P. della Vallaccia 2630 m - "Ferrata Gadotti"

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CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 06

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO DELLA MARMOLADA)

SCHEDA N. 4

 

FOTO NOTEVOLI

IL SASS AUT DAI PRESSI DELLA VETTA DEL SASSO DELLE DODICI

LA VETTA DEL SASSO DELLE DODICI, CON UNA PARTE DEL PERCORSO DELLA VIA FERRATA, DAI PRESSI DELLA SOMMITÀ DEL SASS AUT

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita la valle fino a Predazzo, si prosegue lungo la Val di Fassa raggiungendo Pozza di Fassa (54 km da Egna-Ora);

b) Da Bolzano Nord (uscita della A22 del Brennero) si risale interamente la caratteristica Val d'Ega e, attraverso Ponte Nova e Nova Levante, si raggiunge il Passo di Costalunga (1743 m). Da qui si scende in breve a Vigo di Fassa e, proseguendo lungo la Val di Fassa, a Pozza di Fassa (41 km da Bolzano Nord).

Da Pozza si supera l'Avisio e si raggiunge la frazione Mèida, da dove si risale la prima parte della Valle di San Nicolò fino alla Malga al Crocifisso (1522 m). Da qui si segue la diramazione di destra che si inoltra nella pittoresca Valle dei Monzòni, fino ad una sbarra (parcheggio, partenza servizio pulmini per Malga Monzòni).

 

ITINERARIO

Superata la sbarra, ci si incammina sulla strada, a tratti asfaltata, che percorre la pittoresca Valle dei Monzòni; dopo qualche tornante, si prosegue con pendenza più moderata costeggiando una bella forra del torrente, mentre sullo sfondo appare la scura cresta vulcanica dei Monzòni. Lasciato sulla sinistra il sentiero 640 (h 0,25), che attraversa un ponticello e porterebbe al Lagusèl, si continua sulla strada principale, fino a raggiungere una zona prativa dove, in alto sulla destra, sorge la Baita Monzòni (1792 m), che si raggiunge con breve salita (h 0,15 dal bivio precedente). Vista ampliata sulla Cresta dei Rizzòni (2646 m), che sbarra la valle. 

Si prende a questo punto una stradetta che stacca proprio sul lato destro della costruzione (indicazione "Sentiero De Luca") e che si inoltra pianeggiante nella fitta abetaia. Dopo un po', si abbandona la stradetta e si prende sulla sinistra il sentiero 635, che taglia in quota tutto il pendio discendente dall'ardito Sasso delle Undici (2550 m) finchè, giunti ormai in vista dell'angusto solco della Vallaccia, scende con qualche tornante e traversa sotto il vertiginoso spigolo della Torre della Vallaccia (2514 m) fino a congiungersi con il sentiero 615 che percorre sul fondo tutta la Vallaccia (h 1,00 dalla Baita Monzòni). 

Tra quinte di roccia incombenti, si continua a risalire la valle fino ad una placca rocciosa inclinata, che si supera da sinistra a destra grazie alla corda metallica (facile); appare alla vista, su un poggio erboso, la rossa sagoma del Bivacco Zeni, che si raggiunge con un'ultima breve salita (2100 m, h 0,20 dal bivio precedente). Bella veduta sulla testata della Vallaccia, con la Punta della Vallaccia (2630 m), la Mezza Luna (2623 m) e il Sass de Stèngia (2546 m); sul versante della valle opposto al bivacco, è il poderoso paretone del Sasso delle Undici (2550 m). A sinistra della Punta della Vallaccia, alla testata dell'avvallamento, si nota il ripido canalone che sale alla Forcella della Vallaccia.

A questo punto, risalendo brevemente i prati alle spalle del bivacco, si raggiunge la base delle rocce e, quindi, l'attacco della "Via Ferrata Franco Gadotti" (2150 m circa): si supera subito un gradino roccioso da destra a sinistra (corda fissa), e si procede poi con una traversata orizzontale verso destra dove l'unico appoggio per i piedi sono i pioli metallici infissi nella parete (punto più esposto della ferrata, anche se non tecnicamente difficile). Si raggiunge così un ripiano erboso, da dove si risale un corto caminetto che immette su di un nuovo pendio erboso (bella vista sul Bivacco Zeni e il Sasso delle Undici), questa volta molto ampio, che la traccia risale interamente con una serie di ripidi tornanti (tratto piuttosto faticoso); risalito infine un breve canalino detritico, si raggiunge una stretta forcelletta aperta tra il fianco della montagna ed un roccione staccato, da cui ci si affaccia su di un esteso circo detritico. 

Si traversa detto circo mantenendosi rasenti alle rocce della parte superiore (corda) per risalire poi su di uno sperone roccioso da cui appare la prima vetta da raggiungere: il Sasso delle Dodici (2446 m). Traversando in piano ripidi prati, si raggiunge la sella erbosa che congiunge questa cima al Sass Aut (2555 m); una breve deviazione verso destra permette di toccare la vetta del Sasso delle Dodici (croce di ferro, h 1,30 dall'attacco della ferrata). Eccezionale panorama su tutta la Val di Fassa, su Catinaccio, Sassolungo, Sella, Marmolada, Latemar e sugli abitati di Vigo e Pozza di Fassa, che si sovrastano direttamente. 

Tornati alla sella erbosa, alcuni cartelli indicano due possibilità: o discendere dalla parte opposta per un sentiero (un po' esposto nei primi metri, poi elementare) che, attraverso splendidi boschi, porta fino a San Giovanni di Fassa (frazione di Vigo di Fassa, h 2,00 dalla cima), oppure proseguire per il sentiero attrezzato, opportunità sicuramente più consigliabile, condizioni fisiche e meteorologiche permettendo. 

Seguendo la traccia segnalata, si raggiunge la base delle rocce del Sass Aut, ben evidente già dalla sella erbosa, e per un sistema di cenge e canalini, sempre aiutati dalle corde metalliche (facile), si tocca in breve un ampio ed insospettato altopiano prativo, che non è altro che il plateau sommitale del Sass Aut: con breve salita sulla destra, si giunge alla vetta vera e propria del Sass Aut (2555 m, h 0,45 dalla sella erbosa). Curiosa veduta dall'alto sul Sasso delle Dodici e, in secondo piano, del Gruppo del Catinaccio; belle vedute anche sul Gruppo della Marmolada. 

Tornati sul sentiero, lo si segue fino al margine Sud-Occidentale del ripiano prativo, dov'è l'unico punto debole per ridiscendere a valle: un erto ed incassato canalone che taglia tutto il fianco della montagna fino alle ghiaie basali, che si discende con attenzione (funi). Circa a metà altezza, un immenso masso incastrato ostruisce il canalone; il tracciato passa sotto detto masso ("Bus del Diàol"), dopo di che, con passaggio originale ed ardito, ci si cala da un salto di tre o quattro metri (pioli di ferro, passaggio più impressionante che difficile perchè percorso in discesa) di nuovo sul fondo del canale

Giunti alla fine del solco, il sentiero si innalza sulle roccette di sinistra, e si distende su di un altopiano detritico rasentando le pareti del Sass de Stèngia e della Mezza Luna; un'ultima salitella permette di raggiungere la bella Forcella Barànchie (2528 m, h 1,00 dal Sass Aut), aperta tra la Mezza Luna ed il Sass de la Giòna. Sull'altro versante si annida la solitaria Busa di Barànchie, bella conca prativa ai piedi della Punta della Vallaccia. 

Il sentiero, inoltratosi nella conca, risale poi un ripidissimo canalino detritico sulla sinistra che sbuca su una forcelletta di cresta a breve distanza dalla vetta della Punta della Vallaccia, che si raggiunge velocemente (2630 m, h 0,45 dalla Forcella Barànchie). Meraviglioso panorama a 360 gradi! 

Tornati alla forcelletta, si scende per tracce sulla linea di cresta (ci si mantiene sulla sinistra, versante Valle dei Monzòni), fino all'ampia sella erbosa della Costella (2529 m), valico che mette in comunicazione l'alta Valle dei Monzòni con la bassa Valle di San Pellegrino. La Costella è raggiungibile anche direttamente dalla Busa di Barànchie traversando brevemente per ghiaie e tralasciando l'ascesa alla Punta della Vallaccia. 

Dalla Costella, bella veduta sui sottostanti ripiani prativi di Gardeccia (Monzòni) e sul Sasso delle Undici, di cui è riconoscibile sia il precipite versante Ovest, sia i dolci pendii erbosi di quello Est. Si discendono ora per sentiero gli splendidi prati di Gardeccia, con bella vista sulla Val delle Selle, fino alla costruzione del Rifugio Vallaccia (2275 m, h 0,30 dalla Punta della Vallaccia). Continuando a scendere, con bella veduta dell'impervia parete della Cima Malinverno  (2626 m, Monzòni) e della triangolare parete Est della Punta della Vallaccia, si entra nel bosco e si giunge sul fondovalle dei Monzòni all'altezza della Malga Monzòni (1862 m, h 0,40 dal rifugio). 

Seguendo ora la carrareccia della Val dei Monzòni, si arriva in breve alla Baita Monzòni e, per il percorso già seguito in salita, al parcheggio (h 0,30 dalla Malga Monzòni). 

 

TEMPO TOTALE

h 5,30 con discesa a San Giovanni, h 7,30 circa l'itinerario completo

DISLIVELLO

800 m circa se si scende a San Giovanni, 1400 m per il giro completo

DIFFICOLTA’

EEA allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

2 luglio 2005

PERIODO CONSIGLIATO

metà giugno - fine settembre 

COMMENTI

Itinerario piuttosto faticoso ma tra i più spettacolari; una volta giunti in quota, si scopre un paesaggio straordinariamente complesso, difficilmente immaginabile osservando il massiccio dal basso. Difficoltà contenute ed ampiezza dei panorami ne fanno una gemma da non perdere. Questo accesso dalla Valle dei Monzòni è senz'altro preferibile rispetto a quello classico dalla Pensione Soldanella (Valle di San Nicolò), in quanto si guadagnano circa 200 m di dislivello e si evita il ripidissimo ghiaione della Forcella della Vallaccia per il rientro a valle.