Trascurata
la prosecuzione della rotabile, verso sinistra, diretta ai Valloni Assedras
e Balma
Ghiliè, si prende la mulattiera che, a destra, attraversa il
rio su un ponticello e percorre tutto il ripiano, in direzione dello
sbocco del Vallone di Ciriegia.
La
mulattiera, dal tracciato molto intelligente, non è mai troppo ripida
mentre, con frequenti tornantini, risale l'erto pendio ricoperto di
ontani e rododendri: ad un primo bivio (paline), si trascura un ripido
sentierino a destra diretto ai Laghi di Fremamorta ed una traccia a
sinistra che scende a raggiungere il vicino Rifugio
Regina Elena, e si continua lungo la mulattiera
principale. Al tornante successivo si trascura la prosecuzione della
mulattiera diretta al Colle di Ciriegia per prendere la diramazione di
destra (paline): questa prosegue a salire con
ampi tornanti di moderata pendenza sul fianco sinistro
idrografico del Vallone della Casa. Con qualche tratto un po’ rovinato
dalle acque scorrenti, la mulattiera guadagna quota con belle vedute
sull’opposto versante della valle, dove troneggiano l’Argentéra e
la Cima di Nasta. A quota 2025 circa, quando la mulattiera traversa
decisamente verso destra (Nord), la si abbandona in
corrispondenza di una lingua di pietrame: il punto migliore
è caratterizzato da un tronco di larice secco a monte della mulattiera
e da un evidente scola per l’acqua perfettamente lastricato (h
0,40 circa dal Pian della Casa).
Lasciata
quindi la mulattiera per i Laghi di Fremamorta, si
rimonta la lingua di pietrame tendendo gradualmente a sinistra:
aggirata la base del soprastante sperone di erba e lastroni, si traversa
quindi a sinistra entrando nell’impluvio del selvaggio Vallone
della Culatta, racchiuso fra i contrafforti delle cime
Est e Ovest di Pagarì di Salése. Tagliando in salita sulla sinistra
idrografica del vallone per erba e lastroni si giunge alla
base di un’alta bastionata rocciosa incisa da cenge e rampe
erbose, e solcata da un piccolo rio che forma numerose cascatelle. Si può
evitare la bastionata risalendo un ripido pendio di erba e pietrame
sulla sinistra, oppure con
divertente arrampicata (passi non obbligati di I°
e II°) si può risalire
la bastionata direttamente al centro, sfiorando bellissime
placche e rocce montonate modellate dagli antichi ghiacciai.
Superata la bastionata, si risale un
breve dosso di erba e massi che conduce nella comba superiore
del vallone, ormai in vista delle verticali
paretine rocciose che sorreggono il valico del Colle di Pagarì di Salése.
Risalendo l’ultima ripida ma breve pietraia, non ci si dirige in
corrispondenza del valico (da cui scende un orrido e verticale
canale-camino impraticabile), ma si punta circa 200 metri verso destra,
verso una zona di rocce articolate che appaiono più abbordabili. Giunti
presso la
base delle rocce (h
1,50 da dove si abbandona la mulattiera), si notano alcuni
resti di muri a secco che sorreggevano i tornanti di un
antico, arditissimo sentiero utilizzato dai contrabbandieri con lo scopo
di evitare il controllatissimo (e “gabellatissimo”) Colle di
Ciriegia. Questo sentiero, tagliando le pareti fra esposti dirupi,
consentiva attraverso una serie di cenge in parte scavate
artificialmente di raggiungere comodamente il soprastante Colle di Pagarì
di Salése. Oggi il tratto centrale del sentiero è crollato, per cui il
percorso, pur attrezzato con un lungo cavetto d’acciaio, si presenta
delicato ed esposto, con alcuni passi non banali.
Dalla base si
sale quindi per facili roccette (tracce di passaggio, resti
di muri) per una ventina di metri, fino ad una cengia erbosa
orizzontale. Si segue la cengia verso sinistra, dapprima in piano, poi
in salita diagonale, in
ambiente via via più orrido ed esposto. Aggirato uno spigolo
verticale, la cengia termina improvvisamente contro una parete rocciosa:
si nota quindi il cavetto di acciaio, saldamente
ancorato, che indica il percorso da seguire. Si supera subito
un esposto gradino di circa 2 metri, appigliato e attrezzato ma che
butta un po’ all’infuori: si esce su una minuscola ed espostissima
cengetta, che obbliga ad un breve “passo del gatto” per circa 1
metro. Il
cavetto porta quindi ad attraversare un caminetto con una
breve spaccata, quindi si rimonta un risalto articolato per circa 3
metri fino ad un comodo pianerottolo (quello appena descritto è il
tratto più impegnativo del percorso, interamente attrezzato ma
valutabile F+/PD- a seconda
delle condizioni). Da qui si riprende la cengia, inizialmente quasi una
cornice, poi via
via più ampia, ma sempre in grande esposizione: superato
un risalto e aggirato un
nuovo spigolo, dove ricompare un muretto a secco a sorreggere
la traccia di sentiero (attenzione all’esposizione!), si continua in
diagonale per
l’esposta cengia in lieve salita e, superando alcuni punti
franati che richiedono molta cautela, si esce infine alla stretta
incisione petrosa del Colle di Pagarì di Salése (2539 m, h 0,30 dalla base della parete, cippo
di confine Italia-Francia). La vista si apre anche sul versante
francese, con l’ampia conca detritica alla testata del selvaggio Vallon
de Naucettes (vedi anche itinerario Cime
de Rogué), sede di una piccola pozza.
Volgendo a
destra, si aggira un breve risalto e, rimontando faticosamente la
cresta costituita da grossi blocchi, si sale fino alla
comoda sommità della Cima
Ovest di Pagarì di Salése (2675 m, h
0,35 dal colle, vedi anche itinerario Cresta
di Pagarì di Salése – Traversata integrale): sulla cima e
lungo il percorso di cresta si incontrano numerose postazioni di caccia
delimitate da muretti a secco. Bellissima veduta sulla Serra
dell’Argentéra, sul Monte Matto e, sul lato francese, sulla
massiccia Cime de Roguè affiancata dall’arditissimo
torrione del Cayre Roguè. Nella comba detritica alla testata del
sottostante Vallon Clapeirets occhieggiano
numerosi piccoli laghetti (Lacs
de Fremamorte o Clapeirets).
Da qui,
volendo, si può scendere velocemente e con facilità alla sottostante Baisse de Roguè e, per traccia e poi mulattiera, scendere e
risalire al Colle di Fremamorta. Si può però evitare di perdere troppa
quota, e dover poi faticosamente risalire, mantenendosi più in alto,
nei pressi del crinale spartiacque: si tratta di un percorso leggermente
più impegnativo, ma certamente consigliabile e meno lungo e faticoso.
Si scende
dunque lungo la cresta Nord della cima, per
grossi massi e piccoli salti (passi esposti di I°/I°+).
Quando è possibile si lascia il filo per scendere un poco verso
sinistra (lato francese) lungo tracce di passaggio per erba, massi e
roccette. Traversando con attenzione ma facilmente si aggirano alcuni
speroni rocciosi e, sempre
seguendo evidenti tracce, si giunge all’ampia insellatura
rocciosa della Bréche de Pagarì
(2561 m, h
0,35 dalla cima): percorsa la sella per roccette, sul lato
opposto si rinviene un
vecchio bunker militare mimetizzato nel terreno.
In
corrispondenza del bunker parte una traccia in leggera salita che
traversa alla base delle pareti rocciose della Quota
2625 e, con comodo ed evidente percorso, va ad intercettare
all’altezza delle ultime svolte la mulattiera che sale
all’insellatura del Colle di
Fremamorta (intaglio orientale, 2604 m, h
0,20 dalla Bréche de
Pagarì). Si apre bellissima la
vista sulla conca sospesa di Fremamorta, con gli omonimi
laghi allineati ai piedi delle Teste di Bresses. A sinistra, ai piedi
del testone sommitale della Cima
di Fremamorta, si
apre l’insellatura occidentale del valico, sorvegliata da
una lunga casermetta.
Si
scende ora con la comoda mulattiera ritornando in Italia: con numerosi
tornanti si guadagna il dosso che chiude a valle la conca del piccolo Lago
del Colle di Fremamorta. Con un tratto pianeggiante si giunge ad un
bivio (paline): trascurata la prosecuzione della mulattiera diretta agli
altri laghi ed al Bivacco
Guiglia, si prende il ramo di destra, che inizia a
perdere quota con decisione lungo il pendio detritico. Con numerosissima
serie di stretti tornanti la mulattiera scende alla testata di un
selvaggio vallonetto, quindi dopo un tratto rettilineo riprende a
scendere a tornanti lungo un costone erboso con radi larici, fino a
ritrovare la mulattiera che unisce il Pian della Casa con i Laghi di
Fremamorta (paline). Seguendola verso destra, si scende con ampi
tornanti poco pendenti fino alla piccola lingua di pietrame dove la si
era abbandonata al mattino: seguendo quindi il percorso già effettuato
all’andata, si ritorna al Pian della Casa (h
1,40 dal Colle di Fremamorta).