Si prosegue sulla destra
sempre su carrareccia per sbucare dopo pochissimo nel vasto pratone che
dà accesso alla Malga Valmaggiore (1608 m).
Qui
si imbocca una sterrata che risale le pendici boscose
della Busa degli Slavàzzi proprio dietro la malga stessa; a tratti si
procede su sentiero mentre altrove emergono
i resti di un vecchio lastricato militare. Si guadagna progressivamente
quota senza che la pendenza diventi mai eccessivamente faticosa, fino a
che si perviene alla conca in cui si trovano lo Stallone di Morègna
(con baito aperto, 2081 m) e, un poco più in basso, l’omonimo
Lago di Morègna. Attorno pascolano mucche e cavalli.
Oltre il lago il sentiero, ora chiaramente riconoscibile
come vecchia strada militare, compie qualche tornante per risalire il
costone erboso sovrastante il lago stesso; magnifiche vedute sulla
malga, sui verdi
pendii del Lusia e sulle pittoresche rocce del Catinaccio
e del Sassolungo.
Superata poi una prima deviazione, che consentirebbe di raggiungere il Bivacco
Paolo e Nicola con percorso più diretto, il sentiero spiana alquanto
nel momento in cui traversa in costa la conca soprastante il Lago delle
Trote (raggiungibile con una breve digressione), panoramicamente
aperta sopra Predazzo
e verso i rocciosi pinnacoli del Latemar.
Qui bisogna piegare a sinistra (dritti si proseguirebbe per Forcella Coldosè
e il Rifugio Cauriol in
Val Sàdole, vedi itinerario Monte
Cadinòn) e imboccare il
sentierino che risale un valloncello
ove si trova il bellissimo Lago
Brutto (2207 m), incassato in una conca glaciale tra le pendici
della Cima di Morègna e del Coltoròndo. Si costeggia il lago
sul suo fianco sinistro e si risale per una pietraia la testata della
valle fino a giungere alla Forcella di Morègna (2397 m). Da qui vi è
la possibilità di salire facilmente sia alla Cima di Morègna, sia sul
Coltoròndo.
La prima si raggiunge con un breve sentierino non segnato e poco marcato,
seppur abbastanza evidente: dalla forcella ci si porta verso un evidente
dosso erboso salendo lungo una sorta di canalino terroso, quindi ci si
sposta un poco più sulla sinistra, ma sempre rimanendo sul versante che si
affaccia sul sottostante Lago Brutto, fino ad arrivare sotto alle
roccette di una sorta di anticima. Si gira loro intorno, cambiando versante,
e si scavalca una piccola ed esile forcelletta. Da qui si torna nuovamente
sui declivi verso il lago e in breve si è sulla Cima di Morègna (2517 m, croce di
vetta e bella
vista sui tre sottostanti laghi).
Ridiscesi alla forcella, proprio dinanzi alla tabella che ne indica la
quota, si nota un sentierino che risale il fianco del Coltoròndo:
seguendo la traccia, si arriva ad una sorta di forcellone di cresta (resti
di trincee), ove la traccia sembra sparire. Bisogna scendere leggermente
fino ad imboccare un evidente sentiero di guerra, con tratti ancora
lastricati, e da qui riprendere la salita seguendo ometti e bolli rossi. In
breve si è sulla panoramica cima del Coltoròndo (2530 m, libro di vetta), ben affacciata
sul sottostante
lago e da cui si gode una bella vista di infilata sulle vicine
cime del Lagorài.
Scesi di nuovo alla forcella, si imbocca nuovamente il sentiero segnato
scendendo la bella valletta posta sull’altro lato della forcella; sul
fondo di questa quasi ci si perde, tanto numerosi sono i sentieri e le
mulattiere di guerra che qui confluiscono. Seguendo comunque i segni
rossi, si raggiunge il bivio
col sentiero n° 349
b (quello proveniente in maniera più diretta dal Lago
di Morègna) e si prosegue lungo un'ampia mulattiera militare ancora
ben lastricata tagliando
in costa le pendici della Cima di Valbona. Quando il
sentiero giunge nei pressi della Forcella di Valbona, occorre
abbandonarlo per imboccare una traccetta ex militare (ometti e sbiaditi
segni bianco-rossi) che sale brevemente alla forcella.
Da qui, sulla
sinistra, si attacca il fianco della Cima di Valmaggiore seguendo
radi ometti e tracce di passaggio, e rimanendo sempre più o meno sul filo
della cresta sud.
Si giunge
così sulla rocciosa sommità della Cima di
Valmaggiore (2479 m), segnalata da
un rudimentale paletto, e si procede per il crinale, ora largo ed
erboso, verso il sottostante Bivacco Paolo e Nicola. Al
termine della cresta, seguendo qualche vaga traccia, ci si cala ad un
intaglio di cresta e si comincia a scendere un canalino terroso fino a
sbucare sulle ghiaie (scomode e molto instabili!) del valloncello
sottostante. Da qui, scendendo al meglio, si punta ad un colletto erboso
su cui sono ben visibili i resti di ricoveri militari; proseguendo lungo
la crestina erbosa si recupera una traccetta che in breve porta al Bivacco
Paolo e Nicola (2173 m).
Da qui si imbocca nuovamente la traccia segnata che scende verso la Valmaggiore,
si supera la deviazione verso la Forcella di Morègna (tabelle) e si
giunge sul fondo del bel
valloncello dove, al limitare del bosco, si trova il pittoresco Laghetto
di Valmaggiore. Entrati nella vegetazione, il sentiero si
trasforma in carrareccia, scendendo con pendenza mai eccessiva verso la Malga
Valmaggiore; superato un rio su un bel ponticello di legno, si esce
sui prati antistanti la malga, mentre sullo sfondo si stagliano le rocciose
pareti del Latemar.
Di
qui, in breve, di nuovo alla macchina.