Via Ferrata dei Campanili del Latemar

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N.B.: ITINERARIO E RELAZIONE A CURA DI ANNA PIERMARTINI

 

CARTINA CONSIGLIATA

Tabacco scala 1:25.000 – Foglio 014

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - DOLOMITI (GRUPPO DEL LATEMAR)

SCHEDA N. 18

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

IL PERCORSO DELLA VIA FERRATA E DEL SENTIERO DI RITORNO VISTI DALLA CIMA DEL FÈUDO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Egna-Ora (uscita della A22 del Brennero) si sale a valicare il Passo di San Lugano, da dove si entra in Val di Fiemme. Risalita la valle fino a Tèsero (992 m, 31 km da Egna-Ora), dove si gira a sinistra lungo la stretta Val di Stava e, trascurata a sinistra una deviazione per il Passo Lavazè, si sale ripidamente per fitti boschi fino ai grandi parcheggi posti davanti alle stazioni di partenza degli impianti sciistici dell'Alpe di Pampeàgo (1757 m, 7,5 km da Tèsero). 

Si prosegue su una comoda rotabile sterrata che, con alcuni tornanti, guadagna ancora un po' di quota, fino alla stazione di partenza di una seggiovia (1847 m, parcheggio): oltre è vietato il transito ai non residenti.

 

ITINERARIO

Dal posteggio si raggiunge il Rifugio Torre di Pisa (h 2,10, vedi itinerario Cima del Fèudo). 

Giunti al rifugio, sempre seguendo le tabelle segnaletiche, si gira dietro la piccola costruzione, si percorre sino al culmine la crestina del Monte Cavignòn (2691 m) quindi, per erto sentierino, ci si cala entro un catino ove troneggia un inclinato (e precario?) pinnacolo di roccia, quella "Torre di Pisa" che dà il nome al rifugio. Sempre in leggera discesa, si prosegue più comodamente attraversando un piccolo nevaio presente anche a stagione inoltrata e, con un brevissimo saliscendi, ci si ritrova nel roccioso, bellissimo e lunare circo del Latemar

Ora la traccia prosegue praticamente in piano traversando da Sud a Nord tutto l'altipiano e rasentandone il margine sinistro: dopo avere costeggiato la base della Cima di Valsorda, ci si porta dapprima appena sotto lo sbocco di Forcella dei Camosci per poi traversare lungamente in direzione della già ben visibile Forcella dei Campanili. Si transita alla base del Corno di Val d'Ega, si oltrepassa rasentandola l'ampia insellatura detta Il Forcellòne, si toccano le ghiaie basali della Cima del Forcellòne e, con percorso rilassante e panoramico, si arriva infine alla selva di guglie e torrioni in mezzo ai quali è aperta la Forcella dei Campanili (2600 m, h 1,00 dal rifugio). Ampio panorama sul sottostante Lago di Carezza, sul vicinissimo Gruppo del Catinaccio e sui verdissimi prati dell'Alpe di Siusi; in secondo piano si intravvedono il Sassopiatto e il massiccio del Sella. 

Qui vi è la tabella d'attacco del "Sentiero Attrezzato dei Campanili del Latemar", via ferrata non eccessivamente difficile e ad andamento quasi pianeggiante che permette di visitare diverse piccole forcellette di cresta e che consente, con una breve deviazione, di raggiungere la vetta del Cimòn del Latemar. Realizzata nel 1981 su iniziativa della S.A.T. di Predazzo, gli infissi sono stati recentissimamente rinnovati e, in alcuni casi, sostituiti, così da rendere il percorso ancora più sicuro. 

Una traccetta segnata con bolli rossi risale il detritico pendio iniziale delle Torri Occidentali fino a portarsi proprio sotto i primi denti rocciosi, ove si trovano anche le primi funi. Risalite una serie di facili roccette, si oltrepassa un primo esilissimo forcellino e si traversa verso destra su una sorta di cengia; più che altro una paretina ove, mancando lo spazio per l'appoggio dei piedi, si procede di aderenza. Gli infissi ben in tiro e ottimamente posizionati, comunque, rendono la progressione assolutamente non problematica. Proseguendo per un sistema di cenge e per tratti di normale sentiero si perviene al primo degli angusti e panoramicissimi intagli di cresta. Affacciandosi sul versante opposto, grande è il contrasto tra le monotonia assolata del pendio di sfasciumi che costituisce il versante meridionale del Latemar e gli ombrosi e repulsivi canaloni che ne costituiscono la parete settentrionale. Superato senza grossi problemi l'intaglio aperto tra la Prima e la Seconda Torre Occidentale, si prosegue sempre alternando tratti attrezzati ad altri privi di infissi in una alternanza di panorami davvero spettacolare, fino a giungere alla più ampia delle incisioni di cresta, la Forcella Diamantìdi, che separa le Torri Occidentali dal Cimòn del Latemar. Oltrepassata la vertiginosa selletta, si traversa ora lungamente e in piano il regolare pendio meridionale della montagna fino al punto in cui, grosso modo sotto la verticale della cima, si scorge più in basso il sentierino proveniente da Forcella Grande e le evidenti tracce di passaggio che collegano i due percorsi. 

Qui si abbandona la traccia segnata per salire verso sinistra (tracce ben marcate ed ometti) il facile pendio di ghiaie che porta sul Cimòn del Latemar (2846 m, h 0,15 dal punto in cui si abbandona il sentiero attrezzato). Bellissimo, circolare e ampio il panorama che abbraccia oltre al vicino Gruppo del Catinaccio e le cime del Latemar stesso, anche i più lontani Sassolungo e Sella oltre che tutto il Lagorài e le Pale di San Martino. 

Scesi dalla vetta e reintercettata la traccia segnata, si prosegue ancora per normale sentiero fino a che, nell'attraversamento di alcune gole e canaloni, ricompaiano gli infissi metallici. Ora in leggera discesa, ci si approssima all'ultima impressionante forcella: le corde fisse portano fino sull'orlo del breve strapiombo, dove una serie di staffe un poco "impressionanti" ma facili, anche se richiedono un qualche sforzo di braccia, depositano sull'esile intaglio. Si risale ora una paretina attrezzata e ben appigliata fino ad un pianerottolo da cui è finalmente visibile la notevole depressione di Forcella Grande con la sagoma del Bivacco Rigatti. Disceso un canale roccioso, si seguono gli infissi attraverso un ultimo costolone e si arriva al termine del percorso attrezzato; da qui, con un breve tratto di sentiero lungo fastidiose ghiaie, si arriva al bivacco (2620 m, h 2,00 da Forcella dei Campanili). 

Dalla forcella ove è situato il bivacco (manca l'acqua nelle vicinanze) si scende dapprima con decisione sul versante della Valsorda quindi, dopo avere attraversato un canalone ricolmo di neve fino a stagione inoltrata (acqua!!!!), si ricomincia a traversare pressochè in piano il fianco meridionale del Latemar. Si cammina con un andamento parallelo a quello del sentiero attrezzato appena percorso utilizzando un sistema di comode cengette poste appena al di sopra dello zoccolo iniziale della montagna. Al termine si scende un poco e si va ad intercettare la traccia proveniente dal Rifugio Torre di Pisa rimanendo appena più bassi della Forcella dei Campanili (h 1,00 dal bivacco). 

Da qui, per il medesimo itinerario di nuovo al rifugio ed a Pampeàgo (h 2,30).

 

TEMPO TOTALE

h 9,00 circa

DISLIVELLO

1300 m circa (400 m la sola ferrata)

DIFFICOLTA’

EE allenati

ULTIMO SOPRALLUOGO

luglio 2010

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Panoramicissimo itinerario, non difficile né eccessivamente faticoso (se effettuato in due giorni, con pernottamento al Rifugio Torre di Pisa), che regala una cavalcata d'alta quota nel selvaggio "circo" del Latemar. Piuttosto affollata la prima parte, decisamente poco frequentato il sentiero attrezzato. Prestare attenzione al lungo avvicinamento al rifugio e alla mancanza di fonti di approvvigionamento d'acqua lungo il percorso.