35. "Direttissima" a Sant'Antonino

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 33 

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA PICCOLA GROTTA PRESSO LA FALESIA DEL KAIMANO

LA VERTICALE PARETINA ATTREZZATA CON STAFFE E CORDA PRESSO LA FALESIA DEL KAIMANO

L’IMPONENTE BRIC PIANARELLA E LA VALLE DELL’AQUILA DALL’USCITA DELLA FERRATINA DEL KAIMANO

LA SIGLA DI CATASTO GROTTE DELLA GROTTA DI SANT’ANTONINO

IL BELLISSIMO PANORAMA DAL BRIC DI SANT’ANTONINO

 

INTRODUZIONE

Nell'immediato entroterra di Finale Ligure, e precisamente nei pressi dell'antico nucleo di Finalborgo, due caratteristici avvallamenti sfociano nella breve pianura costiera dove si è sviluppato l’abitato in epoca moderna. Sono la Valle Pora e la Valle dell’Aquila, facenti capo rispettivamente all’importante Colle del Melogno (sovrastante Calice Ligure) e alla Colla di San Giacomo (sovrastante Feglino). Tra questi due marcati solchi si insinua la meno accentuata Valle Urta (o Valletta di Montesordo), compresa fra i complessi rocciosi della Rocca di Perti (a Ovest) e della Rocca Carpanèa (a Est). Quest’ultima è costituita da un altipiano boscoso caratterizzato da una serie di poco accentuate elevazioni che, se dalla sommità dell’altipiano stesso risultano quasi inavvertibili, da lontano appaiono assai più individuabili grazie alle verticali selvagge pareti rocciose che precipitano sul fondovalle. Verso Sud l’altipiano si restringe alquanto divenendo un costone e, dopo l’arrotondata sommità del Bric di Sant’Antonino (su cui sorgono un’antichissima chiesa e i ruderi di un castello), scende ripido sulla bassa Valle dell’Aquila con risalti rocciosi fra fitto bosco. Proprio questo costone, selvaggio e privo di sentieri segnalati, può costituire una via di salita facile ed eccezionalmente panoramica alla sommità del Bric di Sant’Antonino, una meta comunque assai frequentata (grazie ai numerosi sentieri segnalati che ne raggiungono la sommità) dagli escursionisti della zona.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Finale Ligure (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si scende a Final Borgo, dove si parcheggia presso una delle due porte della città (parcheggi a pagamento nel periodo estivo).

 

ITINERARIO

Dalla centrale Piazza Garibaldi di Finalborgo si procede verso l’antico Tribunale lungo Piazza Aicardi. Seguendo un archivolto a destra si imbocca la tortuosa Via delle Fabbriche (segnavia VP della “Via del Purchin”, vedi anche itinerario n. 19 in senso inverso), che prosegue stretta fra le case verso lo sbocco della Valle dell’Aquila. Giunti ad un bivio presso i grandi lavatoi pubblici, si prosegue a sinistra lungo una stretta stradina pianeggiante (Via Romana), fra orti e vecchi coltivi. Con alcuni decisi cambi di direzione, sempre indicati dai segnavia VP, la stretta stradina raggiunge un gruppo di vecchie case ormai alla base dello sperone meridionale di Sant’Antonino, ultima propaggine della Rocca Carpanèa: presso un curioso spazio recintato dove vigilano numerosissimi nani da giardino (borgata Sottoripa), la stradina inizia a salire più decisamente, delimitata da alti muretti in pietra e dominata da un monumentale esemplare di pino marittimo. Con ripida ma breve salita si giunge alla caratteristica borgata Bolla, dove si incontra un bivio. Trascurata a sinistra la prosecuzione della “Via del Purchin”, si prosegue dritti, superando un archivolto: si continua ora su una mulattiera attraverso fasce abbandonate e antiche case, in gran parte restaurate.

NOTA: nel dicembre 2019, a seguito di un periodo di forti piogge, in questo tratto è franata una porzione di muro a secco a monte del sentiero, causando la temporanea chiusura della mulattiera. In attesa di un suo ripristino, è possibile aggirare l’interruzione seguendo a sinistra, dall’archivolto, i segnavia VP fino alla soprastante stradina cementata. La si segue fino al tornante successivo alla deviazione, ancora a sinistra, della VP. Dal tornante, prendendo un sentiero che si stacca a destra dapprima pianeggiante, poi in lieve discesa, si ritorna sul percorso principale della mulattiera a monte della frana.

Entrati nel bosco si comincia a salire: dopo alcune svolte si lascia a sinistra la mulattiera principale per seguire a destra un sentiero in lieve discesa nel bosco. Si supera il letto asciutto del piccolo Rio di Montesordo e, aggirato un costone, si giunge presso il retro della grande Cascina del Burlo, regolarmente abitata e raggiunta da una stradina asfaltata che si stacca dalla strada di fondovalle dell’Aquila (possibile variante di accesso). Oltre il perimetro della cascina si incontra un sentiero proveniente da destra (arriva dal piazzale di fronte alla casa): si deve invece proseguire a sinistra, in piano lungo una fascia abbandonata. Ben presto la fascia risulta invasa da fitta ed inestricabile vegetazione: si deve allora deviare a sinistra e risalire un breve varco nel muretto a secco che sorregge la fascia superiore. Proseguendo per poche decine di metri lungo questa, si evita il tratto invaso di vegetazione, quindi si ridiscende alla fascia sottostante. Proseguendo in leggera salita nel bosco, per tracce abbastanza evidenti, si giunge ad uno speroncino roccioso, da dove si gode di bella veduta sulla Valle dell’Aquila e sulle imponenti pareti del Bric Pianarella e del Bric Spaventaggi. Risalito al meglio il costoncino per facili e gradinate placchette rocciose, si continua nuovamente in leggera salita per un vecchio sentiero fra vegetazione intricata, fino alla base di una serie di imponenti muraglioni a secco. In corrispondenza dei muraglioni si devia decisamente a sinistra, rimontando con alcune ripide svolte il pendio boscoso fino alla base delle rocce, dove si trova un poco accentuato bivio. Si prosegue a sinistra, in leggera salita a mezza costa, lungo i resti di un’antica mulattiera a tratti lastricata. Aggirato lo sperone roccioso, incontrando alcuni piccoli anfratti subito sopra il sentiero, la vecchia traccia inizia a scendere: a questo punto si abbandona il tracciato principale per seguire una traccia a destra che aggira un cocuzzolo boscoso e si porta sulla piccola spianata antistante l’ingresso della Grotta dell’Uccelliera (h 0,45 da Finalborgo).

Si tratta di una piccola caverna a pianta pressoché circolare, il cui ingresso è in parte celato da un doppio muro in pietre a secco, con finestrella-camino a destra (guardando dall’esterno). Oltre l’ingresso, si è nella capace sala principale, che costringe a procedere leggermente curvi per via del soffitto e che presenta al centro una caratteristica colonna. Proseguendo oltre la colonna il soffitto si abbassa ulteriormente, e risultano visibili alcuni caratteristici fori a spirale che salgono verso l’alto, originati da acque scorrenti in regime vorticoso un tempo presenti nella grotta. Sul fondo si trovano ancora vecchi muretti a secco di epoca imprecisata.

Si rimonta ora il bosco subito a sinistra della grotta, guadagnando per tracce di animali il filo del costone, più libero dalla vegetazione e molto panoramico. Si rimonta il ripido ma facile crinale, per erba e rare roccette, con vedute bellissime sulla Valle dell’Aquila fin verso la sua confluenza con la Valle Pora, con l’antico nucleo di Finalborgo dominato dai resti di Castel Gavone. Superato un brevissimo risalto per un facile caminetto (3 m, I°+) si prosegue la salita sempre sul filo, per cespugli e rocce, fino ad una marcata spalla (h 0,20 dalla grotta) su cui incombe un più ostico risalto, dove fa bella mostra di sé un isolato ulivo.

Si abbandona a questo punto il crinale per seguire, a destra, una traccia che subito taglia una placchetta inclinata (attenzione!) e che poi segue una pianeggiante cengia erbosa facile, anche se un po’ esposta in alcuni punti. Tagliata alla base di ripidi appicchi rocciosi la cengia, con scarsi saliscendi, aggira alcuni speroni (in un punto si notano alcuni gradini artificiali, segno che questo itinerario era un tempo percorso con regolarità) e, oltre un ultimo tratto boscoso, raggiunge la base della falesia denominata “IL KAIMANO” (h 0,15 dalla sella), attrezzata piuttosto recentemente da Giorgio Delfino. Qui si trova anche una piccola grotta (non catalogata) che può offrire occasionale riparo.

Si segue ora la traccia che, a sinistra della falesia, sale in direzione del soprastante anfiteatro roccioso: una deviazione attrezzata a destra (corde fisse) consente di raggiungere, con un passaggio un po’ più verticale, un terrazzo roccioso alla base delle pareti superiori (denominato “3° LIVELLO”), dove si aprono due grossi antri e dove si possono ammirare alcune formazioni carbonatiche ancora attive. Ritornati sulla traccia principale, si sale ancora brevemente fino alla base di una verticale parete rocciosa, che si rimonta interamente grazie a staffe e corde fisse (attenzione, esposto! Per i meno esperti è preferibile procedere in sicurezza). Al termine dei pioli un breve traverso verso destra (corda fissa) consente di ritornare sul filo del crinale, ormai su terreno facile. Si continua sulla traccia segnalata con ometti, che rientra nel bosco mantenendosi pochi metri al di sotto del crinale poi, quando questa inizia a scendere con decisione verso sinistra, la si abbandona per mantenersi nei pressi del filo di cresta, in questo tratto un po’ disturbato dalla fitta vegetazione. Scavalcato un poco accentuato cocuzzolo si giunge ad una sella dominata da un caratteristico roccione (h 0,25 dal KAIMANO), dove si incontra una traccia. La si segue a destra, in discesa nel fitto bosco. Presto la traccia va a sparire, fra vegetazione intricata: tagliando al meglio il ripido versante boscoso, con un po’ di attenzione per via del terreno un po’ infido, si raggiunge la piccola cavità denominata Grotta di Sant’Antonino (sigla a catasto: F.183). Si tratta di una minuscola grotticella (poco più di un antro, in verità) che presenta tracce di frequentazione prevalentemente di animali. Risalendo il ripido pendio a monte della grotta (tracce) si sale tendendo leggermente a destra raggiungendo in breve un’ulteriore sella boscosa, ancora una volta sul filo del crinale: alla base di una paretina sul lato Aquila si trova un allungato riparo sottoroccia con tracce di muri a secco (Riparo di Sant’Antonino, sigla a catasto: F.138) piuttosto caratteristico.

A questo punto non rimane che rimontare per evidenti tracce di sentiero l’ultimo risalto boscoso: fra sempre più numerose vestigia dell’antico castello che qui un tempo sorgeva (Castrum Perticæ) si rimonta il pendio fino ad uscire sul cocuzzolo sommitale del Bric di Sant’Antonino (286 m, h 0,30 dalla sella con caratteristico roccione), sul quale sorge l’antichissima chiesa di Sant’Antonino.

La chiesa è visitabile (si raccomanda il massimo rispetto!): molto interessante è la discesa nella piccola cripta, dove sorge ancora l'altare originario. Dalla chiesa si può effettuare il giro della sommità dell'altura, con belle vedute su Finale e il mare (a destra), sull'impressionante paretona rossastra del Bric Pianarella e sulla bastionata di Bric Scimarco (a sinistra): prestare la massima attenzione ai salti rocciosi imminenti!

Scendendo lungo il sentiero (segnavia ●●●) si incontrano dapprima numerosi ruderi di antichissime abitazioni in pietra e quindi gli imponenti muri sbrecciati del Castrum Perticae, antico castello medioevale del IX°-X° secolo: classica la veduta, attraverso il grande finestrone, delle precipiti pareti del fronteggiante Bric Scimarco. Continuando a scendere nel bosco, si giunge in breve all’insellatura boscosa del Colletto di Sant’Antonino (230 m ca., palina del “Sentiero Ermano Fossati"). Seguendo in discesa il comodo sentiero verso sinistra, si lasciano quasi subito due successive deviazioni non segnalate verso destra (vedi itinerario n. 14), quindi si prosegue la discesa fino a traversare alla sommità della falesia detta Placca di Case Valle. Scendendo ora con numerosi ripidi tornanti sassosi si perde velocemente quota fino a raggiungere la piccola borgata delle Case Valle (131 m, h 0,25 dal Bric di Sant’Antonino), posto lungo il rio sul fondo della Valle Urta (o Valletta di Montesordo).

Attraversato il rio su un ponte in pietra, si risale in breve alla stradetta asfaltata che percorre la valle e la si segue verso sinistra, pressoché pianeggiante. In corrispondenza di un breve risalita si abbandona l’asfalto per seguire una diramazione sterrata pianeggiante che costeggia la sconsacrata chiesa di San Benedetto, quindi (divenuta mulattiera) perde quota con un tratto in discesa ripido e lastricato (un po’ insidioso in caso di bagnato). Si giunge così alla diramazione a sinistra per la Cascina del Burlo già percorsa all’andata: non resta che proseguire dritti e, seguendo a ritroso il percorso dell’andata, ritornare a Sottoripa e a Finalborgo (h 0,40 da Case Valle.

 

TEMPO TOTALE

h 3,30 circa 

DISLIVELLO

350 m circa

DIFFICOLTA’

EE (qualche passo di I°+/II°, brevi tratti esposti, tratti su tracce non segnalate); consigliata assicurazione per i meno esperti nella breve ma esposta ferratina del Kaimano

ULTIMO SOPRALLUOGO

5 gennaio 2020

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Itinerario piuttosto breve ma assai consigliabile per il percorso piacevole e solitario e per l’alta valenza panoramica del crinale percorso. Qualche passo richiede attenzione per via di esposizione e terreno un po’ precario. Per la ferratina del Kaimano, che si svolge lungo una parete assai verticale ed esposta, per i meno esperti è preferibile essere assicurati (è sufficiente un imbrago con doppio moschettone). Consigliato!