, sempre assai angusta, che sbuca su di uno spettacolare ballatoio naturale in piena parete Ovest, dominante la Val Pora: a destra, sulla parete in alto, si può vedere un vecchio cordone sul tracciato originale della via “Mariangela”, oggi in parte modificato.

Ritornati con un po’ di fatica all’uscita della piccola grotta, si rimonta un facile gradino subito a destra dell’ingresso e si guadagna il filo dello Spigolo Nord della Rocca di Perti (sosta con due spit). Proseguendo seguendo più o meno fedelmente il filo di cresta, si risalgono velocemente (passi esposti di II°) gli ultimi risalti e, per facile traccia, si raggiunge infine la croce di ferro sulla vetta della Rocca di Perti (395 m, h 0,20 dalla grotta). Bellissimo panorama circolare.

Dalla cima si scende lungo un’evidente traccia verso Sud (segnavia VP e “Sentiero Ermano Fossati”) che perde quota in moderata discesa sul ciglio del versante Ovest della rocca. Lasciato a destra il quasi impercettibile stacco della traccia diretta al “Giardino”, si prosegue a scendere lungo il poco inclinato altopiano: giunti ad un bivio, si trascura la traccia a sinistra, che scende al parcheggio di Montesordo, per proseguire a destra, in leggera risalita, raggiungendo un bellissimo balcone naturale presso la falesia denominata “Testa dell’elefante”, da cui ci si affaccia sugli strapiombi sottostanti. Lungo un ampio cengione inclinato il sentiero scende rasentando le spettacolari pareti della Placca Piotti, fino a sbucare sull’ampio piazzale inerbito della ex Cava della Rocca di Perti. Proseguendo verso sud si giunge sul margine dell’immenso piazzale, da dove si scende nel bosco per un tratto ripido (corrimano di legno). Con una serie di tornanti si perde quota nella fitta boscaglia, quindi si traversa lungamente in piano, alti sulla Valle Pora, fino a raggiungere le poche case rurali di Perti Alto, proprio nei pressi della chiesa di Sant’Eusebio. Qui si incrocia la stradina asfaltata che sale da Finale Ligure. Attraversata la stradina, si imbocca la discesa lastricata di fronte all’osteria (“Strada Beretta”), che spiana ben presto e che traversa in quota (sul versante Valle dell’Aquila) alla base del cocuzzolo su cui sorgono i resti del Castel Govone. Al termine del lungo traversone la stradina lastricata inizia a scendere, dapprima rettilinea, poi con alcuni tornanti, fin nei pressi dell’ingresso del Castel San Giovanni, grossa fortezza che domina direttamente Finaborgo. Un’ultima discesa a tornanti conduce infine nuovamente nel paese, in Piazza del Tribunale (h 1,00 dalla Rocca di Perti).

 

TEMPO TOTALE

h 5,00 circa (esclusi i tempi per l’esplorazione delle grotte) 

DISLIVELLO

850 m circa

DIFFICOLTA’

EE (F+ il passo subito sotto la Grotta dello Spigolo, orientamento non semplice)

ULTIMO SOPRALLUOGO

2 marzo 2019

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Gita alla scoperta di una serie di grotte e curiosità assai poco note in una zona, invece, frequentatissima da turisti, camminatori ed arrampicatori. Molto particolare la Tartaruga, così come assai inusuale è la Grotta dello Spigolo. Orientamento non sempre facile, specie nella prima parte. Alcuni passi molto esposti e un passaggio attrezzato ma non banale per raggiungere lo spigolo (per i meno esperti è consigliabile uno spezzone di corda).