In Val Vièzzena

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO INVERNALE - DOLOMITI (GRUPPO DI BOCCHE)

SCHEDA N. 9

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE (IN VESTE ESTIVA)

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Si risale la valle fino a Predazzo (1011 m, 37 km da Egna-Ora), dove si svolta a destra per risalire la pittoresca Val Travignolo fino a Bellamonte (1372 m, 6 km da Predazzo).

b) Da Pian di Vedoia (uscita della A27 Mestre-Belluno) si raggiunge Belluno e poi Feltre (42 km da Pian di Vedoia), da dove si risale interamente la lunga Val Cismon fino al Passo Rolle (56 km da Feltre). Si scende quindi in Val Travignolo fino a Bellamonte (1372 m, 15 km dal Passo Rolle).

 

Poco prima di arrivare al paese (poco dopo il paese, se si proviene dal Passo Rolle) si incontra lungo la strada l’Hotel Zaluna: a monte dell'albergo, dopo due tornanti, si scorgono le indicazioni dell’attacco del sentiero.

 

ITINERARIO

Arrivati al punto di attacco del sentiero (esigua piazzola per parcheggiare la macchina), si seguono le indicazioni per il "Monte Mulàt" e per la "Cima Viezzena", incamminandosi per una carrareccia che, con pendenza sempre sostenuta e costante, conduce fino ad un primo bivio. 

Qui, abbandonata la stradina che prosegue dritta (vedi anche itinerario Traversata della Val Viezzena), si devia sulla sinistra e si risale il fianco erboso della montagna; si seguono le indicazioni per il "Mulàt", su sentiero sempre ben segnato, fino a raggiungere un’ampia spianata dove trova posto il Baito delle Vacche. Si tratta di una piccola baita, ovviamente in legno, che però non so se sia pubblica come molte altre in valle; passandoci, l’abbiamo trovata abitata da tre indigeni per nulla socievoli, che anzi si sono mostrati parecchio infastiditi dalla nostra presenza. 

Prendendo quindi velocemente il largo dal poco accogliente riparo, abbiamo appena avuto il tempo di notare i cartelli indicatori posti proprio sulle pareti del baito stesso: a sinistra verso il vicino Monte Mulàt e a destra verso la Cima Viezzena. Dirigendoci quindi verso destra, la segnaletica ha cominciato a mostrare le prime deficienze; a onor del vero, però, non so se si trattasse di reale carenza di segni o se gli stessi, debitamente presenti, fossero in realtà ancora sepolti sotto la neve. Sia come sia, un poco andando a naso e un poco aiutati dalla facilità dell’orientamento, abbiamo costeggiato il crinale della Costa di Viezzena, rimanendo appena un poco più bassi sul lato verso Bellamonte. Puntando ad un marcato intaglio nella cresta, siamo giunti a ritrovare i labili segnali, spingendoci poi su una sorta di pulpito panoramico a picco sulla sottostante Valle di Fassa da un lato e sulla Val Viezzena dall’altro. 

Tornati brevemente sui nostri passi e ripreso il cammino, tracce e segnavia sono magicamente riapparsi, guidandoci fino a che il sentiero non ha piegato decisamente a sinistra e verso l’alto con l’obiettivo di raggiungere la Cima Viezzena. Considerate le condizioni del terreno (neve marcia, scivolosa e ancora abbastanza abbondante), abbiamo optato per continuare a costeggiare il fianco della montagna puntando verso un’evidente croce metallica, direzione verso cui pareva puntare anche una ben visibile traccia che, anche se parecchio esigua e totalmente priva di segnaletica, ci ha condotto effettivamente prima a ricongiungerci col sentiero segnato e poi effettivamente alla croce in località “Le Pezze”. Da qui, a picco sull’abitato di Bellamonte, la vista spazia sul Lago di Paneveggio, sulle Pale di San Martino oltre che sul Lagorai, Bocche ecc. 

Dalla croce siamo risaliti brevemente su un piccolo rilievo posto sulla destra e da qui, fuori traccia e lungo il crinale erboso, abbiamo cominciato a scendere di quota con l’intenzione di ricongiungerci in un modo o nell’altro con la mulattiera percorsa all’inizio dell’escursione. Giunti al limitare del bosco, ci siamo imbattuti in due paletti segnaletici dal significato ancora avvolto nel più totale mistero ed abbiamo dunque proseguito sempre sul crinale fino a che non abbiamo incrociato una traccia segnata che, attraverso un bellissimo e rado bosco di larici, ci ha ricondotti sulla carrareccia di fondovalle all’altezza del primo bivio trovato lungo il percorso di andata.

 

TEMPO TOTALE

h 5,00 circa

DISLIVELLO

1200 m circa 

DIFFICOLTA’

E allenati 

ULTIMO SOPRALLUOGO

marzo 2005 

PERIODO CONSIGLIATO

marzo - aprile

COMMENTI

Itinerario non eccessivamente lungo o difficile, che però si snoda su un percorso che non sempre risulta ben segnato, anche se non vi sono assolutamente mai problemi di orientamento. La zona è poco frequentata, anche se probabilmente la carenza di umani era dovuta alla stagione non ancora propriamente primaverile; in ogni caso la valle è davvero bella, profonda, contornata da facili pendii erbosi, che, una volta risaliti offrono scorci panoramici notevoli tanto sul versante fassano che su quello fiemmazzo.