Monte Gelàs 3143 m - Via normale italiana

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CARTINA CONSIGLIATA

A.S.F. scala 1:25.000 – Foglio 05

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 16

 

FOTO NOTEVOLI

IL GELÀS DALLA PUNTA DI FENESTRELLE

IL GELÀS DAL VALLONE DELLA BARRA, SALENDO AL RIFUGIO SORIA-ELLENA

GIOVANE STAMBECCO PRESSO IL PASSO DI PEIRASTRECCIA, SALENDO VERSO IL RIFUGIO SORIA-ELLENA

IL MONTE GELÀS DAL PIANO DEL PRAIÈT

ALBA DAL PIANO DEL PRAIÈT VERSO IL COLLE DI FENESTRELLE

IL VALLONE DI FENESTRELLE RISALENDO LA GORGIA DELLA MAURA

PUNTA E FORCELLA ROCCATI DAL NEVAIO INFERIORE NORD-OVEST DEL GELÀS, ALLA TESTATA DELLA GORGIA DELLE VALLETTE

LA CIMA DI SAINT ROBERT DAI MACERETI DEL VERSANTE NORD-OVEST DEL GELÀS

 

STORIA ALPINISTICA

Il Monte Gelàs (3143 m) è la seconda cima, per altitudine, delle Alpi Marittime, inferiore solo all’Argentèra. Si trova sullo spartiacque principale della catena alpina, fra le valli Gesso, Vésubie e Gordolàsque. Dalla sua bifida sommità (la Cima Nord, la più elevata, si trova proprio sul confine, mentre la Cima Sud, 3138 m, è interamente francese) si può godere di uno dei migliori panorami delle Alpi Sud-Occidentali: nelle giornate eccezionalmente limpide, lo sguardo abbraccia in sol colpo i ghiacciai del Rosa e i rilievi corsi. 

Il Gelàs presenta un esteso versante settentrionale, dove si annidano tre piccoli ghiacciai e numerosi altri glacio-nevai: questa caratteristica, piuttosto insolita a latitudini così basse, è alla base del toponimo provenzale "gelàs", cioè "ghiacciato". E sempre a questa caratteristica, nonostante negli ultimi anni di riscaldamento globale i ghiacciai si siano ritirati sensibilmente, è riferito il soprannome di "Monte Bianco delle Marittime" appioppato al Gelàs dagli alpinisti nizzardi. 

Il piccolo pensile Ghiacciaio della Maura, annidato in un alto circo sulla parete Nord-Ovest, è oggi declassato a glacio-nevaio; il Ghiacciaio della Siula (o del Lago Bianco), il più corposo del settore, è oggi confinato in quello che una volta era il suo bacino superiore, tra le cime Chafrion e Borello; il Ghiacciaio Nord-Est del Gelàs (o Ghiacciaio della Maledìa), che è stato anch’esso declassato a glacio-nevaio, occupa invece la piccola conca fra la Cima Borello ed il Passo della Maledìa, dove giace il piccolo Laghetto della Maledìa. 

Il Gelàs è stato per lungo tempo creduto la cima più elevata del settore: solo il 17 luglio 1864, in occasione della prima ascensione, partendo da Madone de Fénestre, ad opera del conte Paolo Ballada di Saint Robert, del cav. Giacomo Ballada di Saint Robert e dell’avv. Carlo Meynardi, con le guide G.B. Abbà e A. Audisio, la comitiva si rese conto che esisteva un gruppo di cime a nord-ovest che erano nettamente più elevate del Gelàs. Cime di cui non erano sicuri neppure del nome, visto che la carta sarda le individuava come "Rocca dell’Argentèra", ma a valle non si era a conoscenza dell’esistenza di montagne con un tal nome: e solo con un’ipotesi il gruppo identificò queste cime con la montagna chiamata "la Stella" dai bagnanti delle Terme di Valdieri! 

La via normale italiana al Monte Gelàs, che ne percorre l’impervio versante Nord-Ovest, è un itinerario generalmente poco impegnativo, ma di difficoltà molto variabili a seconda delle condizioni: ad inizio stagione, con il Canale di Saint Robert ed i tratti detritici completamente innevati, diventa più impegnativa ma anche più piacevole ed interessante, mentre a settembre risulta una facile ma faticosa salita in gran parte per immensi macereti e infinite colate di detriti.

 

PUNTO DI PARTENZA

Rifugio Soria-Ellena al Praièt (1841 m), raggiungibile da San Giacomo d’Entracque (Valle Gesso) in h 1,45

Per i particolari dell’accesso, vedi itinerario Al Piano del Praièt.

 

AVVICINAMENTO

Dal rifugio si segue l’itinerario Al Lago della Maura fino a raggiungere il bivio (quota 2400 m circa) per il vicino lago: trascurando la traccia che vi si dirige a sinistra (indicazione e segni gialli), si prosegue lungo la ben tracciata mulattiera diretta alla Pera de Fener ed al Passaggio dei Ghiacciai del Gelàs, per toccare poco più in alto una lapide a memoria di un alpinista, presso la quale stacca a destra la traccia diretta alla Forcella Roccati (h 1,30 dal rifugio).

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si abbandona dunque la mulattiera principale per seguire a destra la diramazione che si inoltra fra le grandi colate detritiche discendenti dalla Cresta della Maura: dopo aver traversato in direzione della base del canalino di sfasciumi che fa capo all’evidente bifida forcella, la mulattiera, a tratti in frana, sale con ripide serpentine fra grossi massi e detriti fin dove il canalino si sdoppia: trascurando il ripido canale-camino di destra, si risale quello di sinistra e, per sfasciumi e grossi blocchi, si tocca lo stretto intaglio roccioso della Forcella Roccati (2600 m, h 0,30 dal bivio), incisa fra l’omonima punta e la cresta nord-occidentale del Gelàs. Bellissima vista sulla sottostante Gorgia della Maura, appena risalita, con l’omonimo piccolo laghetto e, oltre la costiera Fenestrelle-Ciamberline, sulla Serra dell’Argentèra. Sull’opposto versante della forcella invece appare l’ampia conca detritica alla testata della Gorgia delle Vallette, dove giace il Nevaio Inferiore Nord-Ovest del Gelàs: proprio di fronte, la sponda opposta della conca è incisa dall’evidente Canale di Saint Robert, innevato fino a stagione inoltrata, che fa capo al Colletto di Saint Robert, fra la Cima di Saint Robert a destra e la cresta Ovest del Gelàs a sinistra. 

Si scende dunque dalla parte opposta della forcella per una ripida traccia fra gli sfasciumi (bolli rossi) e si giunge in breve sul fondo della conca occupata dal nevaio: a monte questa è sbarrata da una verticale bastionata rocciosa, che sorregge il soprastante Nevaio Superiore Nord-Ovest del Gelàs. Si attraversa la conca mantenendosi lungo margine inferiore della placca nevosa che, specie verso fine stagione, fa affiorare il ghiaccio vivo, e si giunge al conoide di sfasciumi che costituisce la parte inferiore del Canale di Saint Robert

Seguendo sempre i bolli rossi, si inizia la risalita del canale, per detriti e sfasciumi straordinariamente friabili (attenzione!). Con faticoso percorso si raggiunge una evidente strozzatura rocciosa: una freccia rossa sulla destra indica il punto dove abbandonare temporaneamente il canale per aggirare il breve salto, lungo un sistema di cengette e canalini secondari agevoli ma sempre molto friabili. Ritornati nell’ampio canalone, si risale il tratto forse più delicato dell’intero percorso, per detriti instabili ed eccezionalmente friabili, fino a raggiungere il margine di una piccola conca che interrompe la continuità del canale, prima che questo prosegua in alto in direzione dell’ormai non molto lontano Colletto di Saint Robert. La conca è sbarrata a valle da una piccola cordonata morenica, che consente spesso il mantenimento di una placca nevosa fino a tarda stagione. 

Abbandonando il canale, che più in alto si restringe nuovamente ed è ostruito da un masso incastrato, ed ignorando il bolli rossi che proseguono in direzione del Colletto di Saint Robert, si percorre la piccola cordonata morenica verso sinistra fino alla base di uno stretto canalino che incide la sponda destra orografica del canale principale (2780 m, h 0,30 dalla Forcella Roccati): qui si rinviene un’evidente serie di ometti, che d’ora in poi daranno la dirittura della salita. 

Si attacca il breve canalino, che si supera per detriti e facili roccette, fino ad uscire nell’ampia conca superiore. Oltre un inaspettato campo di cardi selvatici, singolare "zona verde" in questo mondo di pietre e rocce, si prosegue la salita seguendo gli utili ed evidenti ometti, fra apparentemente sterminate distese di detriti. Obliquando prima a destra e poi a sinistra, si supera una bastionata e si raggiunge il margine della selvaggia conca sospesa che racchiude il Nevaio Superiore Nord-Ovest del Gelàs, che si contorna dall’alto. Proseguendo la risalita degli immensi campi di detriti, si accosta lentamente, verso destra, uno sperone secondario della cresta Ovest del Gelàs, ormai in vista della piramidale Anticima Nord-Ovest che anticipa la vetta. 

Tagliando con diagonale ascendente la base dello sperone, per placche e cenge (qualche passo di grado) sempre seguendo gli ometti si giunge nei pressi del filo dello sperone, che si raggiunge rimontando facili roccette interrotte da gradini rocciosi (I°, I°+). Usciti sul filo dello sperone in corrispondenza del punto in cui questo si salda alla cresta Ovest, la vista si apre spettacolare sull’opposto versante (Vallée de la Vésubie) dove occhieggiano i pittoreschi Lacs Mort, Blanc e Balour e dove appare, nel fondovalle, il Santuario della Madone de Fénestre con i fabbricati dell’omonimo rifugio. La Cima di Saint Robert è già considerevolmente sotto di noi! 

Non rimane ora che seguire il filo del lungo e comodo crestone, per detriti e facili roccette: in corrispondenza dell’inizio di un repulsivo canalone detritico, racchiuso fra la parte superiore della cresta Ovest e l’Anticima Nord-Ovest, la cresta inizia ad aumentare di pendenza. Raggiunto un primo comodo terrazzino, si deve superare una breve placca di roccia chiara (meglio sulla sinistra, dove la roccia è più articolata, II°), quindi si prosegue per roccette sempre di un certo impegno (I°+, II°) fino ad un nuovo comodo ripiano, alla base della liscia placconata finale: a sinistra, sulla sponda opposta del canale, si notano una lapide ed una sosta di calata attrezzata. Si attacca la placca soprastante, appoggiata ma liscia, per l’evidente fessura a sinistra e, senza eccessive difficoltà (II°) se ne raggiunge la sommità (30 m circa), in corrispondenza di un aereo colletto che si affaccia sul versante Nord della cima principale, di cui appare in alto la croce

Tagliando il ripidissimo versante per una aerea cengia (ometti) si raggiunge l’erto pendio di sfasciumi che, in breve, consente di raggiungere la spaziosa sommità della Cima Nord del Monte Gelàs (3143 m, h 1,45 dal Canale di Saint Robèrt, h 4,15 totali), dove sorgono una croce di ferro (libro di vetta) e, verso nord, una artistica statua lignea della Madonna. Panorama circolare veramente mozzafiato: verso sud, oltre un profondo intaglio, sorge la vicina cima meridionale, di quota di poco inferiore, mentre ad est appare l’ampia conca alla testata della Vallée de la Gordolàsque, sede del grande Lac Long. Oltre il lago dominano le imponenti vette della Cima della Maledìa e del Monte Clapiér, ai cui piedi appaiono i piccoli omonimi laghi, mentre sullo sfondo si riconoscono agevolmente il Mont Bégo ed il bifido Mont Chemineyés, sullo spartiacque con la Valmàsque. Dalla parte opposta, verso Sud-Ovest, il lungo Vallon de la Madone isola il massiccio Mont Ponsét ed il Mont Néiglier, con i fabbricati di Madone de Fénestre sul fondo del solco. Più a destra, oltre la turrita Cima di Saint Robèrt, la massiccia Cime de l’Agnelliére, poi tutto il complesso del Cougourde e, alle sue spalle, la ciclopica Serra dell’Argentèra, con l’Asta, l’Oriol e le via via più modeste elevazioni fino alle colline piemontesi. Più lontano svetta il Monviso e, oltre la pianura, il Cervino ed i ghiacciai del Rosa. Ancora verso Sud, nelle giornate particolarmente limpide, appaiono il Golfo di Antibes e la costa di Nizza e, all’orizzonte, i profili dei monti corsi.

 

Discesa: per la stessa via in h 2,45.

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa (esclusi l'accesso e la discesa dal rifugio)

DISLIVELLO

1400 m circa (escluso l'accesso al rifugio)

DIFFICOLTA’

F+ (alcuni passi di II°)

MATERIALE UTILE

casco obbligatorio, ramponi e piccozza a seconda delle condizioni

ULTIMO SOPRALLUOGO

13 settembre 2011

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Salita lunga e faticosa ad uno dei punti panoramici più spettacolari delle Alpi Marittime. Le difficoltà sono molto variabili, in funzione delle condizioni: con neve la salita è più impegnativa, ma anche più varia e meno faticosa. Nell’ultimo tratto, lungo la cresta, si incontra qualche isolato passo di II° grado che richiede comunque attenzione. Consigliata.